Ac

ut

9

À sica

Vo tl

\PLC9 et.

À sg j \ vo to Lo

Ratei:

=} uc %

Agia]

REALE ACCADEMIA

SCIENZE, LETTERE E BELLE ARTI

DI PALERMO

LN ) Gi <>

45)

L'ACCADEMIA, di termini del suo Statuto, non si rende garante delle opi- nioni, de sistemi. e delle dottrine comprese ne’ discorsi dei suoî componenti

qui pubblicati.

MANGO DELLEOMATERIE

Indici delle due prime serie degli Atti dell’Accademia.

Magistrato Accademico.

Per il Centenario del trasferimento della Accademia del Buon Gusto, oggi R. Accade- mia di Scienze. Lettere e Belle Arti, nel Palazzo Municipale. Discorsi del Pre- sidente Prot. Vincenzo Di Giovanni e del Segretario Generale Prof. Luigi Sampolo.

CLASSE DI SCIENZE NATURALI ED ESATTE

Logzacoxo PoJero Dorn MicneLe. Sulla morfologia dei Legumi del genere Medicago. Zona T. Latitudine dell'Osservatorio di Palermo. SirpNna Sanri e ALessi Giuseppe. Influenza del disseceamento su taluni Mierorga-

nismi Patogeni. CLASSE DI SCIENZE MORALI E POLITICHE

AnLievo Giuserre. La libera attività personale ed il positivismo. Lioy Pror. Droparo. La mente di P. S. Mancini. Bexzoxi Dorr. Roperro. Esame delle ipotesi ultimamente ideate per determinare

e chiarire il fatto dell’eredità. CLASSE DI LETTERE ED ARTI Di Grovanxi Pror. Vixcexzo Documenti dell’uso del volgare prima del 1000. Prerd Dom. GrusePPE. Di uno stratagemma leggendario di Città assediate in Sicilia. PeLLEGRINI Asrorre. Studii d’Epigratia Fenicia (continwa).

COMMEMORAZIONI

Riccò A. Sulla vita e sulle opere del defunto socio Cav. Prof. Giuseppe Lo Cicero. Crmixo Ina. Gruseppe. Commemorazione di Alfredo Baccarini. CrisapuLii Comm. Ap. Vixcenzo. Giuseppe Bozzo e i suoi tempi.

COMUNICAZIONI

Zoxa T.— Risultati delle osservazioni Meteorologiche eseguite nel R. Osservatorio di Palermo (Valverde) per gli anni 1890-91.

SENI

GES se” ri

INCIDE Gal

DELLE DUE PRIME SERIE DEGLI ATTI DELLA ACCADEMIA

- tende —_—-

PRIMA SERIE SAGGI DI DISSERTAZIONI DELL'ACCADEMIA PALERMITANA DEL BUON GUSTO

Volume I. Palermo MDCCLV. Nella Stamperia dei Ss. Apostoli in piazza Vigliena, presso Pietro Bentivegna.

Saggio sopra la Storia letteraria, e le antiche Accademie di Palermo, e spezialmente dell’origine, istituto e progressi dell’Accademia del Buon Gusto; del Sac. Dott. Dome- nico Schiavo.

Dissertazione I.

Della necessità, e de’ vantaggi delle Leggi Aecademiche; di Domenico Schiavo. Dissertazione II

Delle lessi de’ Siciliani, divisa in tre parti; dell'Avv. Nicolò Gervasi. Dissertazione III.

Delle Università di Sicilia, dell'Avvocato Giuseppe Santacroce. Dissertazione IV.

Sopra un Talismano di rame degli eretici Basiliadi; del Sac. dott. Dom. Schiavo. Dissertazione V.

Sopra un vaso figurato del Museo Martiniano; del P. D. Salvadore Maria di Blasi,

Lettore Cassinese Dissertazione VI.

Sopra due Scifi sugellati dello stesso Museo; del Sac. Dott. Domenico Schiavo.

VII Dissertazione VII.

Intorno all’utilità della Storia naturale, spezialmente di quella di Sicilia; del Dottore Agostino Tetamo.

Dissertazione VIII.

Sopra un vaso figurato rappresentante le Cistefore di Cerere; del Sac. Dottore Gae- tano Barbaraci.

Volume II. Palermo 1800. Discorso sull’utilità delle pubbliche Accademie peri progressi delle scienze e delle lettere, del Cav. D. Gaspare Palermo dei principi di S. Margherita, principe dell’ Accademia, per servire d’ inaugurazione al nuovo stabilimento della Accademia del Buon Gusto

nel Palazzo Senatorio. Leggi e Costituzioni dell’Accademia del Buon Gusto.

Dissertazione I

Che contiene un breve Saggio della Storia letteraria della Medicina di Sicilia, del Dottor Antonino Bettoni.

Dissertazione TI. Sopra la causa fisica del Diluvio Universale, di Girolamo Termini Duca di Vatticani, Gentiluomo di Camera di S. M. con esercizio.

Dissertazione ILL

Sopra il sistema di migliorare l’ agricoltura di Sicilia, del signor Camillo Gallo, e Guagliardo.

Dissertazione IV—Economico-Politica Sul lanificio di Sicilia, di Marco Antonio Averna. Dissertazione V. Istorico-Critica sulla Iscrizione della Vergine S. Rosalia nella Grotta della Quisquina, del P. D. Raffaele Drago Cassinese, Pubblico Professore di dritto Canonieo ne? Regi Studi di Palermo, Direttore dell’Accademia del Buon Gusto.

Dissertazione VI.

Sull’origine dei fuochi Vulcanici e de’ loro Fenomeni; del Sac. D. Diego Muzio.

ATTI DELL'ACCADEMIA DI SCIENZE E LETTERE NUOVA SERIE Volume 1. Palermo, tip. Morvillo, 1845. Delle vicende dell’Accademia; Discorso del Presidente principe di Granatelli. Scienze

Dimostrazione generale e completa dell'equilibrio di tre forze; Memoria di Emmanmnele Estiller. Memorie geognostieche e minerologtiche; del Prot. Pietro Calcara. I. Osservazioni geognostiche sopra Caltavuturo e Sclafani. 2. Ricerche geologiche sulla dolomite giurissica del landro presso S. Caterina. i. Sopra una nuova giacitura della calee carbonata in Sicilia. 4. Nuove forme cristalline di aleumni minerali di Sicilia. Esposizione de’ Molluschi terrestri e fluviatili de’ dintorni di Palermo del medesimo Prof. Caleara. D'una mostruosità di un insetto dell'ordine de’ Coleotteri; Osservazioni del Professore Baldassare Romano. Rariorum plantarum minusve reete cogmitarum in Sicilia sponte provenientium decas prima, auctore Augustino Todaro. Osservazioni Meteorologiche fatte nel R. Osservatorio di Palermo nell’anno 1844. Su l'indole, la misura ed il pro&resso della industria comparata delle nazioni: Studî di Fmerico Amari. Lettere

Sulla istruzione pubblica nei secoli XVII e XVII in Sicilia; Discorso di Bernardo Serio.

Elogio di Domenico Seinà, seritto dal prof. Federico Napoli. Elogio di Niccolò Cacciatore, seritto dal prof. Gaetano Cacciatore.

Volume II. Palermo, tip. Console, 1858. Relazione accademica del P. Narbone. Parte Prima Descrizione dell’isola di Pantelleria, del prof. Caleara. Catalogo degli uccelli delle Madonie, di Francesco Minà-Palumbo. Sulla risoluzione dei triangoli sferici i cui lati sono piccolissimi in confronto del raggio della sfera, del prof. Caldarera. Elogio del prof. Pietro Calcara, di Federico Lancia di Brolo.

Parte Seconda

Sulla origine della economia sociale, del prof. G. Bruno. It

x Storia della letteratura in Sicilia, del canonico Sanfilippo. Monete romano-sicule del municipio di Alesa, del P. Romano. La eruzione etnèa del 1852, del cav. Vigo. Elogio del Pres. Alessandro Casano, del prot. Bozzo.

Volume III. Palermo, Stabil. tip. Lao, 1859. Memorie

Sulla terza cometa del 1554, osservazioni e risultati del professore Domenico Ragona Direttore del R. Osservatorio di Palermo. È

Su taluni nuovi fenomeni di colorazione subbiettiva, nota del prof. Ragona.

Catalogo degli uccelli delle Madonie, (continuazione e fine) del dottor Francesco Minà- Palumbo da Castelbuono.

Storia naturale delle Madonie, catalogo con appendice dei lepidotteri diurni, Minà- Palumbo.

Sopra alcune conchiglie fossili dei dintorni di Palermo, memoria del P. Ignazio Li- bassi d. C. d. G., professore di fisica nel Collegio Massimo di Palermo.

Intorno all’abolizione delle tasse sul pane e sulle paste di Palermo, memoria di Giu- seppe Biundo. i

Sulle monete punico-sicule, memoria di D. Gregorio Ugdulena, premiata dall'Istituto di Francia.

Iconografia numismatica dei tiranni di Siracusa, memoria del p. Giuseppe Romano d. C. d. G., prefetto del museo Salnitriano.

Necrologia Intorno alla vita e agli scritti del professore Baldassare Romano, socio attivo non residente, discorso di D. Gregorio Ugdulena.

Volume IV. Palermo, tip. Amenta, 1874. Bozzo (G. Proemio. Classe di Scienze Naturali ed Bsatte

Gemmellaro Memoria sui fossili della zona con Peltoceras transversarium Quenst. della Provincia di Palermo e di Trapani.

Cervello Riflessioni sulle malattie da spasmo e su’ medicamenti antispasmodici.

Reyes— Discorso sulla Teoria dell’importazione del Cholera studiata in Palermo.

Macaluso Memoria intorno al Colehico di Bivona studiato in confronto del Colchico autunnale sotto l'aspetto botanico e chimico.

XI

(Classe di Scienze Morali e Politiche

Di Menza Memoria intorno alle condizioni sociali dei nostri tempi.

Lo stesso Appendice. « Di Carlo Max e delle sue dottrine. »

Maggiore-Perni Memoria riguardante i censimenti della popolazione di Palermo dal 1861 al ISTI.

Bruno G.— Discorso intorno ai //berist/ ed agli Arutoritari in economia politica. (Classe di Lettere ed Arti

Di Giovanni V. Prospero Intorcetta, ovvero il primo traduttore Europeo di Contucio.

Poesie recitate in Accademia nella solenne adunanza dell’anno 1873 dai Soci Cralati, Vagliea, Amico, Montalbano.

Bozzo Elogio del celebre socio Gioacchino Rossini.

Basile Memoria sull'antico edifizio della Piazza Vittoria in Palermo.

Estratti di altri lavori accademici.

Cacciatore Quadro sinottico meteorologico compilato nel R. Osservatorio di Palermo per gli anni 1872 e 1875.

Volume V.— Palermo, tip. Amenta, 1875. Proemio. Classe di Scienze Naturali ed. Esatte

Monterosato Nuova rivista delle conchiglie del Mediterraneo.

Inzengia Discorso sull’origine singolare di una nuova varietà d'arancio.

Doderlein Descrizione di una specie di pesce del genere esotico Lobotes preso nelle acque de’ contorni di Palermo.

Corrao Memoria sul progresso delle marine da guerra. Classe di Scienze Morali e Politiche

Maggiore-Perni Memoria sull’imposta fondiaria ed il progetto della perequazione. Di Menza Memoria sul duello leale ed il duello sleale.

Classe di Lettere ed. Arti

Di Giovanni V.— Discorso intorno agli eruditi Siciliani del secolo XV e ad alcune opere lessigrafiche latine e volgari de’ secoli XIV e XVI.

Matranga Memoria circa le pergamene greche più antiche finora conosciute in Sicilia.

Di Maggio Saggio storico-critico sul quarto volume degli Annali di Pietro Ranzano.

Notizie sugli studii scientifici e letterarii di Sicilia nel secolo presente Perni, Hconomia politica. La Mantia, Scienze Giuridiche. Di Giovanni, Wlosofia. Di Bartolo, Sezenze Sacre. Meli, Arti del disegno. Platania, Musica.

Maggiore-

XLI Estratti di altri lavori accademici. Nota. Cacciatore Quadro meteorologico dell’anno 1874.

Volume VI. Palermo, tip. del « Giornale di Sicilia » 1878-1879 Proemio. Classe di Scienze Cosmologiche

Doderlein Prodromo della Fauna Ittiologica della Sicilia.

Idem Prospetto Metodico delle varie specie di pesci di Sicilia.

Cimino Memoria sul Porto di Palermo.

Bourguignat Monografia del nuovo genere siciliano di conchiglie detto Allerva. Cacciatore Discorso in commemorazione del P. Angelo Secchi.

Reyes Memoria sulla Fognatura o lar Cala di Palermo.

Classe di Scienze Noologiche

Di Marco Vincenzo Elogio del Socio Barone prof. Bartolomeo D’Ondes Rao. Di Giovanni V.— Memoria sul P. Giuseppe Romano e sull’Ontologismo in Sicilia.

Classe di Lettere ed Arti

G. Bozzo, Di Giovanni, Marotta, Vaglica, Montalbano, Barone, De Spuches Tornata in onore di Vincenzo Bellini.

De Spuches Discorso intorno ad alcuni oggetti archeologici.

Estratti e Comunicazione Banîbergh, Meltzel, Evola, Carini, F. Ragusa, S. V. Bozzo, Cultrera, Basile.

Cacciatore Quadro sinottico meteorologico compilato nel R. Osservatorio di Palermo, per gli anni 1877-78.

Volume VII. Palermo, tip. Ferrigno e Andò, 1880-1881 Bozzo G.— Proemio. Classe di Scienze Cosmologiche

Napoli Della vita e delle opere di Giovan Battista Odierna. Tommasi Sulla stabilità dell’idrato rameico.

Classe di Scienze Noologiche

Bruno Elogio del Conte Giovanni Arrivabene.

XIII

Di Marco Degli arbitrati internazionali e dei dritti della guerra.

Maggiore-Perni Tommaso Natale e i suoi tempi. Classe di Lettere e Belle Arti

Di Giovanni V.—Del volgare usato dai primi poeti siciliani e del carattere della loro poesia.

Crisafalli— Sulla pubblica moralità e sull'istruzione pubblica in Italia.

Alcune poesie lette dai socî nell'anno accademico 1879-50, B. Marotta G. Vaglica U. A. Amico 0. Ramondetta-Fileti T. Franceschi-Pignoechi GF. De Spuches.

Comunicazioni cd estratti

Giuseppe Montalbano Im memoria del prof. Filippo Parlatore. Iscrizione distici.

Ugo De Meltz di Ungheria Lettera in occasione di essere stato eletto socio della Reale Accademia.

Ermanno Buchholtz di Berlino Addizioni alla grammatiea latina.

Vincenzo Di Marco Sull’ esegesi del Consigliere Imvidiato al num. 3, art. 1953 Co- dice Civile.

Vito La Mantia Sul manuale di Dritto Costituzionale del Dott. F. Flogoîto.

Maria Corrao L'inchiesta sulla marina mercantile.

Cacciatore G. Quadro sinottico meteorologico compilato nel R. Osservatorio di Pa- lermo per gli anni 1879-50.

Volume VIII. Palermo, tip. del « Giornale di Sicilia » 1885.

Classe di Scienze Naturali ed. Esatte

Cacciatore G.— Del passaggio di Venere sul disco del Sole a 6 dicembre 1852, osser- vato al Real Osservatorio di Palermo.

Reves S.— Sulla Profilassi nei casi di contagio.

Classe di Scienze Morali e Politiche

Russo-Onesto M. Elogio del Marchese Giovanni Maurigi.

Sampolo L.— Elogio di Vincenzo Di Mareo.

Corleo S.— Le comuni origini delle dottrine filosofiche di Miceli, di Malebranche e di Spinoza, e loro confronto con quelle di Gioberti e di alcuni positivisti moderni.

Ruffo G. B.— Il Diritto è la Morale dell'odierno positivismo.

Caiazzo F. S.— L'umanismo della dottrina penale italiana dall'avvenimento del Regno Longobardo fino al secolo N.

Classe di Lettere ed Arti

Bozzo G.— Pel Centenario della morte di Pietro Metastasio. Discorso. Carini I. Sulla vita e sulle opere di Monsignor Pietro Sanfilippo. Commemorazione.

Comunicazioni

Cacciatore G.— Quadro sinottico meteorologico compilato nel R. Osservatorio di Pa- ermo per gli ammi 1881-82.

IV

XIV Volume IX. Palermo, tip. del « Giornale di Sicilia » 1887.

Crisafulli V.— Proemio.

Bruno G.— Discorso inaugurale.

Sampolo L. Su’ primi venticinque anni della R. Università degli Studi in Palermo.

Di Giovanni V.— Sull’Accademia del Buon Gusto nel secolo passato.

Evola F.— La stampa siciliana fuori di Palermo e di Messina.

Di Giovanni V.— Sulla pubblica istruzione in Palermo nei secoli XIV e XV.

Cavallari F. S.— Su alcuni vasi orientali con figure umane rinvenuti in Siracusa e Megara-Iblea.

Amico U. A.— Discorso per la solenne tornata in onore del defunto Presidente Prin- cipe di Galati. Iscrizioni e poesie.

Comunicazioni

Cacciatore G. Quadro sinottico meteorologico compilato nel R. Osservatorio di Pa- lermo per gli anni 1885-86.

Volume X. Palermo, tip. F. Barravecchia e figlio, 1889. Crisafulli V. Proemio. Classe di Scienze Naturali ed Esatte

Di Stefano Dott. Giovanni Studi stratigrafici e paleontologici sul sistema cretaceo della Sicilia.

Riggio Dott. G. Alcune notizie sui progressi attuali dell’Entomologia in Sicilia. Considerazioni sull’ordine degli Ortotteri e scoperta di alquante specie novelle di que- st'ordine in Sicilia.

De-Stefani Perez Teod. Cimipidi e loro galle.

Sirena prof. S. e Alessi Dott. G. Azione della Creolina sul bacillo-virgola di Koch.

Cervello Vincenzo e Caruso-Pecoraro Giuseppe Sul potere diuretico della Caffeina associata agli ipnotici.

Classe di Scienze Morali e Politiche

Maggiore Perni prot. Avv. Fr.— Del grado di certezza della statistica nei numeri e nella induzione, e degli errori che ne alterano i risultati.

Werner C. Emerico Amari in relazione a G. B. Vico. (Traduzione di G. Vadalà-Papale).

Classe di lettere ed arti

Basile Prot. G. B. F.— Gli ordini architettonici della seuola italica in attimenza colle forme vetuste della Sicilia.

Basile Prof. G. B. F. Nota sugli ScamdZlos impares di Vitruvio.

Comunicazioni

Cacciatore G.— Quadro sinottico meteorologico compilato nel R. Osservatorio di Pa- lermo per gli anni 1887-88.

PATRONO IL MUNICIPIO DI PALERMO

et PROMOTORE II Sindaco di Palermo: PATERNO DI SESSA EMANUELE Senatore del Regno, Professore ordinario di chimica generale nell’Uni- versità di Palermo, Membro del Consiglio Superiore di Sanità, Socio

della R. Accademia dei Lincei, Socio della Società dei XL, Cav. ©, Comm, +», Comm, &, ©.

SOCIO ONORARIO SUA MAESTA DON PIETRO II, EX IMPERATORE DEL BRASILE

LEISCLÌ

MAGISTRATO ACCADEMICO

Presidente

DI GIOVANNI Can. Vincenzo, Professore ordinario di storia della filosofia nella R. Università di Palermo, Preside della Facoltà di Filosofia e Lettere, Incaricato della Filosofia morale, membro della R. Commis- sione pei Testi di lingua, Socio corrispondente dell'Istituto di Francia, della R. Accademia del Belgio, della R. Accademia dei Lincei, della R. Accademia della Crusca, del R. Istituto Lombardo , dell’Ateneo Veneto, della R. Accademia di San Luca, dei Virtuosi del Panteon, della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Vice Presidente della Società Siciliana per la Storia Patria, Uff. *.

Vice-Presidenti

GeMELLARO Gaetano Giorgio, Professore ordinario di mineralogia e geo- logia nell'Università di Palermo, Direttore della scuola di farmacia, Socio della R. Accademia dei Lincei, Socio della società dei XL, Pre- sidente della Società di Scienze Naturali ed Economiche di Palermo, Membro del Comitato Geologico, Cav. =, Uff. *, Comm. =».

XVI Segretario Generale

SamPoLo Luigi, Dottore in legge, Professore ordinario di dritto civile nella Università di Palermo, Incaricato della Esegesi sul Corpus jus, Presidente a vita del Circolo giuridico di Palermo, Socio corrispon- dente della Società di Scienze Naturali ed Economiche di Palermo, Socio e Consigliere della Società Siciliana per la Storia Patria, Mem- bro della Società geografica italiana, della Soczeté de legislation com- parée di Parigi, Membro dell’ Istituto di Dritto Romano di Roma, Membro onorario dell’ Istituto di Storia del Dritto Romano nell’ Uni- versità di Catania. Comm. «&.

Classe di Scienze Naturali Direttore

CALDARERA Francesco, Ingegnere, Professore ordinario di meccanica ra- zionale nella R. Università di Palermo, Socio ordinario della Società di Scienze naturali ed economiche di Palermo, Uff. &, Uff. &.

Anziani

CervELLO Vincenzo, Dottore in medicina, Professore ordinario di ma- teria medica e farmaceutica sperimentale nell’ Università di Paler- mo, Vice segretario della Società di scienze naturali ed economiche, Socio della R. Accademia delle Scienze mediche, e della Società Si- ciliana per la Storia Patria, Consigliere Provinciale sanitario, ca- valiere &, è, ©.

SIRENA Santi, Dottore in medicina, Professore ordinario di anatomia pa- tologica nell'Università di Palermo, Socio ordinario della Società di Scienze naturali ed economiche e della R. Accademia delle Scienze mediche, Uff. &.

Segretario della Classe CoppoLa Giuseppe, Dottore in medicina, Professore ordinario di pato-

logia speciale medica nell'Università di Palermo, Socio della R. Ac- cademia delle scienze mediche, cav. &.

XVII

Classe delle Scienze morali e politiche Direttore

Di MeNzA Giuseppe, Dottore in leggi, Presidente di Corte di Appello di Palermo, Consigliere Provinciale Sanitario, Socio corrispondente della Società delle Scienze Naturali ed Economiche, Socio della So- cietà Siciliana per la Storia Patria, Uff. 4, e Comm. e.

Anziani

Macciore PERNI Francesco, Dottore in leggi, Professore straordinario di statistica nella R. Università di Palermo, Vice presidente della R. Commissione di Agricoitura e pastorizia per la Sicilia, Socio della Società di Scienze Naturali ed Economiche, della Società Siciliana per la Storia Patria, dei Zelanti di Acireale, dei Trasformati di Noto, dell’Agerina di Agira, della Libera Società degl’insegnanti di Paler- mo, del Progresso di Palazzolo Acreide.

Gucino Giuseppe, Dottore in leggi, Avvocato, Preside della facoltà di giurisprudenza, Professore ordinario di dritto romano nell’Università di Palermo, Imcearicato d’ introduzione alle scienze giuridiche ed istituzioni del dritto civile, Cav. «&.

Segretario di Classe

ARDIZZONE Girolamo, Socio dell’Accademia dei Zelanti e Dafnica di Aci- reale, e Socio della Società dei Letterati di Madrid, cav. «&.

Classe di Lettere e Belle Arti. Direttore

Prmré Giuseppe, Dottore in medicina, Segretario generale perpetuo della Real Accademia delle Scienze mediche, Socio e Consigliere della So- cietà siciliana per la Storia Patria, Membro della R. Commissione pei Testi di Lingua, dello Ateneo Veneto, dell’ Accademia de Buenas Letras di Barchellona in Ispagria, delle Società del Folklore di Si- viglia, Badajoz, Madrid, Londra, Cambridge (Amer) ecc. Cav. #e utt. +.

XVIII

Anziani

MoNnTALBANO Can. Giuseppe già professsore di lettere italiane nel Se- minario Arcivescovile. COSTANTINI Giovanni, dottore in legge, Avvocato.

Segretario della Classe Amico Uco Antonio, Professore di lingua italiana nel R. Liceo Ginna- siale Umberto I, Socio della R. Commissione pe’ Testi di Lingua e della Società Siciliana per la Storia Patria, Cav. +.

Segretario aggiunto

Russo-OnESsTO Michele, Dottore in leggi, Sostituto Procuratore del Re, socio della Società Siciliana per la Storia Patria, Cav. +.

Tesoriere

DI GIOVANNI Gaetano, socio della Società siciliana per la storia patria, Socio corrispondente della Colombaria di Firenze, e di altre Acca- demie e Membro della Commissione Ampelografica della provincia di Girgenti, Comm. «&, Decorato di 3 medaglie d’oro.

BERE CENrENASRIO DEL TRASFERIMENTO

DELLA AVVADENTA DEL BUON GUSTO

GGI

R. ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE E BELLE ARTI

PALAZZO MUNICIPALE

LSLT_---

5 Luglio MDCCCXCI

NE I SS

SUR

A

Sd Den

URI (sia IS

Ricadendo il 5 luglio il centenario del trasferimento dell’Ac- cademia del Buon Gusto, oggi R. Accademia di Scienze, Let- tere e Belle Arti, dal palazzo del Principe di Santa Flavia in quello del Comune, 1 Accademia ha voluto festeggiarlo con pompa. ki

L'adunanza ebbe luogo nel palazzo di Città nella grande Sala delle Lapidi in cui è posta la iscrizione che ricorda il fausto avvenimento.

Intervennero alla festa il Prefetto Comm. Colucci che rap- presentava il Ministro per la Pubblica Istruzione , il Sindaco Imanuele Paternò e la Giunta. Intervennero i Direttori di classe prof. Caldarera, Comm. Di Menza, prof. Pitrè e circa 40 soci, tra’ quali notavansi il Comm. Ciampa presidente della Corte di Cassazione e il Comm. Lamanna presidente della Corte d’appello, molti invitati e parecchie gentili signore.

Sulla porta d’ingresso della Sala, nella parte interna, una iscrizione latina dettata dal can. prof. Giuseppe Montalbano, ricordava il trasferimento dell’Accademia di cui celebravasi il centenario.

Il Segretario Generale lesse un telegramma del Ministro per la Pubblica Istruzione così concepito : i

4

« Presidente Accademia Scienze Ringrazio V. 5. invito cor- « tese in occasione festa centenario trasferimento Accademia < Palazzo Municipale, rallegromi e delego Prefetto rappresen- « tarmi. P. VinnARI. »

Indi il Presidente Prof. Vincenzo Di Giovanni lesse un di- scorso intorno alle origini delle Accademie degli Accesi, dei ziaccesi e del Buon Gusto.

Infine il Segretario Generale prof. Luigi Sampolo recitò un discorso sulle vicende dell’ Accademia del Buon Gusto che è ora la R. Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti.

La adunanza fu allietata da vari pezzi di musica eseguiti dalla Banda musicale.

LE ORIGINI DELLE ACCADEMIE

DEGLI ACCESI, DEI RIACCESI E DEL BUON GUSTO

(1568, 1622, 1718)

Ilnstrissimno Sig. Prefetto, Spettabilissimno Sig. Sindaco

Onorevolissimi Signori ,

Reputo mia singolare ventura questa che mi è oggi toccata di avere radunata la nostra secclare Accademia, la prima volta che la convocassi da Presidente, per celebrare il primo centenario della sua sede in que- sto antico e storico Palazzo dei Pretori e del Senato di Palermo : e del- l’amoroso concorso alla celebrazione di questa speciale festa Accade- mica nel Palazzo del Comune , ringrazio pubblicamente il Primo Ma- gistrato della Città e la Giunta Comunale, che oggi in mezzo a noi rap- presentano il Pretore e il Senato palermitano del 5 luglio 1791, quando l’ Accademia dichiarava negli Statuti di quei tempi a suo Patrono e Mecenate tutto il Senato con a Capo il Pretore della Città ; e la rap- presentanza del Comune, con assenso del Vicerè Principe di Cara- manico, consentiva che «il luogo ordinario delle adunanze Accademi- che » fosse la maestosa «Sala del Palazzo Senatorio». Era Principe del- l’ Accademia allora che ebbe sede in questo Palazzo, la veneranda fisura di Gaetano Cottone Principe di Castelnuovo, e Direttore il dotto storiografo di Sicilia Salvatore Di Blasi, Abate benedettino ; due nomi tutti e due illustri, benchè per diverse ragioni, nella storia siciliana dei primi anni di questo secolo. Sotto i Vicerè Marchese di Pescara ed Emanuele Filiberto di Savoja, l'Accademia detta degli Accesi, e poi dei

6 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO Riaccesi, ebbe aperte le Sale del Regio Palazzo, poi quelle dei Principi e dei Signori più illustri di questa Città. Ma ricoveratasi la succeduta Accademia del Buon Gusto sotto la protezione del Magistrato Munici- pale, era conveniente che fosse stata accolta stabilmente in questa gran- de Sala Senatoria, dove potè innanzi e in mezzo ai Rappresentanti della Città conferire nella seduta del 21 maggio 1831 il Diploma di Accademico Mecenate a un Principe Reale, Luogotenente del Re in Sicilia, Don Leopoldo Conte di Siracusa.

L'argomento del discorso inaugurale della prima adunanza tenuta dall'Accademia in questo luogo fu prescritto dal Vicerè Caracciolo , e lo sostenne il Cav. Gaspare Palermo Segretario dell’Accademia. Io ho preso l’argomento del mio breve discorso dalla nostra Accademia stessa, dicendo dei suoi antecedenti, e come l’ Accademia del Buon Gusto che era accolta in questa Sala nel 1791, dopo settantatre anni che era così nominata, era la continuazione dell’Accademia dei accesi. del secolo XVII, i quali erano succeduti gli Accesé del secolo XVI; si che questo pri- mo centenario della sua Sede nel Palazzo di Città, sarebbe il terzo cen- tenario della sua esistenza. il mio argomento si allontana dall’ ar- gomento che fu trattato nella inaugurazione dell’ Accademia del Buon Gusto il 13 dicembre 1719 dal Barone Vincenzo Parisi, il quale ap- punto in quella solenne congiuntura discorse storicamente dell’ Acca- demie Palermitane, così come fecero più tardi-Domenico Schiavo e Ga- spare Palermo, l’uno nel 1755 e l’altro nel 1800, pubblicandosi il e il volume delle Dissertazioni degli Accademici del Buon Gusto. In altra occasione io esposi le Notizie e i Documenti che avea raccolto sopra l'Accademia così detta del Buon Gusto, dal suo cominciamento alla fine del secolo passato (1): alle Notizie predette altre ne aggiungerà il Segre- tario Generale sopra le vicende posteriori della nostra Accademia nel secolo presente. i î

Tre Accademie letterarie sorsero in Italia nel secolo XVI col nome di Accensi ed Accesi: una in Reggio d’ Emilia fondata nel 1540, con gli intendimenti che ebbe eziandio quella dello stesso nome, e fu la seconda, che sorgeva in Palermo nel 1568, cioè la coltura delle tre lingue, greca, latina, italiana; la terza in Siena, esistente nel 1577, dieci anni dopo la Palermitana (2). È poi curioso come gli Accesì di

(1) V. Atti della Reale Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti di Palermo, nuova serie, v. IX, Palermo 1887.

(2) Vedi Tiragoscui, Storia della Letteratura Italiana. t. VII, p. 1%, pag. 225, 257, 250, 251, Milano, 1825.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO [

Reggio pigliano verso il 1587 il nome stesso che il Quadrio trova es- sere stato di una Accademia di Firenze che fioriva nel 1547, cioè il nome di Z/erati: quel nome medesimo di una nostra Accademia per la quale gli Accesî Palermitani del 1568 rivissero nei /tiaccesi del 1622. Frano frequenti in quel secolo le trasformazioni di un’ Accademia in un'altra; e si sa, ad esempio, come i membri dell’ Accademia Fiorentina che era stata per pochi mesi nel 1540 I’ Accademia detta degli Umidi, si ordinavano nel 1582 in quel corpo illustre che per opera di Lionardo Salviati sin d’ allora e ancor oggi è detta Accademia della Crusca (1) : cosa che pur avvenne nei Lincei di Roma quando si fece erede dei Lincei del 1608, cessati nel 1651, l'Accademia fisico-matematica del 1801, che prese nome di Nuovi Lincei, oggi Reale Accademia dei Lincei.

Pertanto, prima che sorgesse nel 1568 l'Accademia degli Accesi, fiori in Palermo.l’Accademia dei Soliarzi, fondata nel 1549 dal celebre giure- consulto e nobile uomo, Segretario del Comune, Paolo Caggio, valente poeta nelle lingue latina ed italiana, dotto e savio scrittore di cose mo- rali e del governo delle famiglie; e sostenuta dal favore, secondo che nota il Mongitore, del Vieerè Don Giovanni de Vega. Il nome del Cag- gio trova fra’ poeti, ovvero eccellenti autori, le cui Rime furono raccolte da Girolamo Ruscelli e dal Giolito, e pubblicate in Venezia nel 15553, e 1563: e per l'Accademia de’ Solitari dovettero essere scritti i /tagio- namenti se la vita cittadina sia più felice del viver solitario fuor la città e nelle ville, stampati in Venezia nel 1551; e. ben convenienti a un Con- sesso che si riuniva in una villa fuori Città, dove erano stati i regii giardini di Re Guglielmo e dove oggi è il parco principesco del Duca d’Aumale. (2)

Sappiamo poi che il Mongitore possedette una lettera manoscritta del Caggio (oltre le pubblicate nelle raccolte di Lettere d'uomini iMustri stampate nel 1584, 1601 e 1606), con la data di Caltabellotta, 15 set-

(1) Vedi ZaxoxI, Sforza dell’Accademia della Crusca, p. 2, Firenze, 1845.

(2) « Adunavasi in una Villa del Cav. D. Enrico Patella, poco distante della Città, e vicino le mura della Porta oggi detta di Castro. Era la sua impresa un Usigmnuolo in atto di cantare nella foltezza di un bosco, col motto Non s0/m; forse per dinotare es- sere le sue rime dirizzate anche alla ammirazione degli Esteri » PARISI, Dell'Accademze Palermitane, p. 4.—Il Mongitore interpetra diversamente il motto che riferisce più in- tero, cioè Non solum solo, quasi « dinotando che siccome l'Usignuolo addolcisce col canto non sol la terra, ma anche l’aria, così gli Accademici co’ lor dolei componimenti nu- drivan la speranza d’alzarsi dal suol natio al cielo di una gloria immortale. V. Preta- zione alle Rime degli Ereini, p. INI

S PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

tembre 15594, nella quale dottamente ed eruditamente esortava Don Vincenzo Del Bosco Conte di Vicari e Pretore di Palermo, affinchè re- staurasse quell’Accademia de’ Solitari, allora intermessa ; che non v’ha dubbio, siccome bene avvisa il Tiraboschi (1), che 1’ Accademia dei Solitari precedette nella coltura delle buone lettere e dell’ amena letteratura quella degli Accesi, ai quali si collegava per lo mezzo dei Solleciti, nome che pigliarono i Solitarii rinnovandosi l’accademia per le istanze del Caggio , dopo il 1554, siccome fu pur notato dal Quadrio e da altri.

Dopo il quale rinnovamento de’ Solitarii del 1549, comparisce ap- punto nel 1568 1’ Accademia degli Accesi, della cui fondazione ci la- sciò scritto l’Auria nella sua Mistoria Cronologica dei Vicerè di Sicilia, che il Vicerè Marchese di Pescara, Don Francesco Ferdinando Ava- los de Aquino nel 1568 «istituì in Palermo una nuova Accademia di belle lettere col titolo degli Accademici Accesî , e nell’ anno 1570 per sue lettere Viceregie date in Palermo a di 2 di giugno , nello stesso anno diede licenza agli Accademici di stampare le loro Rime, come si vedono impresse e dedicate al medesimo signor Vicerè, come Principe amatore dei virtuosi » (2).

altrimenti ci fa sapere Don Vincenzo Di Giovanni, scrittore contemporaneo, il quale nel C. XI del suo Palermo trionfante cantava appunto di quei dotti riuniti in Accademia letteraria quasi congiunta all’altra ben rinomata dei Cavalieri, maestri nelle giostre , e nelle im- prese guerresche di quel tempo :

veggio d’ogni valor ampio tesoro

Ù onde potrà. Palermo andar altero; le scienze veggio io nel lor decoro e ‘I magnanimo cuor nel cavaliero.

E meglio che in versi il patrizio scrittore e cavaliere onorava gli Accademici Accesi in prosa nel libro del Palermo restaurato, nel quale notando che il dotto Leonardo Orlandini era stato il primo Principe di quell’Accademia, faceva le convenienti lodi dei principali fra gli Ac- cesi, morti o ancora viventi quando egli scriveva negli ultimi anni del secolo XVI, discorrendo di proposito nel vol. II (p. 398-412) del- l’opera, di Leonardo Orlandini, di Bartolo Sirillo, di Luigi d’Eredia, di Attilio Opezzinga, di Carlo Donia, di Ottavio Potenzano, di Antonio

(1) V. presso il TriaBoscHI loc. cit. I .(2) V. Documento T.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 1)

Veneziano, di Mariano Migliaccio, di Gaspare Ventimiglia, di Giovanni Lancia o Lanza, di Tommaso di Ballo, di Geronimo Branci, di Antonio Alfano, di Mariano Bonincontro, di Argisto Giuftredi, di Filippo Paruta, di Vincenzo La Farina, di Vincenzo Salvamo 0 Silvano, autore della Commedia sfarzosamente rappresentata nella Corte di questo Palazzo Senatorio in onore di Don Carlo di Aragona nel 1570, e da qualcuno at- tribuita a Gerando Spada, Accademico Risoluto. Oltre i quali dotti uo- mini celebrava pure con lodi i poeti che di quel tempo verseggiavano in volgare Siciliano, e n'erano ammirati maestri, come , oltre il cele- bre Antonio Veneziano, maestro Pietro Graccaro, Carlo Ficarola, Sci- pione Di Lorenzo, (riovanni Bonafera, Benedetto Maja, Francesco Po- tenzano, pittore michelangiolesco, e poeta tanto allora plaudito da es- sere stato con solenne pompa incoronato nel chiostro di San Giu- liano, e pubblicamente onorato dal Vicerè Marco Antonio Colonna e dal Duca di Tarranova nella prova di Orazioni e di versi estemporanei che diede in via Colonna, oggi Foro Italico, con singolari cerimonie e rappresentazioni descritte dai contemporanei (1). Letterati, poeti, sona- tori di liuto, valenti giostratori, valorosi soldati o capitani in quelle guerre contro il Turco, furono i nostri Accademici della seconda metà del secolo XVI; e le loro composizioni poetiche, come le loro avven- ture galinti o guerresche , tiravano l’attenzione dei contemporanei e negli uomini di Stato.

L'Accademia degli Accesi raccoglieva nel 1569 e 1570, un volume di componimenti poetici, che pubblicava nel 1571 co’ tipi del Maida, e col titolo /ime dell'Accademia degli Accesi di Palermo, con permesso Regio, e dedicatoria al Marchese di Pescara: e poi nel 1573 dava fuori un altro volume col titolo : Delle Rime degli Accesi di Palermo, libro se- condo, dedicato al Duca di Terranova e preceduto nel 1572 dalla stampa delle Rime di diversi belli spiriti della Città di Palermo in morte della signora Laura Serra e Frias. mancavano nelle raccolte predette i versi delle nobili donne, Marta, Lauria e Laura Bonanno, potesse allora in molta fama.

Dai quali volumi pubblicati in nome dell’Accademia sappiamo an- che noi, dopo tre secoli, gl’illustri letterati che sotto i sopranomi di solingo, di sereno, di contemplativo, di travagliato, di smarrito, di onesto, di

(1) V. Dr GrovanxI, Palermo restaurato, vol. I, p. 414-420 (Palermo 1879) AURIA, Stor. Cronolog. de’ Vicerè ete. p. 62, e Teatro degli Uomini letterati di Palermo, ms. Qq D. 19 della Bibliot. Comunale di Palermo.

10 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

astratto, e simili secondo il vezzo del tempo, fecero parte in quel se- colo XVI dell’Accademia degli Accesì e furono detti dal poeta Gismondo Imperatori in un sonetto all'Accademia degli Accesi, e che è infine del Libro Secondo delle Rime citate,

Spiriti Accesi d’ardor santo e immortale.

E dopo del Di Giovanni abbiamo notizie biografiche e letterarie di non pochi degli illustri ingegni dell’Accademia degli Accesi nel Teatro degli uomini letterati di Palermo di Don Vincenzo Auria, opera restata inedita e conservata nella Biblioteca Comunale di Palermo, e dalla quale estraemmo anni sono, pubblicandole la prima volta, preziose no- tizie riguardanti , fra gli altri, il Sirillo, il Griuffredi, Eredia e il Donia (1), che furono dei principali Accademici di allora.

Nei due volumi di /ime degli Accesi si hanno i pregi e i difetti dei poeti della seconda metà del secolo XVI, e ci duole che assai poco ci sia restato di scritture in prosa d’autori che appartennero a quell’Ace- cademia, per giudicarne il valore, e vedere in che o no i nostri scrit- tori insolari si assomigliarono agli scrittori del resto d’ Italia nei di- fetti e nei pregi di quel tempo. Che se vogliamo giudicare, ad esem- pio, di Bartolomeo Sirillio dalla Orazione letta in nome del Senato di Palermo nella Gran Sala del Palazzo Reale nel ritorno che faceva da Messina nel 1591 il Vicerè Marco Antonio Colonna, c'è in verità nella lingua e nello stile del Segretario palermitano tutta la gravità degli scrittori del secolo XVI, e tutta la dignità di un oratore che parlava in nome della città e del Senato di Palermo a un Principe di altissimo sangue, e assai glorioso per le sue gesta. Il che è pur da dire della «Oratione dello Attioni di Marco Antonio Colonna »., e del « Trattato della Gloria Umana» di Argisto Giuffredi, e delle prose di critica let- teraria sopra il Tasso, soggetto allora di censure nell'Accademia della Crusca. di pregi minori per la lingua e lo stile sono la bella Ora- zione di Luigi Eredia nei funerali del Duca di Maqueda Viceré di Si- cilia, celebrati l’anno 1601, o la Descrizione delle statue della Fonte Pretoria fatta da Antonio Veneziano dottamente ed elegantemente in eccellente prosa italiana, o le lettere critiche del Sirillo e del Pa- ruta, o le descrizioni delle feste della Città in solenni avvenimenti. Delle poesie , oltre le amorose, talune di argomento civile sono lodevolissime pei concetti e per la forma; e mi piace qui rife-

(1) V. Nuove Effemeridi siciliane, Serie IL, Palermo v. I e segg. 1875-76.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO ll rire il sonetto di Argisto Giuftredi « AI Marchese di Pescara nel dedi- cargli gli Accademici Accesi le loro Rime», così espresso :

O degli antichi Proi verace esempio, Saggio e forte Sienor, eh’Italia onori, E col santo governo oggi ristori Trinacria da ogni danno indegno et empio. Mentre gli Acces? consacrando al tempio Van dell’Eternità tuoi sommi onori, Questi non dispregiar lor primi ardori, Se d'amor mai provasti 0 gioia, 0 scempio. vedrai, forse tosto, e in miglior stile (Sol che del tuo favor sian fatti degni) Il tuo nome portar sopra le stelle; E nel mio canto (benchè rauco e umile), A par di quel di tanti illustri ingegni, Risonar le tue lodi altere e belle.

Veramente nobili sono i versi dell’Orlandini Per la Grecia contro èl Turco, e la canzone AZ Sig. D. Garzia de Toledo per le imprese di Oriente: come leggiadre ed eleganti le rime elegiache od amorose dell’Alfano, e dell’Eredia, e per gravità degna del nobile argomento, la canzone di Filippo Paruta al Principe di Paternò Don Francesco Moncada Capo del Parlamento lanno 1582, quando Mare Antonio Colonna andava in difesa di Malta contro le minacce del Turco.

Soggetto poi spesso trattato sono le lodi del vincitor di Lepanto, Don Giovanni d'Austria, al cui trionfo assistevano nel 1572 i nostri Accademici, siccome erano assistiti i Solitarii a quello del Vicerè Vega celebrato nel 1550.

(ili Accesi si esercitavano frequentemente «in lettioni di purgati Autori, in fare Orationi, o discorsi», siccome si legge nei Capitoli del- l'Accademia che si conservano inediti nel testo originale nella nostra Biblioteca Comunale, e ora vedono la luce (1), e non erano accet- tati a socii, ivi si legge, « quelli che non saranno di ottima vita e let- terati e compositori nella lingua Greca, o Latina o Toscana». Così, rispettati o plauditi, tenevano le loro dotte adunanze più volte all’anno con l'obbligo ad ogni Accademico di dover dare nell’ anno prova del suo ingegno e dei suoi studii, e l'Oratorio di Santa Barbara nel chio- stro di San Domenico ove allora i frati tenevano come un pubblico

(1) V. Documento II

192 PEL IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

studio e poi il Palazzo di Ajutamicristo nel quale era stato ricevuto Carlo V, ed aveva pur sede l'Accademia dei Cavalieri furono la loro sede in quella seconda metà del secolo XVI. «La prima Impresa dell’ Acca- demia, ci fece sapere il Parisi, (1) mostrava per corpo la Luna nascente col motto : /Revertens colligitignes , quale poi fu cangiata in un Lambicco sul fuoco, che distillava l’acqua col motto: Virtutes elicit arte; come rapporta Gia- cinto Maria Fortunio nelle Scintille della selce (fog. 20)» ; e come fu notato dal Mongitore nell’articolo Accersorumn Accademia della sua Béblio- teca Sicula, (t. I), e nel Discorso premesso alle Rime degli Ereini di Pa- termo stampate nel 1724.

Se non che sulla fine del secolo mancavano il Giuffredi , il Vene- ziano, il Sirillo, e soli passavano nel secolo seguente l’Eredia, il Balli, 1'Or- landini, vissuto molto vecchio, fino al 1618; e però si era raffreddato l’ ardore degli Accesi , ed erano comparse le nuove Accademie , dei Risoluti, degli Stregolati, degli Opportuni; la prima dei quali che ebbe per Principe il Giuffredi, era nata da scissura sorta fra gli Accesi stessi. Ma la fama degli Accesi non poteva essere obbliata ; ché la illustre Accademia del 1568, « post non lungam annorum moram , eru- ditorum cura sub Reaccensorum momine iterum incabvit » , come avvisa il Mongitore; il quale altrove pur notava che «dalle sue ceneri (cioè dell’Accademia degli Accesi) rinacque l'Accademia dei Riaccesi », che «dopo molti anni la stessa Accademia (degli Accesi) si rinnovò, e se le diede il nome di Riaccesi » (2).

Della quale nuova Accademia per rinascimento dell’antica secondo si- gnificò il nome stesso dei Aiaccesi, il Parisi scriveva che «nel Real Palaggio di questa Capitale fu ella eretta l’anno 1622 dal Principe Filiberto di Savoja, la di cui memoria sarà sempre venerabile nella Sicilia per tante prerogative delle quali arricchilla. Diede l’ impulso all’ animo di un tanto Principe per l’ erezione di onorato consesso il celebre Pietro Corsetto inventor della Impresa che era il Fucile col motto A pro degli

(1) V. Dell’Accademie Palermitane, Ricerca. p. 8.

(2) V. AurIa e MongirorE. Notizie di alcune Accademie d’Italia e di Sicilia v, ms. segnato Qq, D, 198 nella Biblioteca Comunale di Palermo. Si trovano in questo vol. ms. due Note d’Imprese per l'Accademia dei Riaccesi; e si trova altra Nota o « Breve Di- chiaratione dell’Impresa de’ Sobrii di Palermo, quando si voleva mutare il nome della Accademia dei Riaccesi;» ma non ha data di anno. Le Imprese dei Solitariî, degli Ac- cesì, dei Riaccesi, degli Animosi, dell’Accademia del Buon Gusto, si vedono in un vol. ms. del Villabianca seg. Qq, E 101, nella Biblioteca Commmale di Palermo.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 15 altri». E fu gloria dei Riaccesi avere avuto a lor promotore un tanto uomo quale fu il Corsetto, padre dell’illustre Pretore di questo cogno- me, dottissimo nel diritto, Presidente del Regno nel 1640, e di tanta fama e riverenza, che, divenuto vedovo, era assunto alla Sede Vesco- vile di Cefalù.

Ci resta e anzi fu pubblicato il bel discorso che nella inaugurazione dell’Accademia, leggeva Berlinghiero Ventimiglia innanzi al Vicerè Em- manuele Filiberto di Savoja e al Cardinale Giamnettino Doria nel Real Palazzo , discorso molto nobile, più civile, che letterario, e di molto onore al Principe che lo ascoltava, e alla Città nella quale si pronun- ziava. Nel quale discorso leggiamo che l'Accademia, che allora si apriva era stata « adombrata dal signor Conte di Castro», e, già protetta e fa- vorita dal Principe Vicerè, faceva dire all’Oratore : « in questa no- stra Accademia ho io temenza, che essendo alla protetta e favorita dal- l’Altezza Vostra, non siano per riuscire ingegni e soggetti tali, che a molti dei più famosi che nei secoli trascorsi fiorirono, saranno per ag- guagliarsi » : anzi faceva aggiungere un nobilissimo voto , quello della fondazione di una Università di studî, soggiungendo : « E se oltre le cose già dette vorrà Ella fondare uno Studio in questa Città, tanto du questi popoli desiderato, che accrescimenti all’ Accademia stessa ed al- l’Università saranno per cagionarsi Il Ventimiglia volea dare tutta la gloria della nuova Accademia, al Principe Filiberto di Savoja, e disse che il Conte di Castro solamente l’avea adombrata, cioè concepita. Ma gli Atti Senatorii del 1622 si conservano una provvista nella quale è detto che il Conte di Castro aveva già « fondata » I Accademia; tanto che nel 16 febbraio di quell’anno 1622 era proposto di edificare una casa per l’unione delli Accademici», ed era data facoltà al Senato « di potere spendere la somma di onze duecento cinquanta pro modo per potere dare principio alla fabrica della detta casa». E questa Ac- cademia è quella che si conosce col nome de’ dell’ Ingegni, della quale l’Auria dice, parlando del Conte di Castro, «rinnovò in Palermo 1’ Ac- cademia dei bell’Imgegni e letterati Palermitani, nell’anno 1621, ed a questa memoria si pose nel Palazzo del Pretore la scolpita iscrizione marmorea » (1). Ma se il Ventimiglia diceva innanzi al succeduto Vicerè Filiberto di Savoja, che il Conte di Castro avea « adombrata » quell’ Ac- cademia che allora pigliava il titolo di Aaccesi, si deve intendere per l’Ac-

(1) V. Storia cit. dei Vicerè f. S3. Questa iscrizione non più esiste nella Sala delle

lapidi, e non sappiamo dove si trovi.

I: PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

cademia de’ bell’Ingegni e letterati Palermitani, rinnovata, come dice l’Auria, dal Conte di Castro, l’antica Accademia degli Accesi: senza di che il Ventimiglia non avrebbe detto che 1’ Accademia dei Riaccesi fu <adombrata » dal Conte di Castro, i Riaccesi avrebbero potuto dire che alla loro storia e vita accademica di cento anni appartenevano le Rime pubblicate dagli Accesi nel 1771, 72, 75. potevano restare do- cumenti, siecome desiderò il Parisi, di questa Accademia che si ere- dette titolata dei degl) Ingegni; « fiorita nell’ anno 1621 sotto il governo del Conte di Castro». Chè dopo pochi mesi della provvista del Senato del 16 febbraro 1622 (1), nel novembre dello stesso anno veniva Viceré il Principe Emmanuele Filiberto di Savoja, e questo nuovo Vicerè ,

DO ag

giunge lo stesso, Auria, «rinnovò in Palermo 1 Accademia degli elevati Intelletti ed alti Letterati Palermitani, alla quale fu dato un altro nuovo nome di /?iaccesi, per l’ Ingegnosa Impresa fatta dal dot- tissimo Don Pietro Corsetto, del /'ucé/e col motto : A pro degli altri» (Op. cit. 85). L’Auria medesimo ci fa capire che 1’ Accademia dei degli lage- gni o degli Elevati Intelletti, era già V Accademia antica degli Accesi , cominciata a rinnovare dal Conte di Castro, e meglio stabilitasi, pi- gliando il nuovo nome, sotto il Principe Filiberto di Savoja, appena par- tito il Conte di Castro.

L'Accademia si radunava nel mercoledì di ogni settimana nelle ore pomeridiane; e morto immaturamente di pestilenza il Vicerè Emmanuele Filiberto di Savoja, senza che il Senato avesse già provveduto alla re- sidenza dell’ Accademia, si raccolse dopo il 1524 nella Casa dei PP. Teatini in S. Giuseppe, poi verso il 1650 in S. Nicolò presso il Convento di S. Fran- cesco, e indi dopo alcuni anni nella famosa Cappella di S. Giorgio dei Ge- novesi dentro il predetto Convento. Abbiamo conservati nella Biblioteca Comunale il testo dei «Capitoli dell’Accademia dei signori Riaccesi di Pa- «lermo aperta nel 1622 in Palazzo, e riaperta nel Convento di S. Fran- «cesco nel 1655, essendo Principe di essa l’Illustre signor D. Gregorio « Castelli, Conte di San Carlo, Primo Assistente il signor Abbate Don « Carlo Napoli, Secondo Assistente il signor Don Orazio Alimena » (2). Dai quali Capitoli si rileva che il Magistrato Accademico era composto dal Principe, così come nell'Accademia degli Accesi, da due Assistenti, dal Segretario, e da due Censori; che la lingua dei discorsi o delle le- zioni da tenersi in Accademia doveva essere o la latina, o la italiana, o la spagnuola; che non era permesso disputare di materie religiose o po-

(1) V. Documento III (2) V. Documento IV.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 15 litieche; che si leggeva da una cattedra, e si vedevano disposte in or- dine, come nell'Accademia della Crusca, le [Imprese degli Accademici; che si discutevano problemi proposti dal Principe ad Accademici desi- gnati a disputare nell'adunanza stessa. Molti discorsi ci lasciarono stam- pati o ancora inediti i Riaccesi, chè « fiorirono in essa (Accademia) , dice il Parisi, i migliori ingegni del passato secolo », cioè del secolo XVII ; poichè, aggiunge il Mongitore , erano in essa arrolati letterati non meno riguardevoli in nobiltà che in erudizione e dottrina, non sol di Palermo, ma anche della Sicilia, e di altre città fuori del Regno »: e quantunque ebbe pure delle scissure, donde nacquero gli Animosi del 1642, protetti dal Vicerè Giov. Alfonso Enriquez de Cabrera e dal Senato della città (1), tuttavia l'Accademia resistette vigorosa fino all’anno 1682, tanto che gli A7%mosì ritornavano nel 1647 ad essa, innestando la loro Impresa dello Sciame di api, col motto Virgiliano,

Ingentes animos angusto in pectore versant,

sulla impresa dei Riaccesi, poi divenuta in parte la Impresa degli Ac- cademici del Buon Gusto (2). Il Mongitore, o ignorò o non volle tener conto dell’opera del Conte

(1) Così il Parisi: « Fu ella eretta ad onta dei Riaccesi, e vi si arrolarono eecellenti letterati, come si legge in un’opera di Gio. Pietro Crollolanza suo Accademico, nella quale ne fa una breve relazione. Portò per sua Impresa uno Sceiame di Ap? col motto cavato dall'ottavo della Georgica: Ingentes animos angusto in pectore versant» f. 15. E il Mongitore: « Per una scissura avvenuta in quest'Accademia dei Riaccesi nel 1642 ‘fu fondata l'Accademia degli A7ndmosi di Oreto, e scelse per impresa uno Sciame d’A pi volante sopra un campo di fiori, col motto preso da Virgilio, Georg. 4 Ingentes animos angusto în pectore versant. > È

(2) « Voi intanto, diceva il Parisi agli Accademici del Zon Gusto nel 1718, non iscegliendo fra queste facoltà (le materie degli studii dell’Accademia) se non il migliore, imiterete l’ingegno nobilissimo delle Api, Corpo di vostra Impresa, che assaggiando il più eletto di mille fiori, coll’istessa elezione l’approvano, e però ben vi conviene l'Epi- grafe Qbant et probant » f. 19. Il Mongitore avverte sul proposito dell’ Accademia del Buon Gusto: «Ha per corpo d’ Impresa un campo con varie piante, a' quali volan le api per raccogliere il mele, col motto 40bant et probant. » V. Disc. premesso alle 227me degli Ereini, p. V. E altrove nota, che Autore della Impresa dell’Accademia del Buon Gusto fu D. Ignazio Colletta, allora Canonico, poi della Compagnia di Gesù, il quale stampò un discorso col titolo : « Discorso sopra l'Impresa della Accademia Palermitana del Buon Gusto recitato a 17 dicembre 1721, stampato insieme co’ Statuti dell’Accademia in Napoli nel 1723 da Felice Mosca. » Aggiunge queste breve parole : « Professa (VAe- cademia) l’Esercizio della critica, a cui molti desiderano moderazione.» V. Lettera sul l'Accademia di Sicilia, nelv. ms. Qq, E, 32, f. 98, della Bibliot. Comunale di Palermo.

16 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

di Castro e della deliberazione del Consiglio Comunale e del Senato per la residenza dell’Accademia, prima che venisse in Palermo il Principe Filiberto di Savoia Vicerè, scrivendo recisamente : «nel 1622 rinacque la Accademia Palermitana degli Accesi, che pigliò il nome di /?iaccesi ». Ma prima di tutti, gli stessi Riaccesi dichiaravano in un Memoriale che è trai manoscritti della Biblioteca Comunale presentate ‘nel 1665 al Vi- cerè perchè permettesse al Senato di Palermo di concedere alla loro Accademia « un luogo proprio dove fare le sue adunanze » (1), essere gli stessi sotto nome di /giaccesi, degli antichi Accesi, adducendo la loro esi- stenza secolare, a cominciare dal 1568, e il merito della pubblicazione di più volumi a stampa, che erano i volumi appunto pubblicati dagli Accesi nel 1571, 72, 75. Si legge in quel memoriale : « L'Accademia dei Riaccesi di questa Città dice a V. E. che per lo spatio di cento anni si è sem- pre mantenuta con molto decoro, come attestano gli autori che seri- vono di Sicilia, e come meglio palesano le opere uscite da Lei, tra le quali sono le Rime dedicate al signor Marchese di Pescara, e al Duca di Terranova, allora Viceré : essendo sempre stata frequentata non solo dai migliori Ingegni, ma da tanti Cavalieri o Prelati; onorata talvolta dalla presenza dei signori Viceré , e del Senato , nel Palazzo Pretoriano del quale si è talvolta raunato » È ben chiaro che i Riace cesîi comparsi con questo nome nel 1622, non potevano dire nel 1665 di essersi mantenuti con molto decoro « per lo spatio di cento anni», se non ritenendosi continuatori degli Accesî del 1568, diversi dal- l'Accademia che già avea « adombrata » il Conte di Castro nell’ anno stesso della loro comparsa. i

Erano passati 43 anni, da che il Consiglio del Comune aveva deli- berato la fabbrica di una casa per residenza dell’ Accademia, e asse- gnato la somma per la spesa. Ma nulla si era fatto e per questo pare che il Senato avesse permesso di radunarsi talvolta nel Palazzo Sena- torio; sicome è detto nel Memoriale di quell’anno 1665.

I discorsi che i Riaccesi diedero alle stampe durante il secolo XVII si trovano notati nella Lblioteca Sicula del Mongitore, ma i più sono inediti o dispersi, e bisognerebbe ‘andarli raccogliendo dalle raccolte manoscritte delle nostre Biblioteche. Del solo Vincenzo Auria esistono due volumi manoscritti col titolo « Discorsi Accademici del Dottor Don Vincenzo Auria Gentil’ Uomo Palermitano, nell’ Accademia de’ signori

(a)

Riaccesi di Palermo detto l’Unito » (v. 2 Qg, O. 25, e 24); discorsi che

(1) V. Documento V.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 17 furono recitati nello spazio di più di trent’ anni nell’ Accademia pre detta, pieni di molta dottrina, e sopra non leggieri argomenti letterari e critici. Non dirò delle poesie latine e toscane pubblicate per diverse occasioni dai Riaccesi dal 165353 sino al 1700, con Vultima stampa che conosciamo intitolata La Cetra dei Riaccesi di Palermo ete; fra le quali stampe la più importante sarebbe quella del 1658, cioè « Le scintille «della selce, saggio dell’Accademia dei Riaccesi di Palermo, cioè le Im- «prese degli Accademici ed aleune Poesie, con Oratione in lode di Santa « Rosalia, Vergine Palermitana »; e mi affretto alla mia conclusione sul- l'argomento assunto, con le parole che il Mongitore scriveva verso il 1714 (quattro anni prima che sorgesse l'Accademia detta del Buon Gusto) cioè : « Hujus Academiae (dei Riaccesi) fercor et ignis post nonnullos an- nos ertinctus est, at iterum veaccendi bonarum literarum amantissimi eroptant, Deoque auspice quamprimum ejus gloriam revivescere non de- sperant. » (Bibl. Sic. t. II). E veramente nel 1710 moriva l’ Auria, e pochissimi restavano dei Riaccesi degli ultimi anni del secolo prece- dente. Ma nel discorso inaugurale che leggeva il Parisi alla nuova Ac- cademia del 1718 istituita nell’ antico Palazzo del Principe di Santa Flavia, Don Pietro Filangeri, diceva di vedere rinnovato in quella no- bile adunanza «di tutte le altre e l’imprese e lo spirito », e la bella Ode che si recitava in quella occasione, cioè «per l'apertura dell’ Accade- mia del Buon Gusto» da uno degli Accademici, era intitolata : Oda alli Riaccesi: volendo significare che continuava nella nuova Accademia la precedente degli accesi, rinnovata con nuovo titolo, e con modifica- zione nello stemma o Impresa usata; nella quale, più volte rifatta, re- stavano le Api che dagli Anzmosi erano passate nella Impresa dei Riace cesì, e da questi passavano all'Accademia del Buon Gusto. Il poeta rav- visava negli Accademici radunati 180 anni or sono nel Palazzo del Principe di Santa Flavia, gli Accademici del Principe Vicerè Emma- nuele Filiberto di Savoja, e però cantava, rivolto agli adunati ;

Nuovo valor, nuova virtù trasfuse Giove alla vostra mente : e quasi non fosse stata interrotta la secolare vita delle Accademie Pa- lermitane, soggiungeva : Lode a te dunque, dei bei studii madre, Palermo : e richiamando quelli stessi che tacevano, ma pur vivevano, li invitava, Al canto or Voi tornate, E Voi stessi lodate. (1)

(1) V. il nostro Discorso sopra citato L'Accademia del Buon Gusto, ete.

18 PER IL CENTENARIO, DEL TRASFERIMENTO

Erano innanzi alla sua fantasia quasi ritornati a’ loro studii i Riac- cesi del 1622; come nelle loro adunanze questi avevano visto e sentito lo spirito e l’alito stesso degli Accademici del Marchese di Pescara, gli Accesi del 1568 raccolti dal Conte di Castro, e come affidati al Principe Filiberto, sotto cui presero nuovo nome. Nello stesso anno che sorgea l'Accademia che pigliò nome dal Buon Gusto, nasceva altra Accademia detta dei Geniali, di cui faremo in altra occasione la storia; sorgeva dopo due anni, che viveva 1’ Accademia del Buon Gusto, lacosì detta Colonia Ore- tea degli Arcaidi di Roma, e nel 1730 si costituiva l'Accademia degli Ereini, sotto l’indirizzo e le cure indefesse del Mongitore. Ma nessuna di queste Accademie si credette e si disse erede dei Riaccesi, come nessuna di quelle del secolo innanzi fece risalire le sue origini agli Accesi. S

Permettetemi, adunque, o Signori, che io con gli occhi della fantasia mi appresenti riuniti quì con noi a festeggiare questo giorno il Vicerè Marchese di Pescara co’ suoi Accesi, il Principe Filiberto di Savoja co? suoi /iaccesi, il Principe di Santa Flavia, Don Pietro Filangeri, coi pa- dri nostri Accademici del Buon Gusto, e li vegga stretti in unica famiglia, a decoro di questa dotta Città: lasciate che io possa in nome della” oggi Reale Accademia di Sienze, Lettere e Belle Arti di Palermo, sa- lutare Pietro Caggio, Leonardo Orlandini, Pietro Corsetto, Gaetano Cot- tone, primi. Presidenti delle Accademie sudette, come gloriosi Autori di tanta bella eredità che ci hanno tramandata, aspettando da noi che sia sempre degnamente conservata, felicemente accresciuta. Lasciate che auguri alla Città di Palermo che il suo illustre Magistrato Mumici- pale continui le tradizioni avite e l’antico favore agli studiosi e al no- stro Corpo Accademico, favore che, cominciato col Vega, col Marchese di Pescara, col Conte di Castro, col Principe Filiberto di Savoja , col Principe di Caramanico , continuato coi Pretori del secolo XVIII, siamo sicuri non ci verrà mai meno, e finora possiamo lodarcene, co’ Sindaci, con le (Giunte e co’ Consigli Comunali, che reggono e reggeranno le sorti di questa nobilissima Città. L'antico Genio e laromana Aquila di Palermo proteggeranno sempre il fwoco e il lambicco degli Accesi, e dei Riaccesi, l’industre e sapiente lavoro delle Api degli Animosi e del Buon Gusto; chè questa Città non dimenticherà mai che alla Corte di Re Gu- glielmo « qui conveniva d’ogni professione gente, come dice il Buti; quivi erano li buoni dicitori in rima d’ogni condizione; quivi erano li eccel- lentissimi cantatori; quivi erano persone d’ogni sollazzo che si può pen- sare virtudioso ed onesto». Non scorderà facilmente che «i Siciliani fur già i primi», e che alla Corte di Federico e di Manfredi, affollata

Ti

aisi

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 19

di dotti arabi, greci, latini, di poeti, di filosofi, di ambasciadori di Re e di Sultani, quel che di eccellente producevano pur gl’ Italiani usciva dalle Regie Aule di Palermo, si che poteva scrivere Dante, « tutto quello che i precessori nostri composero si chiama sSzezliano; il che ri- tenemo ancor noi, e i nostri posteri non lo potranno mutare » (De Vulg. Eloq. c. XII). Se questa Città non ha obbliato che dal suo porto usciva il navilio degli Ammiragli Margaritone e Giorgio alle imprese di Oriente, donde veniva carico di rari marmi, di oro, e di preziosi tessuti, ad ab- bellire questa allora bellissima e felice Metropoli del più potente Regno dei secoli XII e XIII; che il nome dei Re di Sicilia era temuto da Tri- poli e Tunisi al Marocco, e che Ruggero Re potè vantare di aver tri- butaria l'Africa, e usare in faccia agl’ Imperatori di Costantinopoli il ti- tolo di e d'Italia; se ancora ricorda qui in Palermo essersi celebrati i trionfi della guerra d’Africa e delle battaglie di Lepanto, da Carlo V Imperatore e da Don Giovanni d’Austria; non dimenticherà mai fra le mille sue glorie questa della sua principale Accademia durata per tre secoli, e fra le più antiche che vanti l’Italia. Che se la palma è il sim- bolo delle più eccelse glorie, io non posso meglio conchiudere i miei augurî a questa Città, che coi versi di un nostro poeta musulmano del secolo XIT: «0 Palme de’ due mari di Palermo! che vi rinfreschino continue, non interrotte mai, copiose rugiade ! » (1).

V. Di Giovanni

(1) V. AMARI, Storia de? Musulmani, vol. INI, p. 797. Firenze 1572.

AR (DUE

DOGO MASINERI

irpef de

DOC

Dalle Rime della Accademia degli Accesi di Palermo etc. stampate in Palermo per G. Mattheo Mayda. MDLXNI.

« IMustriss et Eccellentiss. Signor »

«Non è già cosa nuova, e di maraviglia piena, quei frutti, che sogliono pro- durre gli Ingegni di virtuti amatori, solersi presentar, et didicar altrui, ma ben ci par cosa strana, e più del modo biasimevole, di quelli farne un presente a mani non meritevoli. Noi havendo insieme messo molti componimenti della lingua italiana siamo stati tutti di comune parer et voglia di offerirli et consa- crarli a.V. Ee. parendoci che sicome accesi dell’amor delle virtù habbiam fatto di noi questa poca esperienza, che fossero in Lei assai ben collocati et apogiati, la qual è tutta accesa dell’ amor di quelle, lasciando perciò da parte quel- l’altro merito, et è che V. Ec. sia nato del Sangue Illustre e chiaro d’Avalo, onor et splendor dell’ Italia, anzi di tutta la Cristianità. Si degnerà adunque accettar queste nostre Rime volentieri, perchè le sieno state da tutta 1’ Acca- demia di buon cuore presentate, come anco per esser quei primi frutti, che mai Accademia di questa Città o d’ altro luogo di Sicilia solessi presentare, onde Ella accettandoli con lieto volto, come tutti ci promettiamo , e cei dovemo pro- mettere dalla sua singolar bontà e cortesia, cagionerà in noi valor et effetto tal per lo avvenir, che la ci farà più atti et più pronti, a produrle frutti di mag- gior qualità e riputatione; e le bacciamo umilemente le mani. »

Il Vicer® Marchese di Pescara concedeva licenza di stampare le composizioni dell’Accademia, con lettera « Magnificis Academicis Accademiae Accensorum Felicis Urbis Panormi », in data «ij Junii MDLXX »: e facevano revisione delle Rime raccolte per permettersene la pubblicazione , i dotti domenicani fra Gi- rolamo Fazello e fra Tomaso a Monaco, Consultori del S. Offizio.

22 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

DOGE

Dal Vol. Ms. (Originale ) 2 ag D. 18 della Biblioteca Comunale di Palermo.

CAPITOLI DELL'ACCADEMIA DEGLI ACCESI DI PALERMO Del modo di entrare

Collui che vorra entrari facci una supp. sottoscritta di sua mano conti- nenti il desiderio che tiene d’entrare, Questa si legga per lo Cancelliero dinanti tutti gli Academici che saranno allhora presenti. E concorrendo di loro la maggior parte d’accettarsi, si pigli tempo otto giorni per pigliare l’informatione delle lettere, vita e costumi del supplicante. Et alla seguente coadunanza cia- scheduno, dirà il suo parere nel Bussolo con una palla, non palesando ne entro ne fuori, ne ad Academico ne ad altra sorte di gente il suo voto, ne quello del compagno scorgendolo, sotto pena d’esser abolito dalla Academia: e vincendo la maggior parte, entrerà. Avertendo che chi porterà la supplica sottoscritta d’altri che dal supplieante, o che farà prattiche o ritoglierà voci in favore 0 in disfavore d’alcun supplicante, sia suggietto a la sudetta pena. i

Delle Persone che non debbiano accettarsi

Chi haverà inimicizia con alcuno degl’ Academici non entrerà, e basti che questa inimicizia sia nota al Principe. Nemeno il maledico o il macchiato d’in- famia notabile. Nemmeno quelli che non saranno di ottima vita, e letterati o compositori nella Lingua Greca o Latina, o Toscana (1).

Della entrata del Nuovo Academico

Non debbia esser accettato il nuovo Academico nella Academia, ne sotto- seriversi nel numero degli Academici, che prima non gli siano letti li Capitoli per lo Cancelliero, et intesi e piacendoli, debbia confermarlo con parole e poi sot- toscriversi.

Si guarderanno gli Academici di trattar cose in pregiudicio del compagno, ne meno cose malediche contra alcuno e tanto più contro Principi, Prelati o altri Officiali, preminenti. Verseranno in emendare i loro componimenti, in leg- gere lettionj di purgati autori, in fare Orationi o Discorsi, in guisa tale che non si vegna a trattar cose pertinenti alla Chiesa ne a governo di Stato par-

(1) Qui seguiva: « Escludendo totalmente quei della sola favella Siciliana: » ma fu cancellato tirandovi sopra una linea collo stesso inchiostro usato nel testo. Le cancellature che si trovano nel ms. ci. fanno cre- dere che sia la prima bozza, che si dovette leggere in Accademia, quando si approvavano questì Capitoli.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 25)

ticolare. Queste lettioni, Orationi e discorsi si registreranno, essendo del registro meritevoli. Due volte l'anno habbiano di mandare alle stampe opere loro. E chi mancherà (essendo però nella città e non essendo impedito di giusto impe- dimento) di dare in queste due volte continue in un anno aleume delle sue cose,

Sia suggietto alla sudetta pena. Della (Creatione del Principe

La ereatione del Principe sia ogni prima Domenica di Marzo e duri il suo governo un anno, il quale finito, per un altr’ anno sia Consigliero, et a con- correre un’ altra volta vacherà un altro anno. (Questo governo non si possa

giamai confermare e collui che 71 proponesse incorreria nella sudetta pena (1). Del modo che se have a tenere in crear il Principe

Si aduneranno gli Academici la p.* Domenica di Marzo ogn’ anno nel loco stabilito, et ivi di que’ la maggior parte venuti, il Principe che haverà di uscire pregherà tutti che lascino le passioni proprie e guardino all’ onore et all’ utile dell’Academia, e di poi farà leggere per lo Cancelliero il sudetto Cap.o e questo e l'altro che segue. E ciò fatto si leggeranno i nomi di tutti gli Academici , de quali si sceglieranno due ehe haverranno più palle nel SI. I nomi di questi duo scelti si seriveranno in due polisette, ciò è in una umo, nell’ altra 1’ altro; le quali polisette si mostreranno publicamente a tutti gli Academici, e poi involte si metteranno à sorte in una berretta e si faranno cavare da un putto: quello che uscirà sarà detto Principe. Così ancora si farà la ereazione del secondo Consigliero , e chi in queste creationi farà prattiche o procurerà favore per se o per altri, s'intenda incorso nella sudetta pena; così ancora chi darà la palla in favore a preghiere d’alcuno (2).

Come il Principe debbia essere admesso alla possessione

Il Principe uscito che resta Consigliero, creato che sarà il nuovo Principe pigli informatione della realtà di tal ereatione, et trovandola conforme ai Capitoli al primo aggiuntamento li dia il possesso. Ma ritrovando il contrario, si farà uscir fuora quel nuovo Principe et alla Academia mostrerà l'errore commesso. Il che affermandosi, il Principe eletto perderà il Principato e sarà casso. Però questa informatione ha di costare a tutti gli Academici che non saranno sospetti (3).

Nella creatione del nuovo Principe si faccia o lettione o Oratione 0 Discorso.

Non si facci Cap.° ne cosa alcuna concernente alla Accademia che non siano

(1) Tutta questa rubrica è segnata da due linee per traverso. (2) Anche sopra tutta questa rubrica è tirata una linea traversale. (3) Questa rubrica è fin a questo punto pur traversata da una linea.

24 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO almeno cinque Academici, e coneorrendo il detto numero possino accomodare quello che gli parerà. (1)

Quello che si havirà trattato nell’ Academia, uscito che sarà 1’ Aeademico fuori 1’ habbia a palesare ad huomo vivente, ne anco al proprio Academico che quel giorno non vi fosse intervenuto, sotto la sudetta pena, e basti ehe di ciò vi sia la relatione di due Academici non sospetti.

Sia l’aggiuntamento degli Academici il giorno della Domenica, e non si man- cherà in quello giamai senza legitima escusatione, avertendo a ciasecheduno che mancando per tre aggiuntamenti continui non si facendo escusa alcuna, sia casso, et escusandosi sia admesso.

L'ordine del sedere

Nel sedere il Principe il primo, il Consigliero che fu già Principe passato tenga il secondo loco, l’altro Consigliero il terzo, e di mano in mano gli altri Academici secondo l’anzianità loro. E leggendosi e venendo alcuno ad intendere che fosse d’altra Academia, se ci dia il loco appresso il Principe e Consiglieri, e se li facci honore, et avvertisca quello farlo intendere innanti perche si possa ricevere più honoratamente. Avertendo che se entrasse Academico alcun Signore di titolo quello preceda tutti gli altri Academici nel seder publico appresso al Principe e Consiglieri. Et ben vero che nel collocar l’impresa ogni Academico la porrà nel suo loco non avendo riguardo a persona aleuna.

(2)

a

Il Principe ne altro Academico non debba dare ne offerire ne dedicare l’opera dell’ Academia senza il consentimento del corpo della Academia, sotto la pena di esser privato del principato e del numero degli Academici; e dedicate che saranno le opere non si possano spargere innanzi di haversi presentato alla persona dedicata (:). É

(4)

Non potrà entrare Academico chi non giunga alla età d’anni ventidue, e di questa età ne porterà informatione con fede.

(1) Pare che manchi il titolo della rubrica.

(2) Pare che anche qui manchi il titolo della rubrica, cha avrebbe dovuto essere delle opere e delle compa- sizioni dell'Accademia e degli accademici.

(3) Quest'articolo è scritto sopra la prima redaziona così espressa: « Il Principe non debba dedicare o presentare opera senza il consentimento del corpo della Academia, sotto la pena sopradetta. »

(4) Questa breve rubrica apparterrebbe per le due prime righe illa e rubrica, in principio di questi Capitoli; per il resto alla rubrica, che si ha pur senza titolo, delle opere e delle composizioni dell'Accademia

e degli Accademici. .

“i

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 25 Volendo qualsivoglia Academico componere qualsivoglia compositione sua particolare sotto nome di Academico, debbia quella opera portare in Academia e sottometterla al giudizio di essa, altrimenti sia casso dal numero degli Aca- demici. (1)

Della possessione de’ libri dell’Academia

Putti i libri pertinenti all'Accademia debbiano stare in potere del Cancelliere e da lui se ne debbia havere particolar cura durante il suo officio fino alla nova creazione del novo Principe e novo Caneelliero, al quale il veechio celi conse- gnerà, e così succederà di mano in mano in ogni nova creazione. E di questa consignazione se ne farà far cautela.

Nella morte di alcun Academico il terzo giorno della sua sepoltura si aggiun- teranno gli Academici di mattina, e faranno cantare una messa di morti, la quale finita si leverd uno Academico a chi dal Principe sarà imposto, et in lode di quel morto reciterà una Oratione funebre.

DOC. III.

Dall’ Archivio Comunale di Palermo, e dal volume CONSIGLI CIVICI, anno 1611-1630, f. 188 e seguenti

Die 16 febr. V indict 1622

Congregato Consilio per Ilustrem Senatum hujus felicis urbis Panormi absente spectabile de Bononia jurato, in Palacio ipsius urbis in numero copioso, fuit per Ilustr. Dom. Jeronimun de Diana et Septimo Praetorem praepositum per modum ut infra, videlicet:

Avendosi con l'autorità et favore della Ex.* del signor Conte di Castro nostro Vicerre fundata laccademia delle belle lettere in questa città la quale con le altre grandezze che tiene resplendirà la sua fama per tutto il mondo et conve- nendo si abbia di edificare una casa per |’ unione delli accademici si pregano alli SS. Ill. acciò vogliano restar contenti di darle aleuno agiuto per potersi dare principio a honorata Impresa.

Essendo | accademia delle belle lettere una opera cossi grande veramente fandata in questa città di ordine e con l’autorità della Ex.* del signor Conte

(1) Quest'articolo è del carattere stesso della correzione e delle giunte fatte al precedente.

26 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

di Castro nostro Vicerre che contanto animo l’ha fundata In questa città così come dalli SS. Il. vien preposto. Son di parere l’Ill. Senato habbia potesta di potere spendere la somma di onze duicento cinquanta promodo per poter dare principio alla fabrica della detta casa’ di così grande et famosa: accademia di belle lettere, et questo è il mio parere rimettendomi a questi mici SS. et hono- rati citatini. i (seguono le firme ) Eodem Fuit conclusum votatum et determinatum per omnes de supradieto consilio Juxta votum et parere datum per supradietum Don Vincentium La Rosa Synda- cum et Procuratorem generalem hujus felicis urbis Panormi. Unde cte.

DOC, IV. Dal Vol. Ms. Qa. F. 34-35 n. 6 della Bibl. Comunale di Palermo

CAPITOLI DELL'ACCADEMIA DE’ sIG. RIACCESI DI PaL. aperta nel 1622 in Palazzo, e riaperta nel Conv. di S. Pranc. nel 1653, essendo Principe di essa VII. sig. D. Gregorio Castelli, Conte di S. Carlo; Primo assistente il sig. Abb. D. Carlo Napoli, secondo Assistente il signor D. Orazio Alimena.

PROEMIO .

Avvenga che per favore e buona volontà di questi Signori Principe ed As- sistenti, ed affetto di tutti gli Accademici, à ritornato a ripigliarsi la mostra Accademia, acciò che in essa non occorra qualche inconveniente, come suole avvenire in tutte quelle cose , nelle quali non v'è ordine, s'ha deliberato for- mare, e pubblicare i presenti Capitoli, affinchè colla loro osservanza non avvenga . cosa, che possa attraversare, nel proseguire un’impresa così lodevole, e di gran pregio alla Patria nostra, la quale come ne gli antichi tempi non traviò mai dal dritto sentiero della virtù, così al presente si mostra sempre attissima nelle buone e virtuose azzioni.

Dell’elettione degl’ ufficiali Capo I.

Primieramente s’ha stabilito, che nel primo giorno d’aggiuntamento nel prin- cipio di febbraro si debba creare il Principe cogl’altri Ufficiali, ciò è due assi- stenti, secretario, e censori, e quest'ultimi saranno due, o più, secondo parerà

più opportuno per facilitare la censura.

DELLA ACCADEMIA DEI BUON GUSTO ZI Il tempo di tutti l’ufticiali sarà d’ un anno, ed il Principe potrà essere con- firmato col voto di tutti gli accademici, ma gli ufficiali vacheranno per un anno, e potranno essere confermati dagli accademici.

Dell'ufficio ed Autorità del Principe CAPO 2.

Il primo e miglior luogo nell'Accademia sarà del Principe; egli ha Autorità di far cancellare quell’ Accademico, che contraverrà ai Capitoli, col voto degli assistenti; ma prima prometterà in mano del secretario l’osservanza di essi Ca- pitoli facendoli leggere una volta ogni due mesi. Tiene anche autorità d'aver due voci in tutte l’occorrenze: averà cura insieme con tutti gli assistenti di far intimare dal secretario tutte le materie che vorrà o in discorso, o in lezione, o altra sorte di composizione in prosa, per l’aggiuntamento. Delle quali materie ve ne sono le seguenti, che sono prefisse, e stabilite, cioè Vl orazione funerale nella morte degl’accademici, che sono ufficiali, o altra persona segnalata, ii Panegirico nelle feste de’ nostri santi, e sante Palermitane ; l’orazione funebre nell’essequie del nostro Redentore, la quale si potrà recitare in un giorno della . Settimana santa, che parerà più commodo. Avvertendo, che il discorso, ò let- tione, si potrà fare in lingua latina, italiana, o spagnuola, e che quando gli parerà potrà fare avvisare dal secretario un accademico a discorrere sopra un problema e fare assignare due ò trè degli Accademici alla risposta di esso pro- blema, col voto ancora d’ essi assistenti: la quale risposta la potranno fare in breve discorsetto, ò pure in qualche composizione in verso.

Dell’Ufficio degli Assistenti CAPO 3.

Gli assistenti, come si chiaro dal nome istesso, hanno il secondo luogo col Principe e devono assistere con lui in determinare, e provedere le cose del- l'Accademia, stabilendosi, che essi anno due voci, come il Principe. Giureranno in mano del secretario l'osservanza de’ nostri Capitoli. Non trovandosi il Prin- cipe nell'Accademia, farà l'ufficio in sua vece 1’ Assistente di man destra; ed in sua assenza quello di man sinistra, e se non vi sarà il Principe ne alcuno degl’Assisienti, si potrà differire l’aggiuntamento.

Dell'Ufficio del Sceretario CAPO 4.

Il secretario tenerà un libro de’ presenti capitoli, un Bollo degl’ Accademici,

28 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

un altro dove si noterà il ricevimento e l’entrata degl’Accademici, le loro can- cellattioni, e le ereationi di tutti gli ufficiali dell’ Accademia, ed in oltre due altri libri, in uno dei quali registrerà 1’ imprese, e nell’ altro i componimenti degl’Accademici, che saranno revisti da censori, così in prosa, come in verso; doverà ancora publicare la materia, della quale s’avrà da trattare nell’aggiun- tamente da venire, prima stabilita col Principe , et Assistenti; e per fine egli conserverà tutte le compositioni degli Accademici così in prosa, come in verso, le quali a lui saranno portate doppo d’essersi recitate, acciò che poi se ne faccia la scelta per mandarsi alle stampe : il che si farà coll’ intervento del Principe, e degli Assistenti, di esso Seeretario, e de’ Censori.

Dell’ Ufficio de Censori Capo 5.

I Censori rivederanno e correggeranno tutte le sorti de? componimenti , che a questo effetto saranno dati dagl’ Accademici, e sottoserivendoli col proprio nome li restituiranno a coloro che gli l’averanno dato, e questo s’intenda .per le stampe, e per quelle giornate, che parerà ai signori superiori.

Dell’Aggiuntamento dell’Accademia Capo 6.

Il giorno prefisso dell’Accademia sarà il Mercoledì, rimettendo al Principe ed agl’Assistenti di trasferirlo, se verrà occasione di far 1’ aggiuntamento in altra giornata, per qualche particolar sollennità. S'ineomincerà l'accademia ad ore 22: gl’accademici sederanno in giro per ordine della Cattedra, acciò che possano dir commodamente , e che siano intesi da tutti. Nessuno leggerà compositione a nome d’ altri, senza licenza de’ superiori. Che si facciano componimenti circa la materia del discorso per ogni aggiuntamento; Che nel recitare componimenti in lode di alcuno, non si possa fare, senza aversi fatto prima vedere ai Cen- sori, ai quali rimettiamo di non far dire più di tre, o quattro simili composi- zioni. Che nessuno possa dir componimenti a memoria, perchè scordandosi si materia di riso. Nessuno reciterà cosa troppo oscena, in biasimo d'altri, ne lodar persona infame, vituperar uomo conosciuto in nessuna maniera. Non si potranno leggere compositioni siciliane, se prima non si dirà qualche cosa in lingua italiana, o latina, riserbando al Principe di permettere che qualche persona a lui benvista possa recitare solamente poesie siciliane. Che nel recitar Componimenti. alquanto lunghi si rimetterà a quel, ehe parerà ai Censori, i quali giudicheranno, se si possa dir simile cosa, secondo la brevità, o lunghezza del tempo. Che non si possa disputare nell’ Accademia cose della santa fede, ne meno di quelle di Stato. Finalmente il corpo dell'accademia si ha determi-

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 29 nato che non s'intenda esser fatto, se non vi saranno venti Accademici, e che na- scendo controversia trà gl’ Accademici , colui che non vorrà quietarsi alla de-

cisione fatta dal Principe, ed Assistente, potrà essere cancellato. Del modo di rvicerversi nuovi Accademici e delle loro conditioni Capo T.

Si ha stabilito, che quello, che vorrà esser aggiunto al numero degl’ Acca- demici debba supplicare al Principe, ed in assenza di esso, gli Assistenti, quali commetteranno ciò a due Accademici, nell’informarsi dell’ abiltà del supplicante, ed essendo degno sarà proposto nell'Accademia, e se vi concorrerà la maggior dell’Accademici,,sarà rieevuto, e nel seguente aggiuntamento potrà far l’entrata, promettendo in mano del secretario l'osservanza dei presenti Capitoli.

Della precedenza degl’Accademici e delle loro imprese Capo S.

S'osserverà, che il primo luogo nell'Accademia, come s'è detto sia del Prin- cipe, il secondo del primo Assistente, il terzo del secondo Assistente ed il quarto del Secretario. Tra gl’ altri non vi sarà luogo di precedenza, ma sederà cia- scuno come vorrà, avvertendo a tutti di aver riguardo agli Accademici antichi d’età grave, e di letteratura. Si determina similmente, che tutti gl’Accademici abbiano a fare la loro impresa ed imporsi al loro nome.

Della lettura dei Capitoli Capo 9. Finalmente s’ ha stabilito che i Capitoli si debbono leggere una volta ogni due mesi. Che ogni Principe cogl’ Assistenti debba promettere in mano del se- cretario la di loro osservanza come s'è detto di sopra, e che ogni anno si po-

tranno riformare con aggiungervi, levarvi, secondo sarà di bisogno, e parerà opportuno, acciò che sempre l'Accademia sia guidata colle dovute osservanze.

Ss

5 PER IL CENTENARIO DEL: TRASFERIMENTO

DOC Dal Vol. Ms. Qa. E, 16 (n. LIV) della Bibl. Comunale di Palermo

di mano di D. Giacinto M. Fortunio.

: Ill.mo Senato IU. et Ecc.mo Nig.'e

«L’Academia dei Raccesi di questa Città dice a V. E. che per lo: spatio di cento anni si è sempre mantenuta con molto decoro, si come attestano gli Au- tori che scrivono. di Sicilia, e si come meglio palesano le opere: uscite da lei, tra le quali sono le rime dedicate alli Sig. Marchese di Pescara e Duca di Terranova allora Vicerrè, essendo sempre stata frequentata non solo da migliori Imgegni, ma da tanti Cavalieri e Prelati, honorata talvolta dalla presenza de? sig. Vicerè, e del Senato, nel Palazzo Pretoriano del quale si è talvolta raunato.

« Ma perchè non ha mai potuto haver luogo proprio, dove far le sue Adunanze, mendicandolo da case di Religiosi e simili, stando perciò soggetta a molti in- convenienti, si è talvolta interrotto il corso di honorevole esercizio. E perchè Ecc. Sig., non vi è cosa che maggiormente nobiliti la città quanto le lettere, supplica per tale V. E. voglia restar servita per via del Trib. del Regio Pa- trinonio dispensare che I'Ill.mo Senato di questa Città possa spendere quel che sarà bisogno per concedere un luogo perpetuo ad essa Accademia (come sarebbe a proposito nelli Magazzeni a faccia la Casa di Platamone, quali sono stati e sono al presente vacanti ) (1), come ha fatto perl’ Academia dei Medici, che tutto ricevirà a grat. ut Altis.»

Questa Domanda è la originale, e porta per titolo all’esterno nel mezzo: Mem.le dell’Academia de’ Raccesi di questa Città‘ « con la provvista» D. Che IIll.mo Senato di questa città possa spendere quello che sarà bisogno per concedere un «luogo perpetuo ad essa Academia. » Ì

Merendino. » (nella piegatura di lato nella parte superiore : Pan. die 10 Aug. 1665 Ill.m Senatus Informet. R.° pr.tte de Ca- nello, 97.

nella parte inferiore : Reg." Caf. 7 ff. 282).

(1) Queste parole chiuse in parentesi sono aggiunte nel margine del Memoriale, ma dello stesso carat-

tere che si erede di Giacinto M. Fortunio,

SU LA ORIGINE, LE VICENDE E IL RINNOVAMENTO

DELLA

ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE E BELLE ARTI

se ——-

Come nel secolo passato al 1749 l'Accademia dei Fisiojatrici celebrò il centenario del suo rinnovamento alla presenza del Senato, così la R. Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti, già Accademia del Buon Gusto, festeggia oggi il centenario non della sua prima fondazione, ma

cdel suo rinascimento ch’ebbe luogo nel 1791, quando il Senato le con- cedette degna sede nel Palazzo Comunale (1).

L'Accademia Medica sorta nel secolo XVII, e quella del Buon Gusto nel XVII, sono durate assai più a lungo che le altre molte nate e fi- nite dopo più o men breve esistenza, e luna e Valtra, dopo varie vi- cende, si rifanno così :

Come piante novelle Rinnovellate di novella fronda.

A questa festa solenne sono intervenuti, oltre un eletto uditorio, il Prefetto della Provincia, rappresentante anche, per speciale delegazione, il Ministro della Pubblica Istruzione, il Sindaco e la Giunta, ai quali tutti rendiamo le più vive grazie, perchè la loro presenza dimostra in quanta considerazione essi tengano gli alti studî e le adunanze scien- tifiche.

Indizio di civiltà e di cultura sono infatti le adunanze dei letterati e degli scienziati che intendono promuovere il progresso delle lettere

(1) V. Appendice N. I. Iscrizione dettata dal chiarissimo professore Can. Giuseppe Montalbano per ricordare il centenario del trasferimenso dell’Accademia nella Casa Co- munale. c

ZONA PER IL CENPENARIO DEL TRASFERIMENTO e delle scienze, facendo convergere ad unico scopo gli studî e le fati- che loro.

La Sicilia in ogni età ha avuto Accademie incominciando dal secolo di Federico II che nel suo Reale Palazzo adunava il fiore dei poeti, e vi si poetava nella favella che prima in Palermo, poi in Bologna ed infine in Firenze ebbe origine, ingentilimento e stabilità di forma.

Nei secoli XVI e XVII: parecchie ne fiorirono in Palermo fra le quali son degne di speciale ricordo quella degli Accesi (1568) e l’altra dei Riaccesi (1622) che tornò in vita la prima e durò fin quasi al finire di quel secolo.

Nella seconda decade del XVIII, spente pressocchè tutte le Accade- mie di Palermo, come notava Domenico Schiavo, « parve conveniente «una nuova promuoverne che valuta fosse a svegliare dalla loro pi- « grizia gl’ingegni per altro acuti e fecondi dei nostri nazionali, e a « Migliorare insieme e ad accrescere lo splendore. delle belle arti, della « erudizione si sacra come profana, delle scienze più sublimi e più . « nobili, inselvatichite per così dire e tralignate in gran parte » (1).

Se si guarda nella storia letteraria di un popolo, si vedono sorgere adunanze letterarie, or con uno or con altro indirizzo, e in tutte alitare il medesimo spirito che è quello della coltura e del progresso delle let- tere o delle scienze, e in questo spirito tutte si congiungono e s’iden- tificano.

La nuova Accademia del secolo XVIII, (2) sorta circa 30 anni dallo spegnersi di quella dei Riaccesi, parve col suo largo programma in rinnovare di tutte le precedenti le imprese e lo spirito, come di- ceva nel 1719 Vincenzo Parisi (3).

Promotori ne furono il dotto Girolamo Settimo Marchese di Giar- ratana ed il diplomatico G. B. Caruso (4).

(1) Domenico ScHTAVO, Saggio sopra la Storta Letteraria e le antiche Accademie della Città di Palermo e specialmente dell’ origine Istituto e progressi dell'Accademia del Buon Gusto, nel vol. I dei Saggi di Dissertazioni dell’Accademia Palermitana del Buon Gusto, Palermo, 1759, presso P. Bentivegna.

(2) Vedi appendice N. II. Elenco delle opere e degli opuscoli in cui si ragiona del- l'Accademia del Buon Gusto che fu poi Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti.

(9) Parisi Vincenzo, Discorso, ossia Ricerca delle Accademie Palermitane, 1719.

(4) Ricordiamo qui i nomi dei fondatori dell’Accademia, che furono: l'Abate G. B. Ca- ruso, Don Antonio Ventimiglia Conte di Prades, Don Girolamo Settimo Marchese di Giarratana, l’Abate Don Giuseppe Gioeni, Don Fortunio Ventimiglia Valguarnera, Abate Don Francesco Cizza, Abate Don Giuseppe dei Marchesi di Lungarini, Don Simone Ca- talano, Barone Don Andrea Noto, l'Abate Don Giovanni Traceuzzi, Don Emanuele Ba- rone Astorga, Don Francesco dei Baroni di Niureni, Don Giuseppe Filangeri, il Mar- chese Antella e Don Nicolò Lopresti.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 353

La nuova Accademia vagheggiata in casa di Pietro Filangeri Prin- cipe di S. Flavia, presso cui i dotti di quel tempo trovarono onesto ricetto, venne tosto costituita e ordinata, ed il Filangeri mecenate e principe ne fu acclamato; onore che più tardi egli volle si concedesse ad altri ragguardevoli personaggi. Il suo palazzo fu la sede in cui il sodalizio si convocò per oltre 14 lustri.

Vizioso e scorretto, in quel tempo, era in Italia ed in Sicilia, il gu- sto nelle lettere. Richiedevasi una riforma, una propaganda di sane dottrine. Onde è che Ludovico Muratori, fra le molte sue opere, pubblicò due trattati: Sul Buon Gusto, Sulla perfetta poesia, nei quali con istile dimesso porge tanto tesoro di dottrina da sbaldanzire qua- lunque degli odierni cultori di estetica.

L'Accademia Palermitana, mirando a dare migliore e più sano indi- rizzo alle lettere, s’intitolò dal Buon Gusto.

Le prime leggi di essa furono edite in Napoli a 10 febbraro 1722.

Triplice n’ era lo scopo : la erudizione sacra e profana, lo studio delle antichità, delle medaglie, dei costumi, dei riti, e la critica dei buoni autori; lo studio della vera eloquenza così sacra come pro- fana , così in prosa come in verso ; la buona filosofia , cioè a dire l’arte det buon pensare, o sia la logica, la morale, la metafisica , la matematica, fisica sperimentale e le sue parti, chimica, anatomia e sto- ria naturale.

Il campo che dischiudeasi ai socî era vasto; scienze naturali, scienze filosofiche , letteratura. La poesia non ne era bandita, ma si voleva quella che in eletto stile sapesse dare maturi e filosofici frutti.

Libertà nella scelta dei temi: libertà di seguire in filosofia qual si- stema meglio piacesse. Dovea farsi un discorso sacro il lunedi santo, altro giocoso nell'ultimo lunedì di carnevale , e qualche orazione fu- nebre in morte d’illustri Accademici.

L'Accademia reggevasi da un principe, da un direttore, un segre- tario e sei censori che costituivano la Giunta. i

Oltre il principe, un protettore dovea promuovere i vantaggi degli Accademici, e colla sua autorità difender questi presso i magistrati.

Il principe sceglievasi sopra una terna, e durava un anno. Il di- rettore occupava il secondo luogo, designava gli argomenti da discu- tersi: soprintendeva agli affari letterarii, firmava gli atti e le lettere.

Il segretario e i censori eletti dal principe, stavano in carica due anni, come il direttore.

La prima impresa ch'ebbe la nostra Accademia fu una frotta d'api che vaga sui fiori e ne liba il meglio col motto « Libart et probart. »

b)

PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

Le ragioni, onde i socî furono indotti a prendere quella impresa, le udirete dalle parole dell’ Abbate Colletta che lesse all’ Accademia intorno a questo argomento, un discorso scritto in bella forma, se ne togli qualche raro accenno al seicento. }

« Fu risoluto, dopo un lungo esame, dipingere una frotta d’api in atto « di volare ai fiori per estrarne i sughi più saporiti insieme e più utili

A

a farsene un purissimo mele. E perchè il solo andar elleno dalle piante < fiorite, non può compiutamente esprimere il disegno di volerne suc- chiare il meglio, perciò si è aggiunto (come una forma a specificar la materia) quel motto « Libant et probant » . Impresa senza fallo bellissima, « per adombrare la finezza di quel Buon Gusto che è il carattere di « questa novella Accademia.

«Ben accomodata è adunque universalmente la metafora del Buon « Gusto al buon giudizio, e tanto è da lungi il più contrastarla che anzi «in più provincie del mondo, oggi è passata in una locuzione naturale. « E compiuta soddisfazione già ne han data parecchi uomini giudiziosi < e più che tutti i due gran saggi dell’età nostra, Bernardo Trevisano (1) «e Ludovico Muratori. Così adunque convenevolmente han fatto i più

A

À

CS

«saggi di cotesta adunanza che hanno rassomigliato il loro buon giu- « dizio al gusto delicatissimo delle Api e si sono intitolati Accademia « del Buon Gusto» (2).

Le api furon dunque tolte ad impresa perchè esse raccolgono i succhi più dolci, e a specificare meglio la materia vollesi aggiungere il motto Libant et probant, simboleggiando così il fine gusto che l'Accademia in- tendeva seguire e diffondere. Le api ebbero già a loro stemma gli Animosi (3) che si riannodarono ai Riaccesi, dai quali si erano da pochi anni distaccati, ma per essi le api rappresentavano l’obbietto della loro associazione e del loro titolo, e però vi aggiunsero il verso virgiliano;

Ingentes animos angusto in pectore versant (4) che l’Amici elegantemente volse in italiano

e grande animo ferve nei picciol petti.

(1) Vedi Appendice N. III. Bernardo Trevisano.

(2) Discorso sopra l’impresa dell’Accademia del Buon Gusto. Napoli, 1722.

(3) Nel 1642 il nobile Giuseppe del Voglio fondava sotto gli auspicî del Senato IAc- cademia degli Animosi. i

(4) Georgica, IV, v. 83.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 575)

Le adunanze ebbero cominciamento a agosto 1718, e le prime dis sertazioni versarono ad illustrare quei punti proposti dal Muratori nel secondo libro del suo Zon (Gusto, indi gli Accademici si occuparono di ogni scienza ed arte.

L'Accademia venne tosto in fama tanto in Sicilia che fuori, e V'es- servi ascritto fu reputato singolare onore. Il celebre Muratori ne volle esser socio.

Il Senato invitava I Accademia a scrivere le iscrizioni da scolpirsi sulle porte della città come allora si usava. Ad un socio di essa fu dato incarico di descrivere le storie dei nostri primi monarchi e i disegni dlelle antiche palermitane medaglie per la superba galleria del palazzo reale. AIL’Accademia, come oracolo di sapienza, si rivolgevano le altre città del regno e la stessa città di Messina, per illustrarsi da lei i punti più intricati della storia siciliana.

Dichiaratosi nel 1732 S. Tommaso protettore del Sodalizio, i pa- dri di S. Cita ottennero che una solenne adunanza in onore del sommo filosofo e teologo si tenesse ogni anno nella loro Chiesa.

L'Accademia del Buon Gusto fu in quei tempi 1 arena in cui si esercitavano e si affinavano gl’ingegni, e divenne pei giovani un cam- po di cognizioni e di scienza. Vantò difatti fra i suoi i più dotti ed illustri personaggi così stranieri che nazionali, discusse ed agitò le quistioni di maggiore importanza per. la nostra storia.

Sull’esempio della nostra sorsero in Sicilia altre Accademie che co- lonie di essa vennero appellate (1).

A mezzo il secolo fu chiamato a reggere 1’ Accademia Domenico Schiavo, uno dei più insigni letterati di quel tempo, che fu gagliardo di mente, come operosissimo nel promuovere gli studî fra noi. Diè forte impulso ai lavori dei socî con l'esempio e l'autorità sua; per ri- muovere alcuni abusi corresse lo Statuto (2).

Stabili biennale l'ufficio del principe, otto censori, un prosegretario, uno storico dell’Accademia.

Mentre dopo il 1750 i reggitori del Sodalizio avevano obbligato gli Accademici a discorrere per lo meno otto volte l’anno sui punti più dubbi della storia di Sicilia, egli desiderando che la storia si scrivesse con sana eritica e con lo studio dei documenti, restrinse a sei i discorsi di

(1) In Aleamo (1756), Gangi (1756), Castelbuono (1756), Milazzo (1757), Marsala (1777). (2) V. Doxexico Scniavo, Dissertazione sopra la necessità è i vantaggi delle leggi

Accadeniche nei Saggi di Dissertazioni dell'Accademia Palermitana del Buon Gusto.

56 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO argomento siciliano con alternativa di altri su storia, lettere e filosofia, oltre quello in lode di San Tommaso di Aquino.

I discorsi scrivevano in italiano , come già si era praticato sin dall’origine, potendosene recitare due soltanto in latino.

Ciò che meglio giovò a far conoscere e apprezzare l’importanza e l'utilità della fiorente Accademia, fu il volume dei Saggi di disserta- zioni Accademiche edito nel 1755 e intitolato al Principe di S. Flavia. Esso conteneva lavori eruditi dello Schiavo , di Salvatore Di Blasi, Nicolò Gervasi, Gaetano Barbaraci, Agostino Tetamo, Giuseppe Santa Croce, i quali trattavano di argomenti siciliani: Sulle antiche Accademie Sulle leggi dei Siciliani-—Sulle Università di Sicilia—Sulla utilità della storia na- turale e specie della Siciliana—Sopra vasi figurati e sopra tazze Suggellate.

Dal seno dell’Accademia del Buon Gusto sorgevano altre minori e qualcuna levossi emula di lei: furono quella dei Geniali, la Colonia Ore- tea d’Arcadia, quella dei Rassodati, degli Argonauti, dei Pastori Breini, dei Pescatori Oretei, ma non riuscivano ad ecclissare la fama della prima. Interrottasi però la incominciata pubblicazione dei Saggi di dis- sertazioni, venne fuori nel 1758 la colossale raccolta di opuscoli di au- tori siciliani che Salvatore Di Blasi condusse e sostenne per ben 20 anni, della quale usci in 20 volumi una prima serie, 1758-1778, e ri- pigliatasene dopo dieci anni la pubblicazione, una seconda serie ne fu continuata fino al 1797. ;

In questo periodo, nel 1776, l'Accademia mutò la sua impresa , s0- stituendo alla frotta di api svolazzanti su’ fiori, 1’ aquila palermitana con la lingua in fuori, ed un nastro che la ricinge con la leggenda : S. P.3Q. P. Urbs foelix corona regis et regni caput; intrecciato ai piedi un altro nastro col verso oraziano :

Intaminatis fulget honoribus.

Sotto laquila l’immagine del vecchio Palermo, con lo scettro alla sinistra e il serpente alla destra, entro la conca d’oro.

La quale impresa, a differenza della prima che significava il Buon Gusto, voleva indicare che 1’ Accademia era palermitana. sotto il mo- dulo del diploma veggonsi due medaglioni; quello a destra rappresenta Vespasiano arrigante ai soldati col motto « Adlocutio » ; quello a sini- stra Diadumeno con intorno le parole: « P’rénceps iuventutis. >

. Vespasiano che, come scrive Svetonio; <ingeria et artes maxime fovit» significava il protettore delle lettere e delle arti ch'era per l’Accade- mia il Principe di S. Flavia, sotto. il cui patrocinio e nella cui casa

essa era sorta.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO Bri

Diadumeno, figlio all'imperatore Macrino, e morto appena decenne, nel 217, poco dopo il padre, per mano del carnefice; /’rinceps duventutis con il quale titolo si chiamavano gli Augusti figli degl’ imperatori, rappresenta il figlio del Principe di S. Flavia Conte Cristoforo Filan- gieri, il quale sin dalla più fresca giovinezza acquistò virtù e dottrina.

Protettori dell’ Accademia furono gli arcivescovi di Palermo Mon- signor Domenico Rosso (1745-47), Monsignor D. Giuseppe Melendez (1748-51), Monsignor D. Marcello Papiniano Cusani (1754), Monsignor D. Serafino Filingeri Cassinese, Monsignor D. Ferdinando San Seve- rino (1776)(1); del Cusani lesse l’elogio Alfonso Airoldi e del San Severino il prof. Francesco Cari.

La casa dei S. Flavia si chiuse inaspettatamente verso il 1790 al- l'Accademia sotto il pretesto che il Principe dovea trasferirsi in Baghe- ria, siechè l'Accademia priva di sede e senza mezzi poco mancò non si estinguesse.

Allora n’era principe Gaetano Cottone Mazza Principe di Castelnuovo, e direttore il Padre Salvatore Di Blasi, il cui nome nella storia lette- raria del secolo XVIII viene a buon diritto ricordato con grande rive- renza. Si rivolsero al Senato i reggitori del sodalizio chiedendo una sede entro il Palazzo del Comune.

Il Senato, essendo pretore il Principe di Pandolfina Ferdinando M. Monroy, considerando quanto fosse degna cosa ospitare nel suo palazzo l'antica Accademia del Buon Gusto; « perchè non mancasse alla gio- ventù studiosa l'esercizio degli studî e delle belle lettere, e per salvare dalla rovina questa illustre Accademia, unica restata nella Capitale delle molte che un tempo fiorirono », fe’ buona accoglienza alla do- manda e ne riferì favorevolmente al Vicerè Don Francesco D'Aquino Principe di Caramanico (2).

Questo Principe riformatore, che nulla intralasciò perchè le arti belle e tutte le utili lettere fossero qui avute in istima e coltivate, a 5 lu- glio 1791, rispondeva :

(1) Vedi Memoria della Accademia Palermitana del Buon Gusto nell'opera del Pollaci- Nuccio : Le iscrizioni del Palazzo Municipale, trascritte, tradotte e iMustrate. Palermo. Stab. tip. Virzì, 1566-88.

(2) V. Appendice N. IV. Lettera del Senato al Vicerè Principe di Caramanico.

10

55 PEL IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

Eccell.mo Signore ,

«Avendo ascoltato quanto V. E. ha riferito con rappresentanza del 17 del passato luglio in soddisfazione dell’ incarico datole in seguito dell’antecedente sua rappresentanza dei 28 maggio relativa alla istanza del Corpo degli Accademici del Buon Gusto, vengo in approvare che l'Accademia continui li suoi letteraii esercizî, e coll’autorità supplisco a quella mancanza di approvazione che sembra rilevarsi dalle carte ch’Ella ha acchiuso.

« Approvo ancora che V. E. dia all'Accademia il luogo nella Casa Senatoria per potersi adunare, e permetto finalmente che aprisse la prima adunanza con orazione gratulatoria e con poetici componimenti pel felice ritorno degli adorabili nostri Sovrani a Napoli.

«Lo partecipo all’E. V. in risposta per sua intelligenza e governo, e Nostro Signore la feliciti come desidera.

Palermo 5 luglio 1791

« PRINCIPE DI CARAMANICO »

Con la quale lettera il Vicerè da una mano con la propria autorità riconosceva l'Accademia come ente morale, mentre fino a quell’ anno essa non avea ottenuto la personalità civile, come prescrivevasi dal di- spaccio dei 14 luglio 1738, e dall’ altra assentiva che il Senato desse degno ricetto nel suo palazzo agli Accademici per le loro adunanze. Da tanto favore incontrato ben rilevasi, che essa.era ritenuta vanto e decoro della città. Il Senato per questo atto di benevolenza verso l’Ac- cademia venne dichiarato suo mecenate.

Sia lode dunque al Senato che fu cortesemente largo di ospitalità al- l’Accademia e le concesse le insegne, e sia lode ai Decurionati e ai Consi- gli Comunali che quel privilegio le hanno costantemente mantenuto.

Il 5 luglio è data notevole nella storia dell’Accademia. Da 100 anni la nostra sede è stata in questa nobile casa, e qui le nostre adunanze solenni, qui le private.

E qui fu pure l'archivio nel quale si conservavano tutti gli atti, i capitoli, le lettere, ed ogni altra scrittura spettante all’ Accademia. L’ archivio, però , più non vi esiste, si sa quando venne tolto via dal luogo a ciò designato. E le antiche carte e le memorie dei socii andarono in gran parte perdute.

L'Accademia adesso non ha che i registri e le carte più recenti,

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO Pt) registri e carte che vanno in giro da una casa all'altra dei Segretarii (ienerali. E questo continuo movimento di va e vieni non cesserà se non quando il Municipio, per l'obbligo assunto, non assegnerà un luogo ove gli Uffici si possano convenientemente tenere.

La prima adunanza ebbe luogo il 22 novembre con grande cerimo- nin e con l'intervento del Senato e degli Ufficiali nobili della città. Vi intervenne anche il Vicerè. Il cav. Gaspare Palermo vi recitò il di- scorso di inaugurazione ed il Cassinese P. Antonio Gaetani un’orazione gratulatoria pel felice ritorno dei Sovrani da Vienna; seguirono le poesie.

Il fausto trasferimento della sede dell’ Accademia nel Palazzo Mu- nicipale fu ricordato nell’anno 1792, a perenne memoria, in una lapide marmorea che esiste in questa grande sala delle Lapidi (1).

al Comune siamo debitori della sola sede, ma anche di una as- segnazione annuale che nel 1792 fu di onze sette, e nell’anno appresso ritenuta insufficiente, fu aumentata ad onze 24; assegnazione che di tempo in tempo è venuta sempreppiù elevandosi.

Una nuova impresa s'introdusse allora, cioè l'aquila senatoria con in petto la frotta d'api che volano ai fiori e ne libano il meglio col motto « Libant et probant. » i

La sede ed una discreta dote non bastano a mantenere in fiore la Accademia, occorrendo che chi ne sta al governo sappia bene indiriz- zarla ai suoi fini, e che i soci degni di far parte del sodalizio , lavo- rino alacremente a vantaggio delle lettere e delle scienze, e che questi lavori si pubblichino.

Si modifica nel 1800 in qualche parte lo Statuto e si stabilisce che l’Accademia si convochi in ogni anno 16 volte; alle antiche adunanze solenni aggiungendosene due altre pel Natale e per S. Rosalia.

Il volume dei Saggi di dissertazioni pubblicato nel 1800 e dedi- cato al Senato col quale si chiude il secolo XVII e la prima serie de- gli Atti, pure essendo di minor valore del primo, contiene due prege- voli lavori sopra è sistema di migliorare l'agricoltura in Sicilia di Camillo Gallo e sul lanificio di Marco Antonio Averna.

Nelle adunanze si sarebbero letti discorsi sopra temi liberi, ma una metà,con alternativa, dovea versare sopra punti riguardanti la Sicilia, ossia la sua storia ecclesiastica e civile, il suo commercio, le arti, le produzioni, le lettere, il governo.

(1) V. Appendice N. V. Iserizione che ricorda il trasferimento dell’Accademia nel Pa lazzo Municipale.

40 PER IL CENTENARIO DEL TRASPERIMENTO

Nell'anno 1801, si rinnovò interamente lo Statuto, essendo pretore il Principe di Torremuzza, e principe dell’Accademia il cav. Gaspare Palermo, e direttore Don Raffaele Drago Cassinese. (1).

Il Barone Giuseppe Maria Guggino consultore nella Suprema Giunta di Sicilia, avea nel 1788, per incarico del Governo, dettato un disegno di Accademia di Agricoltura, Arti e Commercio , ossia un’ Accademia Agraria economica, un istituto d’incoraggiamento quale presso di noi fu istituito nel 1833. Il disegno del Guggino non fu recato ad effetto.

L'Accademia del Buon Gusto rifacendo nel 1801 le sue leggi, si in- formò in parte a quel concetto, proponendosi a fine l'avanzamento delle scienze, e specialmente dell’agricoltura, delle industrie e del commercio ed accennando a pratiche esperienze. In cinque. classi fu divisa, sedenze intellettuali, naturali, esatte, letteratura e belle urti; ma questa divisione ri- guarda le scienze tutte, le lettere e le arti, ma nessuna riferiscesi specialmente all’agricoltura, alle industrie e al commercio.

Nello Statuto si dava larga parte alla poesia, permettendosi la lettura dei componimenti poetici, dopo l’ elogio dei defunti Socii Accademici; e particolari Accademie dovendosi tenere per nozze ‘e parti reali, morti di sovrani, insediamenti di viceré e di arcivescovi. In poesia la me- diocrità non è consentita dagli Dei, dagli uomini, come diceva Orazio. Questo parnaso accademico era segno di decadimento. E però lo Scinà lamentava la povertà delle Accademie, almeno di quelle che prometter possano in Sicilia utilità alle scienze e. alle lettere.

I soci si distinsero in classificati, emertti, onorari, corrispondenti, can- didati. Cinquanta socii classificati, e dei primi, forse anche il primo, fu Giovanni Meli. Si stabilirono concorsi a premio.

Un direttore, cinque censori, un segretario, uno storico, costituivano il magistrato accademico.

Essendo presidente Ignazio Scimonelli , avvocato, giureconsulto e poeta, si fuse nel 1818 con quella del Buon Gusto l'Accademia Siciliana che pur da lui reggevasi (2). Nata questa nel 1745 col titolo di Pescatori Oretei in casa del Principe di Lampedusa, e risuscitata nel 1790 col ti- tolo sopra detto, ebbe per iscopo la coltura del nostro simpatico ed ef- ficace dialetto, che allora si piacquero battezzare i nostri col nome di

(1) V. Appendice N. VI Le costituzioni del 1501. (2) V. Appendice N. VII. Notizia sull’Accadenia Ste/lana.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 4i lingua ; si scriveva nell’ antica in sola poesia, nella nuova in prosa che in verso.

E si stabili che le adunanze fossero una in lingua italiana ed una in lingua siciliana, che il segretario dell’Accademia dovesse essere per- sona idonea a sapere scrivere in ambo le lingue, e che degli otto censori quattro fossero capaci di scrivere anche in siciliano.

Cotesta fusione avvenne sotto gli auspici del pretore Giuseppe Riggio principe di Aci. Nella prima adunanza che l'Accademia Siciliana tenne nel Palazzo pretorio , il presidente lesse un grazioso sonetto di occa- sione (1).

Nel 1822 il Governo pubblicò un regolamento per le Accademie let- terarie, essendo Luogotenente il principe di Cutò. E la nostra, secondo le novelle prescrizioni, venne riordinata e divisa in quattro classi , che sono: scienze naturali ed esatte, legislazione, morale sperimentale © belle arti, in cui entrano la poesia, l’eloquenza, l’architettura.

Il titolo di direttore mutossi in quello di presidente. Allo Scimonelli venne conferita la presidenza a vita. V’ era un vice presidente e un segretario generale: erano anche i direttori e segretari di classe. Decennale 1’ ufficio di presidente, quinquennale quello di vice presi- dente : il segretario generale, i direttori ed i segretarii di classe sta- vano in ufficio due anni.

Quando qui rinnovavasi l'antica Accademia del Buon Gusto, sorgeva nel 1824 in Catania per opera di illustri professori di quell’ Ateneo, I’ Accademia Gioenia, la quale si accinse a discorrere i campi della storia naturale e specie a illustrare gli animali, le piante e le terre di Sicilia. E dal 1825 sono venuti fuori gli Atti di quella dotta Ac- cademia dei quali 20 volumi (1825-1844) formano la prima serie, e già si è incominciata la quarta.

Vuoi pel tremuoto del 18253, vuoi per la reazione che ebbe luogo negli anni che seguirono il movimento del 1820, l’ Accademia Palermitana riformata non si apri che nel 1826, e cominciò per essa una vita novella.

Nelle periodiche adunanze si lessero da’ socii interessanti memorie fra le quali son da ricordare, quelle del naturalista abate prof. France- sco Ferrara, dell’avvocato Filippo Foderà, cultore di scienze morali e naturali, non che della musica, del canonista can. prof. Stefano Di- chiara, dello storico e diplomatico sac. Luigi Garofalo, del dotto elle-

(1) V. Appendice N. VIII. Sonetto di I. Scimonelli.

42 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO nista Giuseppe Crispi, del musicista abate Giuseppe Bertini, dell’av- vocato e storico Celidonio Errante e di altri parecchi valentuomini (1).

Giova qui ricordare che nello anno 1826 il presidente Scimonelli e Francesco di Paola Sampolo mio padre, (2) non mediocre letterato, dotto canonista ch'era socio della Accademia, si adoperarono efficacemente presso il Decurionato. e ottennero che la dote dell’Accademia fosse ele- vata ad onze 66 (3).

Reggeva allora la Sicilia, qual Luogotenente Generale, il marchese Pietro Ugo delle Favare. Egli fiero dell’ alto ufficio che occupava e della grazia di re Francesco, porgevasi al popolo con fasto sovrano. Si iniziarono in quel tempo le vie regie, si migliorò la condizione dei poveri dementi, fino allora tenuti peggio che belve; trasferito altrove lo spe- dale di S. Bartolomeo, si fondò presso Porta Felice la Casa del Santo Spirito ove si accolgono gli innocentini. Mons. Di Giovanni istituì il legato per incoraggiamento agli studii classici (1825). Mons. B. Balsamo innalzò lo Albergo: dei Poveri in Monreale, e la marchesa Ardizzone in Palermo un Orfanatrofio per ragazze messinesi.

Il marchese Ugo, se da una mano non dava requie a’ carbonari e mandava a morte il cav. Gaetano Abela, dall’ altra piacevasi del ti- tolo di proteggitore delle scienze e delle arti. E lui cantavano i poeti novello mecenate.

Intervenuto egli a 7 giugno1827 alla Accademiadi scienze e belle lettere, Filippo Foderà e Francesco Sampolo ne dissero le lodi, l’uno in terza rima, l’altro in versi latini.

Del primo riferirò i versi nei quali finge in una visione che il Piazzi addita l'Ugo come proteggitore dell’ Accademia.

Chi le chiavi tiene

Del cuor del re Francesco, e le volge

Che quante grazie vuol, tante ne ottiene : Costui che il grave peso ora soffolge

Dell’isola maggior del mar tirreno

Nella cruda stagione che l’avvolge, Ogni vostro desio può render pieno,

Voi proteggendo e l’adunanza vostra,

Ch’ei ben rammenta che le nacque in seno.

(1) V. Appendice N. IX. Elenco delle letture fattesi dal 1826 al 1831. (2) V. Appendice N. X. Cenno su Francesco di Paola Sampolo. (5) Deliberazione del Decurionato dell’aprile 1826.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 45)

Il Sampolo in eleganti versi esalta VUeo, e accenna al rinnovamento dell’Accademia.

De duce quamprimini Siculis renovabitur orbis. Plorcat hace aedes jam dudum sacra Camaenis, (1) His non posthabitis, doctae modo sacra Mlinervae, (2) Panditur hic quodewmque sinu natura reconditi (3) ('nctarum secreta patent primordia rerum

Officia hic hominis, divina humanaque juras (4) Publica tractuntur civilis commoda vitae;

Secula voleuntiu quamplurima tempore in uno, (5) Historia ut doceat moves instructa per aecumsi Artibus ingenuis quo nil praestantius unquam

Hic cultuss patrii decoris monumenta vetusti. (6) Hic datur ingeniis studiis gravioribus aptis, Musarum dulcis dum nos symphonia mulcet;

Praeside sub tanto sublimia quacecque navare.

Però verso il 1850 avvertivasi il decadere dell’Accademia. Scimonelli vecchio e malfermo di salute non poteva più intervenire alle adunanze; rilassati ed incuranti i soci. giovò a rilevarla da quello stato di lan- guore la nomina dell’ illustre economista e storico Saverio Serofani a segretario generale.

A darle nuova vita, si propose da alcuni socii al Luogotenente gene- rale, che, stante la rinunzia dello Scimonelli si fosse nominato presi- dente il primo tra i letterati siciliani viventi, Domenico Scinà. Ma, non accettata la rinunzia, le cose non mutarono.

Dopo il 18530 la Sicilia ebbe lieti i primi anni del regno di Ferdinando II, quando egli mandò qui a far le sue veci il fratello Leopoldo Conte di Siracusa, ed i Siciliani sperarono, ma indarno, migliori destini.

Fra le utili cose operate allora, annoverasi la riforma dell’Accademia. I nuovi statuti, stesi da Nicolò Cacciatore e da Filippo Foderà, si ap- provano dal Governo e da questo si nominano per la prima volta i soci. Mecenate viene eletto Leopoldo.

(1) Si accenna all'antico ordinamento dell’Accademia. (2) Riforma dell’Accademia nel 1822.

(53) Prima Classe. Scienze naturali ed esatte.

(4) Seconda classe. Legislazione.

(D) Terza classe. Morale sperimentale.

(6) Quarta classe. Belle Arti.

di PER IL CENDENARIO DEL TRASFERIMENTO

L'Accademia, smesso l’ antico titolo, assume quello di Accademia di Scienze e Belle Lettere, e sin d'allora appellasi Reale. Partiscesi in tre classi: scienze naturali, scienze ideologiche, morali e politiche , archeologia, belle lettere e belle arti. y

I soci si dividono, come per le costituzioni del 1801 in Affivi ( elas- sificati), Onorari, Corrispondenti, Collaboratori (candidati) ed Emeriti.

Sessanta i soci attivi sull’ esempio della Società Borbonica, cioè 20 per ogni classe, oltre due non residenti e tre stranieri.

Per provvedere al posto di socio attivo la Sezione cui appartiene farà una nota di non meno di tre eligibili indicando i rispettivi meriti ; sentito poi il parere del Comitato degli anziani, formerà la nota definitiva e motivata che rimetterà al Magistrato accademico. L’ Accademia sce- glierà fra’ notati nella lista.

Si potranno proporre dei premi, a’ quali potranno tutti concorrere, meno i soci attivi.

L'Accademia distribuirà in ogni tre anni tre medaglie, una per Se- zione, in premio di quelle fra le memorie lette da’ Soci attivi che at- terranno il voto di approvazione.

Il presidente e il vice presidente tenevano l'ufficio per cinque anni, il segretario generale per dieci; i direttori, e i segretari di classe per tre. Primo Presidente ne fu Giuseppe Lanza principe di Trabia e Se- gretario Generale Nicolò Cacciatore.

Serbata la novella impresa, le si annodò una corona di alloro nella quale leggonsi i nomi delle varie discipline scientifiche e letterarie che dovevano essere a’ soci argomento di studio.

La prima adunanza fu tenuta il 18 giugno 1832 alla presenza del Luogotenente Generale Leopoldo, e vi recitò un discorso per la inau- gurazione il marchese Tommaso Gargallo.

L'Accademia risorse a nuova vita.

Agli studi volgeano propizi i tempi, e li favoriva il Direttore Gene- rale di polizia. Si cominciò a pubblicare il Giornale di Scienze, Lettere è Arti per la Sicilia intrapreso da Agostino Gallo, continuato da Giuseppe Bertini, e poi condotto fino al 1842 da Vincenzo Mortillaro. Altro gior- nale usci dal 1852 al 1840, intitolato Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia, incominciato da Franco Maccagnone principe di Grana- telli, V. Mortillaro, A. Gallo, Antonio Di Giovanni Mira, Ferdinando Malvica.

Nel 1538, su proposta dell’ Intendente ‘principe di Torrebruna che affermava essere l'associazione in pieno vigore e ritener necessario di eccitare vieppiù lo zelo dei soci con mezzi stabili, la dotazione si ac- crebbe ad onze 80.

DELLA ACCADEMIA, DEL BUON GUSTO 4

Le letture sopra importanti argomenti di scienze, di letteratura e di storia patria si alternavano con frequenza: Giuseppe Crispi, Celidonio Prrante, Bernardo Serio, Gaetano Daità, Luigi (arofalo, Pietro Lanza ed altri siffatti onoravano coi loro discorsi Accademia (1), ma non pubblicandosi a parte gli Atti, mancava ad essa la vita esteriore che potea farla venire in fama presso le associazioni sorelle.

Eletto nel 1845 a reggere l'Accademia il principe di Granatelli Franco Maccagnone, letterato e patriota, diè vigorosa spinta allo istituto e iniziò una nuova serie di Atti con un volume contenente un suo bel discorso: Sulle vicende dell'Accademia, e lavori di scienze esatte e naturali dello Estiller, del Caleara, del Romano, del Todaro; un lavoro economico di ER. Amari, gli elogi dello Scinà e del Cacciatore , scritti da F. Napoli

e da (i. Cacciatore.

Il movimento per le riforme incominciato dopo la elezione a Papa di Pio IX, la rivoluzione del 1848, la reazione che seguì, furono cagioni che la nuova vita impressa dal Granatelli si rallentasse. Alessio Nar- bone e Giuseppe Romano della Compagnia di Gesù, dottissimo il primo in ogni ramo di letteratura e nelle scienze sacre, e il secondo filosofo e numismatieo, negli anni 1851-59 succedutisi l’uno all’altro nello uf- ficio di segretario generale, oprarono per rinnovare l'Accademia e pub- blicarono due altri volumi di Atti.

Il Narbone rifece nel 1854 gli Statuti precedenti che ridusse a forma più precisa, nulla di nuovo stabilendo, se ne togli la parificazione della durata del segretario generale a quella del presidente e vice-presidente.

Suo Mecenate avea 1 Accademia dichiarato nel 1852 il principe di Satriano Luogotenente generale del Re, per dimostrare che colui che avea vinto la rivoluzione siciliana, era da salutarsi non solo come lo instauratore dell’ordine, ma come il promovitore delle lettere e delle arti. A queste adulatorie manifestazioni accademiche non badò il popolo che avea veduto passar per le armi Garzilli e i suoi compagni per or- dine di quel principe, e sapeva come gemessero nelle segrete i giovani più baldi anelanti a libertà.

Furono allora cassati dall’albo dei soci i nomi di illustri letterati e scienziati i quali per la libertà della patria avevano con 1’ opera od anche solo con gli scritti partecipato alla grande rivoluzione del 48, Granatelli, Gaetano Cacciatore, Rattaele Busacca, Emerico Amari, Ema-

(1) V. Appendice N. XI. Flenco delle letture fatte dal 18532 al 1850.

46 PER IL CENTENAIO DEL TRASFERIMENTO nuele Viola, Nicolò Lanza Branciforti, Pasquale Calvi, Francesco Fer- rara, Vincenzo Errante, Francesco Perez. I quali nomi ricomparirono al risorgere dell’Accademia dopo il 1870, quando, caduta la dinastia dei Borboni, la Sicilia da 10 anni formava bella parte del regno d’Italia.

LaGiunta nel 1862 propose la inversionein favore della istruzione elemen- tare degli assegnamenti all’Istituto d’Imcoraggiamento, all’ Accademia Me- dica, e all'Accademia del Buon Gusto. La Commissione di Finanza, ben. comprendendo che se doveasi favorire e diffondere nel popolo la istru- zione elementare, non era punto conveniente togliere i mezzi al man- tenimento degli istituti scientifici, ripristinò gli assegnamenti. Il Con- siglio nella adunanza del 15 gennaro non seguì la proposta della Com- missione per le due Accademie, ma adottò quella della Giunta, a mag gioranza per quella del Buon Gusto, con un solo voto di meno per l’Accademia medica (1).

Era ben misera cosa l’ assegno di Dti 150 ossia di onze 50, affin di tenere in vita un’Accademia, e il Consiglio Comunale ispirato a larghe vedute avrebbe potuto raddoppiarlo. Negando all’ Accademia nostra. il sussidio per 70 anni da essa goduto, spegneva di un tratto il più antico istituto scientifico dell’isola ed uno dei più antichi d’Italia, il quale se in qualche tempo illanguidi ebbe pure i suoi vanti, le sue glorie, e ben poteva tornare al lustro dei suoi tempi migliori.

La vita del sodalizio si sospese per nove anni. Antichi accademici dopo pertinace insistenza riottennero la dote, essendo Sindaco Domenico Peranni di venerata memoria. Rinata l'Accademia ne fu presidente il principe Galati e segretario generale prima il prof. Giovanni Raffaele, e poi più a lungo il prof. Giuseppe Bozzo; il Galati e il Bozzo dotti letterati ed amantissimi della istituzione , lottarono con 1’ angustia dei mezzi per pubblicare gli Atti, e ne vennero fuori dal 1872 al 1884, a non lunghi intervalli, altri 5 volumi.

Si accrebbe allora la dotazione a L. 1000 quale fu dal 1358 al 1842, e poi nel 1885 a L. 2000; riconfermossi all’ Accademia il titolo di Reale; si rinnovò lo Statuto nel 1871, e rifatto un’altra volta nel 1884 venne approvato con sovrano decreto’ del 22 settembre, e 1’ Istituto prese il titolo di Reale Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti. Si conservarono le antiche sezioni che furono dette luna di Scienze naturali, la seconda di Scienze morali, e la terza di Lettere e Belle Arti; si conservò il numero dei soci attivi.

———_— *

(1) Vedi su questo argomento la polemica tra il Cormzere Sielliano e 2 Unità Politi

ca, anno 1562.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 4

(ili ufficiali dell’Accademia sono un presidente, due vice-presidenti, un segretario generale , tre direttori di classe, sei anziani, un segre- tario aggiunto, tre segretari di classe, un tesoriere pei quali tutti, lo ufficio dura tre anni.

In quest'ultimo periodo una nuova impresa è stata adottata, lo stemma reale con sotto l’ Aquila palermitana col collo rivolto in giù a destra che tiene ai piedi un nastro con le parole : Sub auspiciis SL P. Q. 1. con a’ fianchi rami d'alloro intrecciati con strumenti e oggetti d’arte, e con la civetta a destra. A’ quattro angoli si leggono le date importanti dell’Accademia; a sinistra in su Pr/mordia MDCOXVITI, in giù /irmata Senatoriis sedibus MDCCOXNCI, a destra in su /?egiu primum MDCCCXXXII, in giù Regia iterum MDOCCLXXXIV.

La nuova serie degli Atti si è chiusa col decimo volume pubblicato nel 1889. È

Le istituzioni scientifiche, questi organi centrali della vita intellet- tuale di un paese, non prosperano senza adeguati mezzi. I nostri sono impari ai bisogni.

Occorrerà che l'Accademia, risorta sotto il patronato del Municipio, abbia da lui, oltre la sede, un aumento di dote perchè possa meglio ri- spondere ai suoi fini. E se il nostro desiderio sarà benevolmente accolto, com'è da sperare, reggendo il Comune un illustre scienziato, il Sena- tore Paternò, il Consiglio Comunale acquisterà nuovo titolo di bene- merenza verso l'Accademia.

Nello statuto del 1801 si faceva assegnamento anche sulla liberalità dei privati. Doviziosi patrizi palermitani lasciarono i loro libri, nel se- colo passato e nel presente, alle pubbliche librerie, e Giuseppe Gioemi con esempio unico fondò una cattedra nella Università degli studi.

Fin'ora un solo ha pensato alla nostra Accademia, e non era un si- ciliano, ma un napoletano, il marchese Francesco Saverio D'Andrea. I congiunti lo dissero demente e ne impugnarono il testamento, e pende il litigio. È sperabile che alcuno dei nostri ci sovvenga di ge- nerosi aiuti.

Laboremus sarà la nostra divisa. Mensuali le adunanze, nelle quali i soci liberamente sceglieranno un tema di lettere o della scienza che col- tivano, e con alternativa si ragionerà ora di scienze naturali ed esatte, ora di scienze morali, ora di lettere e di arti; gli Atti, a vantaggio degli studi, pubblicati in ogni anno, non più a lunghi intervalli, come avven- ne per la Nuova Serie; i libri che ci si mandano ordinati in ben acconcio

45 PER IL CENTENAIO DEL TRASFERIMENTO luogo che ci auguriamo di ottenere, e resi utili ai soci. L' Accademia così ridesteremo a nuova e più rigogliosa vita.

In questa festa secolare in cui si rimemora la concessione dell’ospi- talità ottenuta dal Municipio, ci sia lecito di far questi lieti auspici per l'avvenire della palermitana Reale Accademia di Scienze, Lettere

Belle Arti.

Prof. Luigi Sampolo.

APPENDICE

INfa di

Iscrizione dettata dal chiarissimo professore Can. Giuseppe Montalbano per ricordare il centenario del trasferimento dell’Accademia nella Casa Comunale,

III NONAS IULII AN. MDCCOXCI R. ACADEMIA PANORMITANA SCIENTIARUM LITERARUM AC ARTIUM FADEM MAGNA IN AULA OLIM SALAZARIA QUO CONVENIT CENTESIMUM ANNUM RECURRENS COMMEMORATURA CUM ACADEMIA BONI GUSTUS E PRIVATIS AEDIBUS PETRI FILANGERII PRIN. S. FLAVIAE ANNUENTIBUS PP. CC. URBIS RT DECRETO PROREGIS PRIN. CARAMANICI IN PRAETORIAS HASCE SEDES TRANSLATA FUIT SUB AUSPICIIS S..P. Q. P. BENE OMINATUM SIBI DIEM ET NEPOTIBUS ATTRIBUENS FESTIS GAUDET INESSE SUIS D. EMANUELE PATERNÒ URBIS SYNDACO CAN. VINCENTIO DI GIOVANNI R. ACCAD. PAN. PRAESIDE.

50 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

INSIQIUE

Elenco delle opere e degli opuscoli in cui si ragiona della Accademia del Buon Gusto che fu poi Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti.

Saggio sopra la storia letteraria e le antiche Accademie di Palermo , spe- cialmente della origine, istituto e progressi dell’Accademia det Buon Gusto, del sac. D. Domenico Schiavo nel volume I dei Saggi di Dissertazioni dell’'Acca- demia del Buon Gusto, Palermo, 1755.

Della necessità e dei vantaggi delle leggi Accademiche, dello stesso, nel me- desimo volume.

Discorso ossia Ricerche sulle Accademie di Palermo, di Vincenzo Parisi, reci- tato nella nascente Accademia del Buon Gusto, Palermo, 1719.

Sopra Vimpresa dell’Accademia del Buon Gusto, dell’ Ab. Ignazio Colletta , Napoli, 1722.

Prospetto della storia letteraria del secolo XVILI, di Domenico Scinà, Pa- lermo, 1824.

L'Accademia del Buon Gusto, d’Ignazio De Contreras nei Discorsi sopra vari oggetti di pubblica utilità, Palermo, Tipografia Eredi Graffeo, 1830.

Sulle vicende dell’Accademia, discorso del principe di Granatelli nel volume I degli Atti dell’Accademia di Scienze Lettere e Belle Arti. Nuova Serie, 1845.

Relazione generale dell’Accademia Palermitana di Scienze e Belle Lettere, per gli anni 1850-51, letta nella tornata del 18 aprile 1852 da Federico Lanza Castelbrolo segretario della prima Sezione e tesoriere.

Relazione Accademica di Alessio Narbone, vol. II. Nuova Serie.

Conto reso dei lavori degli anni 1870-71-72. dal Prof. Gius. Bozzo, vol. IV.

Conto reso dei lavori del 1874 dal medesimo, vol. V.

Conto reso per l’anno 1877 dal medesimo, vol. VI.

Relazione dell’anno accademico 1878, dal medesimo, vol. VII.

Conto reso dal Segretario Generale Ab. V. Crisafulli, vol. IX.

Sull’Accademia del Buon Gusto nel secolo passato, di Di Giovanni Vincenzo, nel vol. VIII degli Atti della Accademia di Scienze, Lettere e Arti.

Le iscrizioni del. Palazzo Comunale di Palermo, trascritte tradotte e illustrate da Fedele Pollaci Nuccio, Palermo, Virzì, 1886-88 p. 308 e ss.

N. II. Bernardo Trevisani Trevisani Bernardo, nato nel 1653, morto nel1720, fu dottissimo nella filosofia,

nella geografia, nella storia, nella politica, non meno che nelle matematiche e nell’architettura militare. Seppe molte lingue antiche e moderne, e fu molto am-

DELLA ACCADEMIA DEI, BUON GUSTO DI mirato nei suoi viaggi in Germania, in Francia ed Inghilterra. Al suo ritorno in patria fu fatto governatore di Belluno, magistrato della quarantia e final- mento professore di filosofia. Aumentò la biblioteca della famiglia e le sue col- lezioni di statue e di medaglie. Un diligente catalogo delle molte sue opere inedite si ha nel Giornale dei letterati d'Italia (tom. XXXIV). Di quelle a stampa citeremo le seguenti: L'immortalità dell'anima ; Meditazioni filosofiche; Prae- lectiones fundamentales.

Dalla Encielopedia elementare. Dizionario di cognizioni utili specialmente alla studiosa gioventù italiana d’ambo i sessi. Opera interamente riveduta dal Ca- valiere Prof. Nicomede Bianchi, Preside del Liceo del Carmine in. Torino. Vo- lume X— Torino, Unione Tipografica-editrice, 1865, pag. 181.

NE IV Lettera del Senato al Vicerè Principe di Caramanico Eccellentissimo Signore,

Li singoli Zelanti letterati formanti 1’ Accademia detta del Buon Gusto preci sati a lasciare il luogo di loro adunanze accordatogli sin dalla sua fondazione nel proprio palazzo dal Principe di Santa Flavia, stimolati dal solo genio e zelo per le lettere, e perchè non mancasse alla studiosa gioventù l’ esercizio de’ studii delle belle lettere e per salvare dalla rovina questa illustre Accademia unica restata nella Capitale delle molte che un tempo ne fiorirono, ànno avan- zato all’'E. V. un umile rappresentanza per trovare ricovero appoggio ed asilo in questo Palazzo Senatorio sotto la protezione del Magistrato, cui, come al Padre della Patria, incombe la vigilanza, perchè garantiti, e sostenuti venissero li vir- tuosi Cittadini intesi colle loro dotte fatiche, ed industrie alla pubblica decora- zione; che si fomenta sempre, e sostiene dal vigore, e dalla stima delle arti, e delle scienze utili alle culte società.

Si compiacque l’ E. V. ordinarne l’' informo a questo Senato, che dietro le necessarie legali formalità viene al preciso di sommettere il suo parere all’ E. V. in attenzione di quanto deve sperarsi da un Principe inteso alla felicità di questi Popoli, protettore del merito, e di quarto può rendere questo Pubblico illuminato, ed istrutto nei varj rami di letteratura, come venesiamo di essere alle prove in tante luminose circostanze del glorioso governo dell’E. V.

Dietro dunque a tanti stimoli, che incoragiscono il Senato a eredere decore- vole molto a lui il consenso di ricoverare all'ombra della protezione del magi- strato questo Illustre benemerito Corpo, opina che possa l'Accademia giovare molto nelle varie circostanze, o di pubbliche Iscrizioni, o di urgenze di qualche litteraria urgenza o per le acclamazioni dei nuovi Governanti dicevole cosa es- sendo, che il primo Civico magistrato sostenga una Colonia di Uomini dotti che lo tiancheggi in tutte 1’ epoche letterarie profittevoli, ed onoranti il Corpo dei Cittadini.

52 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

A tale oggetto crede il Senato anzidetto, che decorando 1’ E. V. la virtuosa adunanza coll’alta sua protezione, le insinui, che all’ emblema del Buon Gusto unisca quello delle Iscrizioni, e nel tempo stesso pensando egli di eternare la fedeltà di questo Popolo con una pubblica dimostrazione di un accademia let- teraria per il felice ritorno delli Augusti Sovrani in Napoli e sperandone il ge- neroso consenso, ed approvazione dell’E. V. crederebbe d’impetrare insieme, che con suo generoso biglietto secondando queste sue premurose e divote Sup- pliche, stimolasse li ricorrenti accademici del Buon Gusto, che aprissero la prima adunanza in Senato con orazione gratulatoria e Poetici componimenti per l’epoca gloriosa che ci ridonò gli Augusti Sovrani. i

Tanto ha potuto suggerirgli dietro il generoso stimolo dell’ E. V. il rispetto ai Padroni lo zelo per la patria e la stima per le belle lettere, e per li bene- meriti professori sempre però in attenzione degli oracoli dell’ E. V. cui ritor- nandole il memoriale dei Supplicanti, ostantemente il Senato si rassegna divo- tissimo

Di V. E. Palermo a 28 maggio 1791.

(Dal Vol. di Consulte dell’anno 1790-91 foglio 151-152. ) INFOVE Iscrizione che ricorda il trasferimento dell’ Accademia nel Palazzo Municipale

D O M FERDINANDO III UTRIUSQUE SICILIAE REGE PRO FOELICI AUGUSTO FRANCISCO DE AQUINO CARAMANICI PRINCIPE PRO REGE ETC. ACCADEMIA PANORMITANA BONI GUSTUS RAELICTIS PRIMAEVIS AEDIBUS PETRI FILANGERI PRINCIPIS S. FLAVIAE IV OPTIMI INSTITUTORIS FOELICIORI OMINE IN PRAETORIAS SEDES TRANSFERTUR AERE PUBBLICO AC INSIGNIBUS DECORATUR SEDENTIBUS P. C. FERDINANDO MARIA DE MONROY PANDOLFINAE PRINCIPE ITERUM PRAETORE NICOLAO BURGIO EQUITE S. R. H. EX DUCIBUS VILLAE FLORIDAE II ANTONINO STELLA DUCE CASTRI MIRTI II FIDERICO NAPOLI PRINCIPE BONI FORNELLI II CRISTOPHARO BENINATI MARCHIONE S. ANDREA IULIO TOMA PRINCIPE TURRIS II HIFRRONIMO TERMINE DUCIS VATTICANIS ANNO SALUTIS MDCCOXCII GAIETANO COTTONE PRINCIPE CASTRINOVI ACCADEMIAE PRINCIPI SALVATORE DI BLASI PRIORE CASSINENSE DIRECTORE

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO D5 NESSVIT: Costituzioni dell’Accademia Palermitana del Buon Gusto del 1801

Le leggi del 15 novembre 1801 non sono state mai ricordate.

Ne esiste presso me manoscritta una copia rinvenuta fra le carte di mio padre. È uno Statuto-Regolamento intitolato Costituzioni dell’Accademia del Buon Gusto stabilite nel 1801,0 altrimenti della Società Palermitana detta del Buon Gusto per l'avanzamento delle Scienze e delle Arti. Di esse come delle prime leggi si fa cenno nella rinunzia che fece della carica di Direttore Ignazio Scimonelli, rinunzia di cui una copia è presso di me. La formola di queste leggi non è elegante. Dividonsi in venti capitoli, ciascuno in articoli con numerazione diversa.

I. Dell’Accademia, art. IV.

II. Dei Socii componenti il corpo accademico, art. IIX.—Degli emeriti, arti- colo XII-XVII. Dei Soci onorari, XVIII-XXV.— Dei Socii corrispondenti, XXVIEXXVIII.— Dei Candidati, XXIX-XXVII.

III. Magistrato che rappresenta la Società letteraria, -XII.

IV. Delle elezioni costituenti il Magistrato, IX.

V. Del Direttore, I-V.

VI. Dei Censori, XIX.

VII. Del Segretario, XXVII.

VIII. Del Prosegretario, I-VII.

IX. Dell’Istoriografo, I-X.

X. Del Tesoriere, I-XI.

XI. Del messo, I-VIII.

XII. Delle adunanze letterarie, I-XII.

XII. Dei premii, I-XIX.

XIX. Delle proibizioni, I-X.

XX. Delle memorie della Società che si dovranno dare alle stampe I-VIII.

Stimiamo pregio dell’opera di pubblicare queste Costituzioni :

Dell’ Accademia

1. La Società Palermitana del Buon Gus to sarà composta da persone nazionali. Ella avrà per unico scopo l'avanzamento delle scienze e specialmente dell’ agri coltura, delle arti e delle manifatture e del commercio.

2. Tutte le Società letterarie della Sicilia volendo associarsi alla Società Pa- lermitana s'intendono incorporate alla medesima. Saranno per tal effetto rappre- sentate da’ loro segretari, o da altri soggetti da esse nominati: i quali si con- siderano come Corrispondenti Supernumerari.

14

D4 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

5. Vi saranno ammessi quindici forastieri celebri per le loro produzioni in materie di scienze.

4. Sarà divisa la nostra Accademia o sia Società Palermitana Letteraria in cinque classi, cioè : I. classe, che riguarda le scienze intellettuali; ILL classe, le scienze esatte; III. classe, le scienze naturali; IV. classe, bella letteratura, ela V. classe, le belle arti.

IL De? Socii componenti il Corpo Accademico

1. I Soci componenti il Corpo Accademico esser devono tutti persone di ta- lento e di genio per le scienze.

2. Devono esser trascelti dal numero dei Candidati.

5. Sarà loro impegno il dilucidare le cose appartenenti alla nostra Sicilia e alle sue isole adiacenti.

4. Non devono aspirare a giurisdizione alcuna, benchè minima, ad alcun privilegio di foro.

5. Li Socii si divideranno in Soci di numero ossiano Classificati, in Soci Eme-

riti, in Onorari, in Corrispondenti ed in Candidati.

6. Cinquanta saranno li Soci di numero, o siano Classificati.

7. Vacando alcun Socio classificato, si eleggerà il successore.

8. Fra il termine d’un mese si dovrà riempire il luogo vacante.

9. Questa legge non si potrà in menoma parte alterare, o derogare.

10. Non intervenendo alcuno Socio di numero nelle sessioni letterarie per un anno, decade de jure dal numero dei Soci, e allora si passerà all’ elezione per riempire il posto vacante.

11. Sono esclusi da questa legge li Emeriti, li Onorari, li Socii Corrispondenti e tutti li Classificati impossibilitati ad intervenire, per causa di malori, o di legittimo impedimento.

Degli Emeriti

12. Gli Emeriti saranno gli uomini insigni della Società che per la loro avan- zata età, o per malori che soffrono, dopo quindici anni di servizio assiduo non potranno più fatigare nei letterari Congressi.

13. Gli Emeriti, qualora lo vogliono, potranno rappresentare discorsi e poetiche composizioni.

14. Han voto in simil guisa dei Soci di numero o siano classificati.

15. Possono ascendere ad esser Direttori e Censori.

16. Il loro numero è indefinito.

17. Si sceglieranno a pluralità di voti dalli Soci di numero, o siano clas-

sificati.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO DD Dei Sociù Onorari

IS. Di tempo in tempo si ammetteranno nella Società de’ soggetti esteri adorni di talento, e di intelligenza.

19. Il Magistrato della Società li deve abilitare ad esser proposti nella Società.

20. Il Segretario deve darne l'avviso a tutti li Soci che interverranno nella prima Società che si farà. Ne descriverà il nome prima, il cognome, la patria e le qualità del Concorrente.

21. A pluralità di voti si risolverà l'ammissione, o l’eselusione.

22. Li soci Onorarii occuperanno quindici piazze, e saranno tre per classe.

25. Trovandosi a caso qualche Socio onorario in Palermo, potrà intervenire nelle sessioni letterarie e potrà recitare dei discorsi e delle poetiche composizioni.

24. Intervenendo con assiduità nella Società Letteravia, gli si daranno tutte le facoltà che convengono agli Accademici Classificati.

25. Si commetterà loro tutte quelle incombenze che la Società o Magistrato stimerà proprie e conducenti alle sperienze ed alla prattica ne’ diversi luoghi terreni, 0 clima per l’accerto dell’universal vantaggio.

Dei Socii Corrispondenti

26. Tutte le facoltà, spettanti a Soci Onorari si donano a’ soci Corrispondenti esistenti in Sicilia e sue isole adiacenti.

27. Potranno col loro carteggio informare ia Società delle nuove cognizioni avute, e delle nuove scoverte; come altresi di tutto ciò che nei loro paesi, società scientifiche si prattica e si sperimenta.

28. Si comunicheranno loro dalla Società le soluzioni de’ problemi e gli speri- menti ed invenzioni che riusciranno felici ed utili.

Dei Candidati

29. Li Candidati saranno persone adorne di talento e ehe meritano la stima, e la riconoscenza della Società, e che di tempo in tempo si ammetteranno.

50. Al Direttore della Società appartiene il proporli al Magistrato, e deve darne l avviso ai componenti il Magistrato con biglietto per via di messo ove descriverà il nome, cognome, patria e qualità del Candidato per risolversi poi a pluralità di voti se dovrà, o no essere presentato al Corpo deila Società.

51. Il maggior numero de’ Socii deciderà l'ammissione o la esclusione.

52. Dal numero di questi Candidati si eleggeranno li Soci di numero o siano Classificati.

56 PER IL CENTENARIO DEI TRASFERIMENTO

II. Magistrato che rappresenta la Società Letteraria.

1. La Società riconosce per Protettore 1’ Eccellentissimo Senato.

2. Il Pretore, come Capo di questo Magistrato sarà il Mecenate.

3. Otto Socii dei più accreditati e di maggior discernimento, ed affezione per l'Accademia costituiscono il Magistrato ehe la deve reggere.

4. Questo Magistrato deve essere rigido esecutore della legislazione stabilita e di tutto ciò che si determinerà da’ Socii di numero e dagli Emeriti.

5. I membri di questo Magistrato si devono scegliere dal numero dei Socii Emeriti e di numero. D

6. Uno di questi otto avrà il nome di. Direttore, cinque di Censori, un altro di Segretario e l’ultimo di Storiografo.

7. Questo Magistrato governerà la Società per tre anni.

8. L’elezione di essi si farà ogni tre anni impreteribilmente. Saranno essi eletti dal Magistrato attuale a pluralità di voti, indi saranno presentati al Comune della Società.

9. Il Segretario e lo Storiografo sono i soli del Magistrato, che adempiendo ai loro doveri potranno essere confirmati dallo stesso Magistrato per qualunque tempo si voglia.

10. In tutte le altre elezioni si proibisce la conferma.

11. Vengono anche vietate nelle elezioni le acclamazioni.

12. Si reputa legittimamente congregato ed atto a conchiudere qualunche de- liberazione, il Magistrato, allora quando degli otto soggetti, che lo compongono, interverranno almeno cinque.

INVIO Della elezione dei Costituenti il Magistrato.

1. Nel mese di dicembre si riunirà il Magistrato in casa del Pretore, come Me- cenate o pure del Direttore per sciegliere quei tali soggetti che dovranno oc- cupare la novella Sede. ;

2. Il Direttore nominerà per suo successore due soggetti, ed uno tutte le altre persone costituenti il Magistrato. Li tre che resulteranno con pluralità di voti con segrete pallottolette, saranno presentati a tutto il corpo della Società nella prima sessione letteraria che si farà nel mese di gennaro.

3. La elezione si farà così: Il nome dei tre concorrenti si scriverà dal Se- gretario distintamente in tre cartelle. Queste si affisseranno su i tre buchi del bussolo, che sarà situato su d’un tavolino ove presiede il corpo tutto del Magi- strato. Dopo che questi avrà votato, il Segretario chiamerà l’un dopo l' altro

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO )T tutti i Soci, che possono dare voto, fra quelli che saranno intervenuti. Questi ad uno, ad uno con ordine e silenzio daranno il lor voto.

Chi avrà più voti sarà il Direttore.

4. Nella stessa guisa si nomineranno ed eleggeranno li cinque Censori, Se- gretario, Prosegretario ed Istoriografo.

5. Se mai per malattia, per morte, o qualunque altro motivo mancherà il Di- rettore, il Censore più anziano per età farà le sue veci. Mancando uno dei Censori, il più anziano Socio riconosciuto abile in quella classe che sarà vacata farà le sue veci. Mancando il Segretario, sottentrerà il Prosegretario.

7. Non potendo il Direttore per qualche causa sottoscrivere le patenti, 0 i conti, il Censore più anziano li sottoseriverà per sua parte.

7. Il Direttore ed il Segretario finito il tempo del loro impiego passeranno a Censori.

8. Quando vi sarà parità di voti, il Pretore come Mecenate deciderà.

9. Il Direttore tanto nelle decisioni del Magistrato, come in quelle di tutta la Società Accademica voterà con due pallottole. I Censori, il Segretario , lo Sto- riografo con una.

10. Lasciando il suo impiego il Segretario, sarà tale il Prosegretario. Vv Del Direttore.

1. Il Direttore presederà tanto alle adunanze particolari del Magistrato, quanto alle generali dell’Accademia nel luogo di mezzo a canto del Pretore a man sinistra.

2. Destinerà egli alle incumbenze chi stimerà più atto fra le persone del Ma- gistrato nelle materie attinenti al Magistrato e fra Soci nelle Materie della Società.

3. Designerà il giorno e l’ora, a tenore delle leggi, delle generali adunanze della Società e delle particolari del Magistrato.

T. Soscriverà le patenti diverse che si daranno agli Accademici, come anche i mandati per pagamento di denaro o per consegna di premi.

5. Unitamente col Segretario sceglieranno il messo dell’Accademia.

VI. Dei Censori.

1. Desiderandosi che gli affari della Società Letteraria abbiano da procedere regolatamente, si eleggono per fatto motivo cinque Censori di quella sufficienza che si conosce essere necessaria in coloro, i quali hanno da governare la So- cietà Letteraria.

2. Ogni Censore sarà addetto dal Magistrato ad una delle cinque classi.

5. Saranno religiosi esecutori della legislazione.

15

58 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

4. Ogni Censore deve impiegare tutta l'applicazione e lo zelo per un oggetto tanto utile allo Stato e tanto vantaggioso alla Nazione.

5. Devono sedere nelle adunanze del Magistrato e delle Accademie dopo il Mecenate e il Direttore,

6. Nel sedere precederanno fra loro a tenore della antichità delle Magistrature e dell’età senza punto considerarsi i titoli, le dignità, le deco razioni.

7. Li Censori per ogni loro Classe provvederanno li dieci discorsi, che si do- vranno recitare da’ Soci classificati con prevenire gli oratori, e tenerne alcuni in riserba per le mancanze che potranno accadere.

8. Li Censori delle facoltà intellettuali e della bella letteratura sceglieranno dal numero dei Soci Candidati li soggetti che dovranno recitare nelle quattro adunanze Letterarie, li discorsi della Passione di N. S. G. C., di Santa Rosalia, della Cicalata, e l’elogio d’un uomo illustre della Sicilia.

9. Nell’ultima adunanza Letteraria che si celebrerà. nel mese di dicembre li cinque Censori presenteranno al Magistrato li temi dei discorsi e li discorrenti per poterli il Segretario pubblicare, e notare ne’ suoi libri, eccettuato che venisse qualche tema d'interesse maggiore.

10. Devono invigilare, che li discorsi si raggirassero in cose tendenti alla Si- cilia e sue Isole adiacenti, e massimamente sull’ agricoltura, commercio, e ma- nifattura.

11. Devono esaminare li discorsi che si dovranno leggere da’ Soci Candidati.

12. Dovranno approvare o escludere di proprio carattere li suddetti discorsi.

13. Dovranno invigilare attentamente a non esservi nei discorsi dei Candidati cose contrarie alla Religione, al Sovrano ed ai buoni costumi.

14. Devono proporre al Magistrato le persone, che vorranno aggregarsi alla Società come Candidati.

15. Soseriveranno le patenti dei Soci Classificati, Emeriti, Onorari e Corri- spondenti.

16. Esamineranno e soseriveranno i conti che presenteranno il Direttore, Se- gretario, e Tesoriere elasso il triennio della loro magistratura.

17. Sono giudici nati unitamente col Direttore, Segretario ed Istoriografo nel giudizio che si darà nel Concorso dei premi.

18. Dovendosi dare alle stampe qualche saggio di prosa o di poesie devono esaminarle e riferire in iscritto il loro sentimento.

19. Attesteranno al Magistrato il merito di quei tali Soci Candidati, che vo- gliono ascendere alla Classe di quei di numero.

VII. Del Segretario.

1. Sarà particolar cura del Segretario d’ avvisare al fine d’ogni adunanza il giorno della seguente e l’autore ed il tema del discorso.

DELLA ACCADEMIA DFL BUON GUSTO DO 2. Riceverà la nota di quelli Soci che avranno cose da dire sul discorso ad oggetto di passarla nelle di loro mani per ritrarsene quindi lo stesso discorso colle loro riflessioni ed annotazioni in carte separate ad oggetto di dirigersi al discorrente, e mettersi quindi nell'Archivio (sée).

3. Si farà consegnare dai discorrenti le di loro prose per poi poterle scegliere il Magistrato e darle alle stampe.

4. Scriverà la neerologia degli uomini illustri della Accademia ehe si dovrà stampare con i Saggi dell’Accademia.

o. Avvenuta la morte di qualehe Socio di numero, Emerito, Onorario 0 Socio Corrispondente Nazionale, leggerà dopo il discorso il suo breve eritieo elogio.

6. Sceglierà unitamente col Censore della Bella Letteratura le Poetiche Com- posizioni che si dovranno recitare dai Candidati.

T. Assegnerà le introduzioni ed offerte ai Soci di numero o siano Classifiati.

S. Sottoseriverà e suggellerà le patenti d’ogni genere.

9. Pubblicherà nelle Letterarie adunanze i novelli Accademici.

10. Avrà cinque libri ove noterà li nomi, cognomi e patria d’ ogni Aecade- mico, distinguendo li Soci di numero o siano Classificati dagli Emeriti, questi dagli Onorari e li Corrispondenti dai Candidati.

11. Nel sesto libro registrerà tutti li problemi, che dalla Società di tempo in tempo si proporranno al Pubblico col premio che si è promesso dal Magistrato della Accademia, e quelle dissertazioni, che per lo scioglimento del problema verranno dal Corpo degli Accademici applaudite e giudicate degne di premio.

12. Im un altro libro deve registrare quanto la Società o il suo Magistrato di- sporrà serivere ai Soci Corrispondenti, o Onorari, o a qualunque persona anche estera.

15. Conserverà le lettere che saranno dirette alla Società.

14. Dovrà tenere un registro di tutti li discorsi, che il Magistrato stimerà avanzare al Governo, e le risoluzioni, ed ordini, che dal Sovrano si cmaneranno.

15. Deve raccogliere a volume tutti i Reali Dispacci, o Biglietti Viceregi con ogni cura e diligenza.

16. Seriverà tutti gli avvisi che si distribuiranno ii Soci di numero, Emeriti, Onorari, e Corrispondenti Nazionali, per intervenire nelle pubbliche adunanze, delle quali il messo gli deve riferire l'esecuzione.

17. Le lettere che si disporranno a chicchessia a nome del Magistrato, devono soseriversi soltanto dal Direttore e Segretario.

18. Deve intervenire nelle adunanze letterarie ed in tutte le deputazioni che si terranno dal Magistrato.

19. Ha voto qualunque volta vi si darà per bussolo.

20. Nelle adunanze letterarie sederà di rimpetto al discorrente e nelle depu- tazioni dopo l’ultimo Censore a man destra.

21. È sua special cura il numerare nelle pubbliche adunanze e il dividere i voti dei Soci.

22. Deve riferire al Magistrato le lettere ed altre carte dirette al Magistrato ed alla Società.

60 VER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

23. Pria di riferirle deve mandare per man del messo , assieme coll’ avviso del giorno, ed ora dell'adunanza, le carte suddette in giro a tutti li costituenti il Magistrato con lasciarle a ciascuno per due giorni, affinchè possano leggerle e maturamente rifletterle.

24. Deve sopraintendere alla stampa dei Saggi Accademici per potere riu- scire buona e corretta.

25. Il primo lunedì di gennaro, passato il triennio, promulgherà le persone, che costituiranno la sede novella con breve discorso d’augurazione.

26. Rimetterà ogni anno nell’ Archivio le scritture interessanti a perpetua memoria.

27. Recitando egli qualche discorso resterà nel suo luogo.

VII. Del Prosegretario

1. Il Prosegretario supplirà alle mancanze del Segretario.

2. Servirà d’aiuto al Segretario dipendendo in tutto da lui.

3. Assisterà nello stesso modo che il Segretario alle commissioni che darà il Magistrato.

4. Li costituenti del Magistrato nomineranno un soggetto per ognuno ed il Direttore due per Prosegretari. Li tre che avranno la pluralità di voti saranno presentati al corpo della Società. Il maggior numero de’ voti deciderà l’accet- tazione. Nel darsi la pallottola si eseguirà lo che dissesi delli Direttori, Cen- sori, e Segretario.

5. Passato il triennio della sua carica ascenderà al grado di Segretario qua- lora questi non sarà confirmato.

6. Non ha voto nelle sessioni del Magistrato, soserizione nelle patenti.

7. Sarà egli del numero de’ Classificati.

IX. Dell? Istoriografo

1. L’istoriografo deve descrivere la Storia, e l'influenza che la Società ha nelle scienze e nelle arti.

2. Avrà in suo potere l’archivio della Società ove conserverà tutti gli atti, capitoli, lettere, ed altre scritture spettanti alla Società.

3. Contrassegnerà le patenti d’ogni genere.

4. Terrà un registro delle sessioni letterarie celebrate, con descrivere le ma- terie, che si son trattate, delle quali cose dovrà rispondere al Direttore, qualora ne sarà ricercato.

5. Deve avere un registro ove noterà i premi, che si saranno dati dalla So- dietà, descrivendo le persone che l’avranno avuto, ed il tema che l'avrà meritato.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 61 6. Deve intervenire nelle sessioni particolari ed in tutte le letterarie adunanze. 7. Sederà nelle assemblee a man destra dell’ultimo Censore e nelle sessioni di- rimpetto al Segretario. S. Si sceglierà dal numero dei Classificati. 9. Adempiendo al suo dovere, potrà essere confermato a piacere del Magistrato. 10. La sua scelta si farà in simil guisa di quella dei Censori, e Segretario.

N. Del Tesoriere

1. Il Tesoriere presterà cauzione proporzionata per essere ammesso al suo ofticio.

2. Custodirà ed amministrerà i fondi e la dote della Società.

3. Renderà ogni anno il conto d’ introito ed esito al Direttore e Segretario, oltre il conto finale che darà ogni tre anni a tutto il Magistrato per riceverne la dovuta quietanza.

4. Sarà eletto dal Direttore e dai Censori, Segretario ed Istoriograto per via di atto pubblico.

5. Nel pagar comunque sia dipenderà dal Direttore, ed in sua mancanza dal Censore che farà le sue veci e dal Segretario.

6. Senza il loro mandato non pagherà somma alcuna.

7. Il tempo del suo officio è indeterminato.

8. Il Magistrato deciderà di lui.

9. Potrà trattenere in sue mani onze dieci per spendere nelle diarie occor- renze a polizze e mandati.

10. Mancando alcuna soserizione o del Direttore o del Segretario non gli si farà buono il pagamento.

il. Il dippiù delle onze dieci che perverrà nelle sue mani dee tantosto depo- sitarlo nel Banco pubblico a nome della Società.

DX Del Messo

1. Il messo assisterà e servirà la Società ed il Magistrato di essa in tutte Je funzioni materiali che saranno a lui comandate relative a quella.

2. Dipenderà specialmente dal Direttore e Segretario. 3. Il suo impiego è amovibile ad 72utum. 4. Il suo stipendio deve stabilirlo il Magistrato. 5. Deve portare colla maggior sollecitudine gli avvisi consegnatili dal Segre- tario, per distribuirli a’ Soci e riferirà al Segretario l’esecuzione.

6. Avviserà i componenti il Magistrato quando dovrà radunarsi.

16

62 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO 7. Deve puntualmente eseguire, quanto gli viene ordinato dalle persone com- ponenti il Magistrato. 8. Nella Società dovrà ritrovarsi nella stanza, ove si terranno le adunanze letterarie. Vi deve portare il bussolo. Vi preparerà gli utensili necessari e vi dovrà assistere indefessamente sino all’ultima ora.

XII. Delle Adunanze Generali

1 Le adunanze saranno altre ordinarie, altre straordinarie.

2. Le ordinarie si terranno nel. Palazzo Senatorio due volte il mese in giorno di lunedì eccettuando le ferie.

3. Le adunanze disegnate saranno due in gennaro, due in febraro, due in marzo, una il primo lunedì d’aprile, una il primo lunedì di giugno, una nell’ul- timo lunedì di luglio, due in settembre, una il lunedì dopo la metà di novem- bre e due in decembre.

4. Dieci discorsi tra quali vi sarà quello di S. Tommaso d’ Aquino, saranno recitati da Soci di numero o siano Classificati.

5. Li discorsi della Passione di N. S., di S. Rosalia, l’elogio d’un uomo illu-

stre della Sicilia, e la Cicalata saranno recitati dai Candidati. 3 6. Il discorso della Passione si reciterà il lunedì santo, quello di S. Tommaso

d’Aquino (previo l’ invito fatto al Direttore da RR. PP. Domenicani) li 28 gen- naro nella venerabile Chiesa di S. Cita, quello di S. Rosalia il primo Junedì di settembre, e l’elogio di qualche uomo illustre della Sicilia nell’ ultima sessione letteraria che si celebrerà nel mese di dicembre, la Cicalata l’ultimo sabato di Carnevale. i

7. In morte di qualche personaggio d’insigne letteratura dovrassi dal Diret- tore intimare un’ Accademia in di lui lode. Lo stesso sarà permesso per il Di- rettore, che si trova in attual carica.

8. Per gli altri defunti Soci Classificati, Emeriti, Onorari e Corrispondenti il Segretario nella prima sessione letteraria ne formerà un breve critico elogio.

9. È permesso dopo 1’ elogio funebre il recitare componimenti in lode del difunto Socio.

10. Si devono intimare dell’ Accademie particolari in ogni avvenimento che riguarda la Sicilia come di nozze e parti Reali, di morte di Sovrani, e possesso di nuovi Vicerè ed Arcivescovi.

11. Sarà lecito a chiunque dei Soci di numero, Emeriti, Onorari e Corrispon- denti poter dare al Segretario qualche memoria che avrà foggiata, la quale posta alla critica di quelle persone abili designate dal Magistrato, rifatta che sarà, si conserverà nello Archivio per ricevere quindi il voto della stampa.

12. La publica adunanza Accademica s’ intende legittimamente congregata , allora quando i Soci non fossero meno di ventiquattro. Saranno inclusi nel detto

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 65

numero li costituenti del Magistrato che vi saranno. Mancando però cinque Co- stituenti il Magistrato, non puossi decidere cosa aleuna dalla Società, malgrado che fosse compito il numero anzidetto.

XIII. Dei Premi

1. La Società distribuirà ogni anno un premio che non sia meno del valore d’once dieci di Sicilia. Questo premio si darà o in medaglia d’oro o d’argento nel suo corrispondente valore.

2. Nelle medaglie da una parte vi sarà incisa 1 immagine del Sovrano Re- gnante Ferdinando III Re delle Sicilie intorno alla quale l'iscrizione : « Sosp?te Fernando florent Saturnia regna» Nell’esergo laquila Senatoria nel mezzo della quale lo stemma dell’Api proprio della Società, col motto : Zibant et probant. Nel- l’intorno viget omine fausto; sotto dell'Aquila vi si vedon incise S. P. Q. P.

5. Concorre al premio qualunque nazionale.

4. Come tali si riconosceranno tutti i Soci di questa Adunanza ed anche i Candidati che vi vogliono concorrere.

5. La distribuzione dei premi si farà nel principio dell’anno Accademico con atto pubblico e solenne nella sala della adunanza letteraria.

6. Li premi potranno essere accresciuti successivamente di numero, e di va- lore, a proporzione, che si riconosceranno utili all'oggetto della Società, e che la dote di questa si verrà augumentando per la munificenza del Sovrano, e per la liberalità dei privati.

7. Il tema per il premio si proporrà nel mese di gennaro dal Magistrato che governa.

$S. I problemi devono essere maturamente pensati e proposti dal Magistrato.

9. Ogni individuo del Magistrato deve dare un tema di tre problemi che avranno il maggior voto da’ costituenti il magistrato, si proporranno al Comune della Società.

10. Il Direttore darà l'ordine al Segretario di proporli nella ultima adunanza che si terrà nel mese di dicembre.

11. Proposti e letti, che saranno i problemi, la pluralità dei voti deciderà la scelta d’uno di tre temi.

12. Il Segretario dovrà darne una copia, a chi ne lo richiede con indicarsi nella medesima il premio promesso. Ne deve inoltre atfiggere più copie nella Città, e colla prima posta che incontra deve comumicarla ad ogni Socio corri- spondente ed a tutte I’ Accademiche Società Corrispondenti del Regno, e ad ogni altro che ordinerà il Direttore.

13. Prima di terminare l’anno in settembre i concorrenti dovranno far per- venire la loro produzione al Segretario per avere questi il tempo di riferivla al Magistrato, e riceverne gli ordini convenienti.

64 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

14. Quelle soluzioni, che sono meritevoli di premio devono essere esaminate dal Ma- gistrato e da Soci, che si prescieglieranno da ciascuno, che compone il magistrato.

16. La decisione del premio appartiene al Corpo intero della Società.

16. Si deve intimare dal Magistrato una, o più sessioni per leggere le solu- zioni meritevoli di premio e poterle maturamente considerare, perchè poi ognuno di loro nel giorno designato possa dare il suo voto. Sono esclusi dal voto quei tali che non sono intervenuti nelle sessioni.

17. Ogni socio darà il suo voto con pallottolina bianca e nera. La bianca dichiara l'accettazione, la nera l’esclusione.

18. Numerati i suftfragi il Mecenate consegnerà il premio a chi avrà avuto più dei voti affermativi.

19. Essendovi parità di voti, il premio si darà a sorte ai concorrenti.

XIV. Delle Proibizioni

1. I Soci non possono rappresentare prose e poesie contrarie al buon costume e che possono ferire l’altrui riputazione, e molto meno cose contrarie alla reli- gione cristiana cattolica ed allo Stato; di questi soggetti dovrà sempre parlarsi con ogni rispetto.

2. Trasgredendo tal legge, i Soci di qualunque classe si fossero devono esser cacciati via dall’Accademia, e molto meno potranno concorrere al premio.

3. Nelle Accademie obbligate il numero dei componimenti sarà limitato. Il Se- gretario ne farà una nota sopra cui chiamerà successivamente i Soci.

4. Due Accademici non potranno discorrere l’un dopo l’altro sulla medesima materia.

5. Sono eccettuati quei discorsi, che per la vastità della materia potranno continuarsi, con che però non si estendano a più di due discorsi.

6. Li Soci dovranno stare nelle adunanze con quella decenza che si deve da ogni onesto cittadino, non adempiendosi ciò sarà questo tale di subito cacciato via dal luogo ove si troverà.

7. Non è lecito a Soci di qualunque classe si fossero, nelle opere che daranno alle stampe servirsi del nome di Socio se prima la sua produzione non sarà approvata dal Magistrato a relazione dei cinque Censori.

8. Tutti li componenti del Magistrato devono sottoscrivere il permesso il quale dovrà stamparsi in principio o in fine della produzione.

9. Se accade, che qualche Socio per fatti pubblici, che portano infamia, si renda immeritevole d’esser membro della Società, sia Emerito, Classificato, Ono- rario, Corrispondente, Candidato, in una sessione particolare il Magistrato deei- derà la cancellazione di lui.

10. Quella persona, che ha meritato il premio ascenderà a Candidato, se sarà Socio Candidato a prima vacanza sarà Socio di numero.

ii

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 65

XV. Delle Memorie della Società che si dovranno dare alle stampe,

l. Pria di finire il Magistrato la sua triennale magistratura dovrà dare alla luce un saggio di prose e di poesie, che si son prodotte nelle scientifiche Adu- nanze.

2. Il Magistrato ed otto Soci scelti dagli anziani faranno la scelta di quelle prose e poesie che si dovranno dare alla luce.

3. Se vi sono produzioni di qualche Socio defunto rimaste inedite , il Magi- strato le potrà esaminare ed includerle con quelle dei viventi nella stampa.

4. La dedicatoria si farà dal Segretario all’ Ece.mo Senato come Protettore della Società.

5. La suddetta dedicatoria non deve oltrepassare il gusto lapidario breve.

6. Im fine del tomo si stamperà la Necrologia degli uomini illustri della Società.

7. Nel principio del tomo si enuncierà il Magistrato che governa la Società.

S. Il discorso che ha meritato il premio dev’ essere preferito nella stampa, che si farà dei Saggi della Società enunciandosi il premio che ha meritato.

Dato nel Palazzo Senatorio il giorno 15 di novembre, anno 1801.

Il Principe di Torremuzza, Pretore I Cav. Gaspare Palermo, Principe Canonico Giovanni Agostino de Cosmi Riceardo Barone Amico, Censore D. Raffaele Drago, Cas. Direttore Gaetano Bongiardina Alessandro Grig- gioni, Censore Gioachino M. Sanacori Nicolò Gianfala Sac. Diego Muzio Andrea Noto Barone del Perraro, Censore Istorico Sac. Giuseppe Maneusi —- Sac. Giuseppe Gagliano D. Pietro La Placa, Cane. della Città Pre. Lettore Fr. Domenico Bonfiglio, Domenicano Pre. Giuseppe Noto delle Scuole Pie Barone Giuseppe Amico Can. Mariano Coglitore Paolo San- tangelo Alessandro M. La Manna Vincenzo Emmanuele Sergio Marco Antonio Averna Giuseppe Oddo Ab. Giovan Battista Bisanti Sac. Angelo Vinciprova Ab. Salvatore Cannella D. Gaetano La Loggia Ab. Giro- lamo Caravecchia Can. Tommaso Angiolini Vincenzo Conte Castelli. Se- gretario Giovanni d’Angelo Abate di Mandanici, Prosegretario.

N. VII. Notizia sull’Accademia Siciliana

Nel 1745 col titolo di Pescatori Oretei era sorta in Palermo una Accademia in casa di Ferdinando Tommasi principe di Lampedusa.

Di essa si hanno :

Canto cinico, recitato nell’Aggiuntamento dei Promotori dell’ Accademia di Rime Siciliane da Michele Cardiel. Palermo 1748, in 8.

1g;

66 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO Canzoni Siciliane, sacre morali e ‘indifferenti, scritte da Olao Segneri (cioè Angelo Serio) e dedicate agli Accademici Pescatori. Palermo 1749, in 8. Raccolta di poesie Siciliane colle versioni latine , fatte da Vincenzo Diblasi, per Angelo Filicella, 1753.

Francesco Paolo Di Blasi ed Angelo figlio a Vincenzo, colui al quale era stata commessa la nuova edizione delle prammatiche, e che poi venne dannato per reato politico all’estremo supplizio, volle nel 1790 far rivivere quell’antica Acca- demia col titolo di Accademia Siciliana, nella quale si scriveva in prosa e in versi nel patrio dialetto. Ne fu principe il Conte Vincenzo Castelli di Torremuzza e poi Giovanni Meli e infine Ignazio Scimonelli.

Di questa Accademia si hanno i seguenti Saggi stampati :

Raccolta di poesie Siciliane per il felice ristabilimento da un grave morbo sofferto nel 1794 dal principe di Caramanico, Palermo, Stamperia Reale.

Vi precede un bel discorso italiano dell’avv. Francesco Paolo Di Blasi ed An- gelo indirizzato alla nobile signora D. Vittoria Guevara in Aquino Principessa di Caramanico nel quale enumera e loda le riforme fatte da quel principe in Sicilia. Seguono alcune ottave dell’ Abate D. Vincenzo Sampino Sul? origine della lingua Siciliana. Indi i versi in lode del Principe, tra’ quali un sonetto della Corona è di mio padre Francesco Sampolo.

Capitulu Sicilianu di Giovanni Alcozer chi sirviu d'offerta ’ntra Vapirtura di l'Accademia. Palermo, 1807, in 4.

Li pinseri di Damuni ostaggiu di Pizia ’ntra la carzara di Dionisiu. Ottavi di Franciscu Mattia Gueli. Palermo, Barravecchia 1805.

Sonetto di Giovanni Meli A amicizia, recitato nell’ Accademia Siciliana in cui Francesco Sampolo lesse un discorso sopra l’amicizia di Damone e Pizia.

Leggesi nelle opere di lui edite per cura di G. Dimarzo nel 1857 a p. 182. Quell’ accademia fu tenuta il 27 dicembre 1807, come si rileva dalla licenza data al Gueli dal Direttore dell’Accademia Conte V. Castelli.

Dello stesso Meli è un altro sonetto in occasione di un pranzo dato dal Conte Castelli a’ fondatori dell’ Accademia Siciliana convenuti per darle forma e in- dirizzo.

Per la morte di G. Meli. Sonetto di I. Scimonelli e altro di Francesco Sampolo.

Per l'apertura dell’Accademia Siciliana riunita a quella del Buon Gusto nel Palazzo Senatorio di Palermo, Sonetto di I. Scimonelli.

Introduzione a’ componimenti poetici nell'Accademia tenutasi nel Palazzo Se- natorio sul tema degli antichi teatri di Sicilia. Terzine di I. Scimonelli.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 67 N. VIII Sonetto di Ignazio Scimonelli

Per Vapertura dell’Accademia dei poeti Siciliani riunita a quella del Buon Gusto nel palazzo Senatorio di Palermo, sotto gli auspicii del pretore Giuseppe Riggio principe di Aci.

Siculi musi, chi di ceà e di ddà Un loco avitî jutu mendicannu A titulu di grazia e carità Sempre a li casi casì firrianny, S'asciau lu locu vostru; ecculu ccà; Ora ’un jirriti cchiù tampasiannu. Lu pubblicu palazzu, un’iddu stà Lu preturi vi mpresta tuttu l’annu. Cui di vui si diletta ccà v’attrova, d’ora ympoi vi sentu abbanniari Cchiù pri li strati: vicini aviti ova ? Siduti ntra sti seggi singulari Cantati allegri, e nearcati li chiova Contro l’Invidia, a farila seattari. (1)

ING IDG Elenco delle letture fattesi dal 1826 al 1831 CLASSE Scienze naturali ed. esatte 1826 24 settembre. Gioacchino Santoro Cremona : Sullo asfalto indigeno della Sicilia e sulla maniera di applicarlo alle arti meccaniche e

alle mamifatture. » 17 dicembre. Lorenzo Ciprì: Sulla causa e gli effetti del vapore.

1827 4 marzo. Filippo Foderà : Discorso sull’ Asbesto. 22 aprile. Giuseppe Scibona : Estratto dai libri VII, VII e IX del

Signor Nicolò Cacciatore in continuazione alla grande opera del P. Piazzi: Della R. Specola di Palermo.

» . 22 luglio. Stefamo Alcozer: Sulla coltivazione del Ficodindia. 1828 12 agosto. Andrea Candiloro : Sullo intrinseco rapporto delle scienze

(1) Poesie Siciliane edite e inedite di Ignazio Scimonelli. Palermo, Utticio tipografico di Gaudiano, 1877, p. 33.

Sid (0 0)

1829 > 8 » ri > 22

1829 6

1831 (1 » 6 » 10 » 5) dl, 29

1826 5

1827 7 ) 11 » D » 4

1828 6

PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

gennaro. febbraro. giugno.

settembre.

dicembre.

) 9 gennaro.

»

marzo.

»

aprile.

giugno.

settembre.

novembre. gennaro. Marzo. giugno. agosto.

novembre.

gennaro.

naturali coi vari rami delle altre conoscenze umane, e spe- cialmente con le necessarie e utili alla floridezza degli studii.

Filippo Foderà : Discorso sulla Cristallografia.

Lo stesso : Continuazione del precedente Discorso.

Antonino Furitano : Discorso sui vini, loro differenze e modo di conoscerne le alterazioni.

Pr. Benedetto Denti Cassinese : Discorso critico - storico sopra i palloni aerostatici, e loro vantaggi e la impossi- bilità di dirigerli secondo le attuali leggi della fisica.

Giuseppe Palazzolo: Sulla generazione e sua organizzazione.

Filippo Foderà: Sopra alcune osservazioni mineralogiche.

Gioachino Santoro Cremona: Sulla migliorata esportazione commerciale del tartrato di potassia di Sicilia.

Luigi Martina: Discorso riguardante il sole e della sua luce.

Imnocenzo Cacciatore : Sulla oscillazione atmosferica dei 9 e 10 gennaro 1831.

Giov. Schirò : Memoria sopra l’ isola di Lipari e isole adiacenti.

Nicola Cacciatore : Alcune nuove osservazioni su le rifra- zioni astronomiche.

Giovanni Schirò. Seconda parte della sua memoria sopra Lipari.

Salvatore Candiloro : Su di un mostro umano che fu re- cato in Accademia.

II. CLASSE : Legislazione

Filippo Foderà : Prospetto di un corso di Scienze morali e filosofia morale.

Idem : Continuazione del Prospetto.

Francesco Sampolo : Sulle censure ecclesiastiche.

Ignazio Sanfilippo : Discorso sul debito pubblico.

Gaspare Parlatore : Sulle facoltà necessarie al buon eser- cizio dell’ avvocheria sotto le leggi veglianti.

Filippo Foderà : Sulla necessità di stabilirsi i Collegi Me- dico-legali.

Ignazio De Contreras : Sul diritto degli uomini sugli animali.

(1) Non mi è riescito di avere notizia dei lavori letti nell anno 183).

» 20

» 21 » 26 24 10 21

Do

1826 19

00)

ottobre,

dicembre.

Marzo.

giugno.

settembre. giugno. dicembre. novembre.

gennaro.

novembre.

novembre. giugno. luglio.

dicembre. febbraio.

agosto.

settembre.

dicembre.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 69

Francesco Paolo Tamaio: Ricerche sulle prigioni e sui mezzi di renderle più confacenti all’amministrazione del- la Giustizia.

Ienazio De Contreras : Sulla necessità di provvedere alla sussistenza dei poveri in Sicilia e dei mezzi come estirpare la mendicità.

Idem : Discorso sulla natura dei pubblici concorsi e dei requisiti necessarii perchè riescano utili.

Idem : Continuazione del discorso precedente.

Francesco Sampolo : Sulla ricerca dell’ epoca in cui la giu- risprudenza fu più fiorente in Sicilia.

Ienazio De Contreras : Continuazione dei Discorso intorno all’Albergo dei Poveri.

Francesco Paolo Tamajo : Continuazione del lavoro sulle Carceri!

Francesco Pizzolato : Intorno alla filosofia dello spirito umano.

Francesco Paolo Tamajo: Terza parte della memoria sulle ri- cerche e sui rimedi abbisognevoli all’ attuale stato delle prigioni.

Luigi Ventura : Sulla civilizzazione dei popoli.

II. CLASSE Morale sperimentale

Ab. D. Francesco Li Bassi : Discorso sulla cultura degli studi in Sicilia sotto la dominazione degli Arabi.

Celidonio Errante : Sui difetti della Storia di Sicilia e sui mezzi di ripararvi.

(Giuseppe Crispi : Sui varii dialetti greci parlati nelle diverse antiche*colonie di Sicilia.

Continuazione del lavoro precedente.

Ben. Luigi Garofalo : Sul governo e le leggi delle Colonie Greche in Sicilia.

Celidonio Errante : Discorso intorno agli scrittori della Storia Siciliana che furono sino al secolo di Augusto in generale, e sopra Polizelo e Antioco in particolare.

ei >

Benedetto Denti: Intorno ai singolari pregi della Biblioteca Storica di Diodoro Siculo, e del merito di aver conservato molte notizie della più remota antichità che non si rinven- gono in altri antichi scrittori.

Vincenzo Mortillaro : Elogio di Salvatore Morso.

10 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO 1829 11 gennaro. Principe di Trabia : Ricerche su Torquato Tasso in rap- porto alla sua venuta in Palermo e alla Sicilia. » 29 marzo. D. Benedetto Denti Cassinese : Ragionamento sacro storico critico sulle principali liturgie di varie chiese dell’ Oriente e dell’Occidente nei primi secoli del cristianesimo.

» 27 giugno. Denti Cassinese : Sui veridici documenti della storia pro- fana. » ò luglio. Stefano Dichiara : Discorso intorno allo studio del diritto ecclesiastico Siculo. 1830 6 giugno. Celidonio Errante : Discorso sulla condizione delle città Si- ciliane sotto la dominazione romana e sulla legge Geronica. 18531 » Filippo Foderà: Sulla bontà delle leggi penali. » 19 giugno. Idem. Continuazione della detta memoria.

» G febbraro. Giovanni Schirò : Discorso sul Genio. IV. CLASSE Belle Arti

1826 53 dicembre. Luigi Garofalo : Discorso sul carattere dell’eloquenza.

1827 7 gennaio. ‘Giuseppe Bonura : Sugli antichi teatri di Sicilia. » 8 aprile. Marchese Giacomo Mango : Memoria sulla Pittura.

1828 24 novembre. Ferdinando Malvica : Sul romanticismo. 1829 25 gennaro. Abate Spagna : Sopra Archimede e suoi specchi ustorî. » 12 aprile. Ab. Vincenzo Mortillaro : Sulla geografia di Sicilia nel- l’epoca Araba.

o)

agosto. Gaetano Daita : Discorso sul coltivamento dell’ eloquenza in Sicilia. i » 5 novembre Luigi Garofalo: Sulla filosofia di Gorgia. 2 novembre. Luigi Garofalo : Continuazione del precedente discorso. 1850 10 gennaro. Sulle favole Siciliane. (1)

» TAz

1851 20 febbraro. Giuseppe Crispi: Sulla vita e sulla eloquenza di Lisia. » 24 aprile. A. Gallo : Sopra Vincenzo Anemolo palermitano allievo di Raffaele, e sulla scuola di quest’ultimo in Sicilia. 18 settembre. A. Gallo: Sulla architettura in Sicilia ai tempi dei Normanni. » 4 dicembre. A. Gallo : Sulle belle Arti in Sicilia.

Adumanze solenni

1826 23 luglio. Ignazio Scimonelli : Sulla vicendevole relazione e parentela che hanno le scienze tra loro, e della influenza delle helle arti sulla morale e la civilizzazione.

(1) Non ho potuto conoscere l'autore di questo lavoro.

(0 0)

16

CN

15

giugno.

luglio.

agosto.

Marzo.

luglio.

ottobre.

dicembre.

luglio.

aprile.

agosto.

gennaio.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO 71

Francesco Ferrara : Adunanza solenne straordinaria. Di- scorso sul sito di Palermo.

P. Don Benedetto Denti Cassinese : Adunanza generale. Funebre elogio di D. Girolamo Zappino Cassinese vice-pre- sidente dell’Accademia.

Per il felice parto della Regina, con intervento del Luo- gotenente Generale.

Accademia di poesia Siciliana. V’ intervenne il Luogote- nente (:enerale.

D. Filippo Foderà : Discorso di congratulazioni e ringra- ziamento per la elezione a Segretario generale di D. Sa- verio Serofani. (Questo discorso fu pubblicato nel giornale di Scienze, Lettere ed Arti, vol. 23 p. 207.)

Per l'innalzamento della Statua di Francesco I nella Piazza Borboniea il Duca Serradifalco legge un discorso sul dovere che hanno i sudditi di mostrare sentimenti della loro rieonoscenza e amorevolezza verso il principe, non solo ai presenti ma eziandio agli avvenire, e sull’antico costume di esprimerli con l'innalzamento dei simulacri.

Mm memoria del celebre astronomo (Giuseppe Piazzi. Elogio di Nicolò Cacciatore.

Per l'anniversario della morte del celebre Giuseppe Piazzi. L’elogio fu recitato da Nicolò Cacciatore. Vi lesse un carme latino Francesco Sampolo.

Dell’influenza delle Autorità sulle Accademie di Francesco Sampolo.

Per il felice ritorno di Francesco I e di Isabella in Napoli. Discorso di occasione di Nicolò Cacciatore. Componimenti poetici di molti soci.

Pel fausto avvenimento al trono di Ferdinando I. Lesse un discorso il Principe di Trabia; seguirono i componi- menti poetici.

luglio, 10 luglio, 4 settembre. Sedute (Generali per gli Statuti ge-

agosto.

ottobre.

dicembre.

nerali.

Per festeggiare la venuta di S. M. il Re in Sicilia, con l'intervento del principe di Campofranco che presiedette l'Accademia.

Seduta straordinaria generale: Il Segretario Generale legge un breve discorso, e poi Luigi Cicconi improvvisa una tia- gedia estemporaneamente.

Approvazione dei Nuovi Statuti.

| i v Y, 4 i i p i A

12 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO NMD:S Francesco di Paolo Sampolo

Francesco di Paola Sampolo (n. 17 febbraro 1774, m. 16 agosto 1834) antico socio dell’ Accademia del Buon Gusto, fa nel 1815 eletto dei 50 classificati, e nel 1828 Cassiere. Fu ascritto anche all'Accademia Siciliana.

Allievo di Francesco Vesco, e di Michelangiolo Monti, si versò lodevolmente nelle lettere latine ed italiane, e coltivò con amore il patrio dialetto. Applicossi alle scienze giuridiche, ed esercitò il patrocinio nel foro, acquistando fama tra” più valenti nel diritto. ecclesiastico.

Pubblicò alcune poesie latine, delle quali una fu. ristampata nel Catalogo ra- gionato dei libri di prima stampa e delle edizioni Aldine e rare della Biblioteca Nazionale dal ch. can. A. Pennino che la trovò manoscritta in una carta di guardia di un Virgilio nel 1552, appartenuto al Convento di S. Anna. Un So- netto per la morte di Giovanni Meli fu inserito nella raccolta di versi editi per la inaugurazione del busto del sommo poeta nella Villa Giulia.

Scrisse nel dialetto Siciliano alcune prose che lesse alla Accademia Siciliana e molti versi; prose e versi che rimangono inediti tra’ quali d’ ogni fior di bel- lezza è vago il canto nuziale recitato per Donna Maria Cristina Borbone im- palmata al Real principe Sardo.

Il Sampolo si rese benemerito dell’Accademia, per gli uffici sostenuti e per avere prestato la zelante sua opera, insieme al presidente Scimonelli, a fin di ottenere l’aumento delia dotazione.

Di lui tessè l’elogio l’ insigne letterato Costantino Costantini nel Giornale di Scienze, Lettere e Arti per la Sicilia (anno 1835,)e altro ne recitò all’ Accademia il ch. Agostino Gallo. Vedi anche Pennino opera citata, vol. II p. 386 Palermo, stabilimento tipografico Lao.

N. XI. Elenco delle letture fatte all'Accademia del 1832 al 1850 (1) Scienze naturali ed esatte

1832 N. Cacciatore : Nuovo sistema meteorologico. Luigi Martina. Nuovo strumento chirurgico. 1833 Ant. De Blasi: Sui progressi della vaccinazione. » Gaetano Algeri-Fogliani : Necessità di un Clinico Istituto e sua storia. Giuseppe Pidone : Cattivi effetti del mercurio nelle malattie nervose.

(1) NARBON®, Bibliogrofia Siewla sistematica.

v-

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO ta

18353 G. Battista Moncada : Stato della Scuola Sicula anatomica.

1854 1835 18506 1837 1838

»

Ignazio Salemi: Sopra il morbo-cholera,

Salv. Candiloro : Sulla tisi polmonare e non contagiosa.

+++ + Influenza della immaginativa sui morbi.

Rocco Salina: Origine ed uso della conservazione dei cadaveri. Antonino Greco : Sperienze sullo sviluppamento dei girini di rane. Gaetano Algeri-Fogliani: Sopra il cholera-morbus.

(riovanni Misco : Sopra un feto semi-acranio.

Onofrio Cacciatore. Metodi per la latitudine in mare.

Pasquale Panvini: Progetto di una Società pel cholera. (Giovanni Gorgone : Sulla cistotomia quadri laterale.

Filippo Parlatore: Sopra due novelle piante indigene.

«++ + + Sopra un nuovo fenomeno meteorologico.

1839. Gaetano Algeri-Fogliami: Sulla medicina legale in Sicilia nei secoli XVII

1840

»

1841

1842

»

1844

»

1845

»

»

e XVIII.

Giovanni Gorgone : Sulla natura dei denti umani.

Ignazio Salemi : Sulle malattie locali.

Andrea Bivona : Sopra alcuni molluschi di questi contorni.

Ignazio Sanfilippo: Sull’attuale agricoltura di Sicilia.

Nicolò Cacciatore : Sui pozzi forati, detti artesiani.

Michele Foderà : Fisiologia dell’abitudine.

Filippo Parlatore : Geografia botanica di Palermo.

« «+ + + Sopra un nuovo genere di graminacee.

« «+ + «+ Sul coltivare le patate in Sicilia.

Pietro Calcara : Sui fossili del terreno terziario di Altavilla.

+. + +. + +. Sopra un minerale della Piana dei Greci.

. +. + + +. Sulle ossa fossili di Mare dolce.

+ + + + Sulla importanza dello studio dei funghi.

( gennaro Pietro Calcara : Osservazioni geognostiche sopra Caltavuturo e Sclafani.

marzo P. Calcara : Sulla dolenite giuraspica del Landro presso S. Ca-

terina.

Andrea Bivona : Sul migliorare i boschi in Sicilia.

«+ «+ + + Sul modo di vestire le nude montagne.

24 novembre Estiller Emanuele : Dimostrazione generale e completa dell’equilibrio di tre forze.

29 dicembre Sopra una nuova giacitura della calce carbonata in Sicilia.

Stanislao Cannizzaro : Connessione degli imponderabili con le azioni chi- miche.

Giovanni Salemi : Sul colorito nero dei Negri.

. + «+ + Nuovo apparecchio per la frattura della clavicola.

1846 Pietro Calcara : Storia geoguostica e geologica delle Madonie.

»

. + + Sui resti organici fossili del terreno terziario di Palermo. 19

T4 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

1847 Andrea Bivona: Su le sarde, le acciughe e la lor pesca in Sicilia. 1850 Domenico Ragona-Scinà : Sulla Composizione dello spettro solare. » Federico Lancia: Sul cloruro di sodio, sua giacitura in Sicilia, sua geo- gnostica formazione. » Pietro Calcara : Sulle piante medicinali indigene della Sicilia.

Scienze Morali

1835 Salvatore Costanzo: Studio della economia e stato di essa fra noi. » Ignazio Sanfilippo : Effetti del sistema proibitivo.

1834 Bernardo Serio : Sulla scienza dell’ uomo morale.

1835 Principe di Scordia: Sopra la istruzione popolare.

1835. . . . +. Sulle facoltà esecutive delle municipali amministrazioni. (Gaspare Parlatore : Sull’appello nelle cause criminali.

1836 Francesco Paolo Tamajo: Sulla influenza delle passioni.

1839 Principe di Scordia : Sulla politica straniera e siciliana. » Vincenzo Cacioppo : Sui sequestri di assicurazione.

1840 Benedetto D'Acquisto : Sulla origine delle idee.

1845 Benedetto D'Acquisto : Sul progresso umanitario.

1847 Francesco Crispi: Sul vero incivilimento. Vincenzo Gioja: Sopra la legge morale.

Lettere ed Arti (1)

1832 Cav. Tomm. Gargallo, M.se di Castellentini : Introduzione, sulla utilità delle Accademie , recitata a? 24 giugno nella solenne apertura, alla presenza di S. A. R. Leopoldo, conte di Siracusa, protettore dell’Accademia. » Pietro Lanza, principe di Scordia: Degli Arabi in Sicilia. » Ant. Romano: Progressi delle arti e delle scienze negli ultimi tempi. » Agost. Gallo: Elogio Funebre del presidente dell’Accademia avv. Ignazio Scimonelli. » Altro del Mse Gius. Haus, già istruttore di S. A. R. 1833 Bern. Serio: Influenza della vita e filosofia di Aristippo sui costumi dei Siracusani sotto i Dionigi. 29 settembre Sulla letteratura italiana del secolo XVI in Sicilia. » Ant. Di Giovanni: Letteratura siciliana del secolo XVI. » Luigi Garofalo : Sopra i libri di Cicerone della Repubblica scoperti dal Mai. Gius. Crispi: Sopra Lisia e le sue orazioni, da lui volgarizzate e qui p=bblicate. 1854 Idem : Eloquenza del Foro antico confrontata colla moderna. » Ant. Romano: Vicende della Letteratura italiana.

(1) Vedi: Nargone Bibliografia Sievla, Vol. I, p. 305 e ss.

DELLA ACCADEMIA DEL BUON GUSTO (9) 1834 Gio. Schirò : Relazioni dei popoli d’Epiro colla Sicilia. » Ben, Sav. Terzo : L'uso che S. Tommaso fece dello ingegno e sapere suo. Bern. Serio: Sugli studi delle cose patrie. Elogio del Can. Ant. Mongitore. Ferd. Malvica: Neerologia del conte Leopoldo Cicognara. » 30 novembre Accademia per la morte di Francesco Paolo Sampolo : Lesse l'elogio il signor A Gallo. Si recitarono varie poesie. 1855 Frane. Beaumont: Poeti lirici dell’epoca greca. » Nicola Scovazzo : Sulle scuole lancastriane in Sicilia. Ig. Dixitdominus: Saggio sulla semola dei sordo-muti. Lion. Vigo: Sulla proposizione ed invocazione epica. Gius. Lanza Principe di Trabia: Neerologia di quattro accademici defunti. Bern. Serio : Elogio d’Antonio Beccadelli detto il Panormita. 1856 Agost. Gallo : Sul quadro di Raffaello dello Spasimo. Memorie della stirpe Ventimiglia. Luigi Garofalo: Sopra i musaici della R. Cappella Palatina. ». Mich. Amari: Elogio di Mons. Paolo Di Giovanni. Gius. Lanza : Elogio di Vincenzo Bellini. Bern. Serio: Elogio di Stenio Imerese. 1837 Lion. Vigo : Sulla lingua e i lessici italiani. Gaet. Daita: Rapporto del Comitato sulla formazione di un nuovo dizio- nario Siculo. » Gaet. Algeri-Fogliani: Elogio del prof. Antonino Furitano. Ferd. Malviea : Elogio del Cav. Ab. Dom. Scinà. 1838 Alessio Narbone : Caratteri del vero letterato. » Frane. Bagnara : Sul linguaggio proprio del pergamo. » Bern. Serio: Elogio del Cav. di Giovanni Mira. 1859 Idem, Elogio del Barone Pietro Pisani. 1840 Gaet. Daita: Sulle scuole lancastriane di Palermo. » Pasquale Pizzuto: Sul metodo normale di Sicilia. Principe di Scordia : Sopra gli asili infantili. Duca di Serradifalco : Sopra un plinto trovato a Siracusa. Bern. Serio : Biografia di Tommaso Natale. Andrea Bivona : Elogio del barone suo padre. Vine. Garofalo : Elogio del Ben. Luigi suo fratello. 1841 Gaet. Cacciatore. Elogio del Cav. Nicola suo padre. Fil. Villari : Sopra un passo della Divina Commedia. 1842 Pietro Lanza : Sulla pubblica beneficenza. 1845 Principe di (Granatelli, presidente : Discorso inaugurale. Proposta di nuovi temi da trattare. 1844 Bern. Serio : Sulla istruzione pubblica di Sicilia nei secoli XVI e XVII. Vito d’Ondes Reggio : Elogio del dott. Gius. Scibona. 1545 Gaspare Parlatore : Scienze, Lettere ed arti de’ Saraceni d’Africa e di Sicilia.

76 PER IL CENTENARIO DEL TRASFERIMENTO

1846 Marco del Fabro : Sulle opere italiane e i vantaggi delle Accademie vi » Nic. Spata: Sull’ epistole di Platone a Dionigi e ad altri da lui vol,

zate. È 1849. . . Sui frammenti di Diodoro e di Filino da lui illustrati. | a Tad

1850 Federico Lancia duchino di Brolo : Elogio di Giov. Galbo Paternò nello di Montenero. NOA

TAV. I

ON 7 LI 1

n (AI \L 7, 7, Len diijpua

DIADUMENIANO

PENYZI = = ò R Es

MEDAGLIONI

VE SPASIANO

© dee n

i

IZ

ti

AVS SR]

N

Sn:

110

SULLA

MORFOLOGIA DEI LEGUMI

Del genere MEDICAGO

ERRE IEIRCRFEVZAE

FATTA ALLA R. ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE E BELLE ARTI DI PALERMO

NELLA SEDUTA DEL 5!) novemBRE 1890

Dal Socio Dott. MICHELE LOJACONO POJERO

773 DAENO Cee

SULLA MORFOLOGIA DEI LEGUMI

DEL GENERE MEDICAGO

aa OD VET

Introduzione —- Istorica

Al momento di elaborare il genere Medicago per il secondo volume della Flora sicula, la mia attenzione ha dovuto fermarsi su questo vago genere ed è naturale non tanto sulla struttura delle parti vegetative quanto su quella oltremodo singolare e bizzarra dei legumi. In ogni tempo questi strani frutti hanno dovuto attivare l’ attenzione dei botanici, onde non son pochi i lavori che si son succeduti da Linneo in poi, quali lavori com'era naturale pei tempi di allora, non potevano riuscire a considerare i frutti che sotto il punto di vista della loro esterna conformazione, la quale a dir vero, in pochi casi come i Medicago può dare tanta ragione a delle più 0 meno serie distinzioni, poichè marcatissime, variatissime all'estremo, singolarissime sono le forme ed i ca- ratteri accessorii che in essi frutti vengono a presentarsi.

Dopo i vari lavori analitici venne il tempo che si senti il bisogno di sin- tetizzare un poco fra la tanta moltitudine di tali forme carpiche, stimare il valore di tali diversità e perciò i lavori di sistemazione d'opera del Gaertner, del Desrousseaux, del Moris, del Koch, del Grenier e Godron, nelle varie flore locali, si sentì il bisogno di compulsarli con criteri più solidi e razionali al fine di dare un assetto naturale alle svariate specie più o meno malamente caratterizzate.

Giova sin da ora accennare al concetto in cui le specie di questo genere furon tenute da Linneo, singolare invero, poichè Linneo il cui grande tatto

Wi

4 SULLA MORFOLOGIA DEI LEGUMI

valse a stabilire indefinitivamente ed irremovibilmente nella maggiorità dei casì, le diagnosi e l’essenza di tanta moltitudine di tipi specifici, nei tre Regni della natura, sul riguardo al genere Medicago, nell’apprezzare le specie, poichè impressionato certamente, in primo, dalla stretta conformità dei caratteri ve- getativi e poi dalle estreme differenze di conformazione dei legumi che non stavano in corrispondenza colla monotona struttura delle parti vegetative, fi- nanco è pur vero giunse a riunire i tipi più spiccati di sezione sotto la deno- minazione di M. polymorpha var. laciniata, var. radiata, var. turbinata ecc.

Eppure queste idee dell’illustre naturalista, non dicono esse appunto quanto- grande era il suo acume nell’apprezzare le forme !? Se ora M. radiata, M. laci- niala, M. turbinata, sono state affermate come specie primarie, le idee at- tuali non tendono esse forse e non sono esse riuscite a ridurre ed a distruggere la gran quantità di specie più o meno solidamente caratterizzate ?

Non val la pena riandare i lavori successivi al Linneo ed a Gaertner, e saltando a pie’ pari sui vari Autori, i quali fissando la loro attenzione sulla forma dei frutti, sul numero delle spire, sulla forma e direzione delle spine, non riuscirono a cogliere il concetto morfologico che presiede appunto alla origine di tanta diversità di conformazione, vengo ai signori Grenier e Godron, i quali più che ogni altro addentraronsi nei fatti morfologici della strut- tura dei legumi. Però nelle definizioni, tali quali espresse nella loro Flora di Francia, questi loro concetti abbenchè carpiti felicemente, con poco successo si veggono adoperati e svolti nei loro più minuti dettagli.

Gussone, il quale nella sua Flora Sicula precedè queste idee del Grenier e Godron, ispirato a quelle magistrali del Moris, seppe ben cogliere uno dei ca- ratteri primari che è valso e varrà a limitare i gruppi; quello della concre- zione o libertà delle spire e la loro struttura.

Ma il lavoro ingente è comparso in epoca più recente per opera del Chiaris- simo Prof. I. Urban che sotto il titolo Prodr. Monogr. der Gattung Medicago, nell’anno 1872 venne ad illustrare magistralmente il genere sotto i suoi vari aspetti, chiudendo, direi, definitivamente ogni ulteriore discussione. Essa opera. è a ragione ritenuta come un testo pregevole monografico di uno dei generi più difficili.

Ciò però io credo non toglie che io venga oggi a procurare di apportare un mio tenue contributo di idee all’ argomento, il quale come qualsiasi sog- getto naturale, lascia sempre un campo aperto alle osservazioni e mi si vorrà perdonare se io pur troppo venga dopo l’aureo lavoro dell’Urban, a control- lare certi fatti ed a modificare alcuni concetti stabiliti dall’ Autore appunto sulla struttura del legume. Le mie osservazioni fatte così alla buona ed in- cidentalmente come dissi, mi son parse così chiare che io nonostante un tanto autorevole verdetto, non esito a renderle di pubblica ragione, dolentissimo

DEL GENERE MEDICAGO .)

in vero, se le mie conclusioni potranno non venire accettate, lietissimo invece se, senza guastare il piano formato dall’ Urban, potranno riuscire a chiavire viemmeglio la singolare struttura di tali frutti.

Aggiungo, cosa che potrebbe ritenersi superflua, trattandosi di un lavoro quale quello dell'Urban, ma che certamente varrà a corroborarne il risultato, che l'opuscolo sui Medzcago, raro nelle nostre biblioteche, mi giunse quando io aveva quasi per intero terminato quello mio, sulle orme dei libri a mano, come il Boissier ed il Grenier e Godron e che anco la Flora Hispanica dei signori Willkomm e Lange era sfuggita al mio esame, quando io aveva già schiz- zate ed analizzate ie non scarse collezioni cavpologiche di questo R. Orto Bo- tanico. La compulsazione di quest'ultimo lavoro e della memoria dell’Urban, ove le precise idee mie erano state svolte egregiamente, dovette a prima vista sgomentarmi e stavo per mandare a monte questo scritto, quando la più attenta lettura mi persuase che su diversi punti in controversia valea la pena ritornare e che da una critica coscenziosa , non poteva, come io spero tuttora, risultarne che un bene per la nostra cognizione sul genere. Ecco la ragione di questo scritto. Passo ora ad una revisione indispensabile sul lavoro dell’ Urban.

Idee dell’Urban sul ravvolgimento spirale dei legumi dei Medicago

Il fatto più singolare nel (renere e che non trova confronto che in minimo grado nel gruppo stesso «delle Leguminose, come nel genere Scorpiurus, an- cora in minor grado in alcuni Astragali o nella famiglia delle Mimosee nei generi Mimosa, Acacia e Pithecolobium, si è quello del convolgimento spi- rale del legume.

Non è cosa facile il riuscire ad indagare per quale causa tale effetto viene ad essere attinto ed in un modo così geometricamente simmetrico nel caso dei Medicago, ed io credo che i metodi di investigazione che vorrebbero ado- perarsi allo scopo, e siano organici od istologici, a stento potranno riuscire o sono riusciti a chiarire la ragione di strana loro conformazione. Le ricerche dell'Urban mirarono a questo scopo. Ma senza dubbio che debbe es- sere stato una grave disillusione, da scoraggiare le più pazienti investigazioni, l’essersi dovuto constatare che e nel caso dei Medicago o di qualsiasi altra Papilionacea o Mimosea, in origine, pria della impollinazione, nessuna traccia di quest'ulteriore conformazione a spirale c' è da osservare negli ovarii gio- vani. Ciò non potea recarci meraviglia, come ora dirò.

Ciò ha un gran significato, non solo pel caso dei Medzcago e delle loro spi- rali, ma per qualsiasi altra modificazione o stato ultimo e definitivo che qual-

sivoglia organo, diciamo così, è destinato fatalmente ad attingere. Cosa si va 9

6 SULLA MORFOLOGIA DEI LEGUMI

cercando £ Ci può esser dubbio che la cosa dovea trovarsi così e non altri- menti ? In origine qualsiasi organo, qualsiasi parte di organo, qualunque sarà la forma che in seguito definitivamente esso deve raggiungere (e ciò dicendo noi possiamo esser sicuri di accennare a qualsiasi altro caso fuori dei Me- dicago), deve essere più o meno identicamente consimile ad un altro. Io non ho creduto darmi la pena di osservare uno per uno i singoli ovarii delle tante specie di Medicago, stimando a priori che qualsivoglia la forma defi- nitivamente attinta, io non avrei potuto constatare differenze tra un ovario ed un altro, nel primo stato giovanile.

Rammento a questo proposito che un autore celebre, preoccupato di due cose: della estrema identità specifica delle forme vegetative di un genere che per altro verso mostravano la più grande diversità nella forma dei legumi, risalendo alla prima origine di tali legumi, ed osservando quanto simile si era la loro struttura nello stato giovanissimo di ovario, tendeva a volere inferire da ciò, del poco valore che le forme definitive dei legumi meritavano in tal genere polimorfo. Era un giudizio falso. Non bisogna dimenticare che le mille e mille forme organiche hanno per germe un numero limitato di cellule, nelle quali, coi mezzi nostri attuali di investigazione, noi non sapremmo discernervi la menoma differenza. Tanto basta per chiudere una sterile discus- sione, la quale, non ci porterebbe ad alcun resultato.

Però non ci sarebbe alcuno che da ciò vorrebbe inferire che le cause deb- bano ritenersi soprannaturali o che debbano in ogni tempo sottrarsi alle no- stre indagini. Il carattere del ravvolgimento spirale è organico, ma pare che le ragioni per le quali l'organo è tenuto col tempo ad assumere la sua forma definitiva di spirale, debbano essere tanto intimamente intrinsecate nelle parti dell’ organo, e virtualmente possedute nei suoi elementi, da sfuggire al no- stro esame. Siccome nota l’Urban, cause insite esistono nel modo di aceresci- mento delle parti componenti del legume, tostochè esso sia rimosso dal tubo stamineo, quali cause egli ha potuto seguirle nel modo di ravvolgimento dei legumi delle specie: M. Hispida Gaertn, e forme affini, M. minima Lin., M. laciniata All, M. rigidula Desr. e M. scutellata AL.

L'Urban procura di rintracciare le ragioni di tale singolare conformazione carpica e trova che derivano in forza della sproporzione ed irregolare accre- scimento della regione dorsale, rispetto alla regione ventrale, di cui accurata- mente ne ha seguito tutte le fasi di sviluppo. In vero pare a prima vista che due fatti debbono essere in relazione, e due cause debbono agire in concomi- tanza nella formazione spirale dei legumi. Primo la formazione di un nervo intramarginale (n. extramarginalis di Gren. e Godr., latervalnerv Urban ) e poi l’ispessimento delle valve e l’irregolare accrescimento in ispessore nelle due regioni della superficie del legume, ridotto e sempre minimo nella sutura

3

DEL GENERE MEDICAGO 7 ventrale (Bauchnaht); sproporzionato e massimo (in moltissimi casi) nella re- gione dorsale (Riteknaht).

Sembra però che parecchie circostanze si opponghino ad accettare tale spie- gazione e la teoria di Urban.

In primo, il fatto che la voluta sproporzione nell’accrescimento ventrale e dorsale di certi fegumi se è evidentissimo, sia per causa della formazione del nervo intramarginale, sia per il considerevole spessore attinto dalla nervatura dorsale, sia per l'assoluta differenza in ispessore nelle valve del pericarpio nel gruppo delle Pac/kyspirae, non sembra essere ugualmente chiara nella più gran parte delle Laxispirae. Mihi (Luspirocarpae e Leptospirae Urban), ove è facile constatare, appunto per la libertà e per la lassezza delle spire, (che non combaciano sovraccombono le une intimamente sulle altre), il quasi uguale od ugualissimo grado d’ispessimento che regna in tutta l’intera superficie faciale della spira e perciò l’uguale accrescimento che si è dovuto verificare tanto nella regione ventrale che dorsale. Ma se mai ciò potesse non sembrare un argomento valido da opporre alla spiegazione che ci l’Urban e che basta il semplice fatto della formazione della ripiegatura o nervo intra- marginale e l’ineguale accrescimento tra questa data regione e quella precisa regione suturale del dorso, si potrebbe forse aggiungere che in un gran nu- mero di casi, non c' è il nervo intramarginale, eppure sempre persiste nel lesume la tendenza a compiegarsi in spirale, e difatti esso è conformato a spira nelle specie M. cancellata, prostrata, suffrulicosa, saratilis, Soleirotii, ove invero nell’interna struttura delle valve non si osserva alcun differen- ziamento, tra regione ventrale e dorsale scorgesi diversità estevna di con- formazione.

Addippiù ci sarebbe ancora a tener presente che se sproporzione esiste nel- l'accrescimento in ispessore delle due regioni ventrale e dorsale, tale spropor- zione nella Sezione Orbiculatae Urb., contrariamente a quanto avviene nelle Puchyspirae e se vogliamo anco nelle Laxispirae ed Helices, si verifica nella regione ventrale più che nella dorsale, poichè come è saputo nelle specie M. orbiculata, e forme affini, il margine va sensibilmente attenuandosi in modo da formare alla sutura dorsale un vero margine alato o foliacco.

Domanderei, le cause meccaniche che valgono nelle Packyspiae ad impri- mere al legume questa facoltà di ravvolgimento spirale, se sono buone in questo caso a spiegare la notevole differenza di accrescimento dorsale, anzichè ventrale, possono quando esse manifestansi in senso avverso (dorsale nel caso del gruppo delle Ordicwlaris), causare lo stesso effetto ed agire nello stesso senso, im- primendo ai frutti l'evoluzione spirale che è carattere comune a tutte le specie del genere ?

Questo è quello che forse potrebbesi osservare leggendo le pagine dell’Urban;

IS) SULLA MORFOLOGIA DEI LEGUMI

ma se non riesce forse difficile, in argomento astruso, elevare delle ‘obiezioni, non è cosa facile suggerire altra idea che possa meglio chiarire la questione e se mi permetto azzardare un mio concetto sul proposito, è solo pel desiderio di soddisfare tale legittima voglia, suggerendo nient'altro forse che una mera ipotesi. i

Idee che possono spiegare il fatto del ravvolgimento spirale dei legumi

Considerando le valve nella loro struttura, trovasi che esse non differiscono. da qualsiasi altra conformazione di frutto o legume che si voglia, tipicamente.

scomponendosi nelle note tre parti del pericarpio. Fo astrazione dell’epicarpio,

sia perchè esso è ridotto a minimi termini, o è fuso col mesocarpio, che è tutto.

quel tessuto intersecato dal caratteristico plesso, di f. fibro-vascolari, svaria- tamente anastomizzati in reticola più o meno evidente sulla superficie delle valve, sia perchè esso non entra in azione a quanto può presumersi nel fe- nomeno che ci occupa. L’endocarpio rispetto a questa porzione esterna, acquista, massime nel gruppo delle Ir/er/ex/ae, appuuto per le estreme dimensioni dei frutti di questo gruppo, proporzioni ed aspetto significantissime, conservando in quanto alla struttura, ovunque in ogni gruppo identici caratteri. Nulla di più facile, nell'osservare uno dei tanti frutti e nello svolgere la loro spira, che veder staccarsi dalle spire, ritorcendosi anch’ esso a spirale sotto forma di due nastri spesso duri, cartacei, quest’ endocarpio che si stacca non solo con facilità nella sua perfetta integrità, dall'altra porzione del pericarpio, ma anco dalla sutura, in due porzioni spettanti alle due valve. (1) Sono due i nastri, perchè al punto della sutura dorsale essi non si saldano che appena, o se vogliamo, tutta la forza di coesione, anziechè al punto organico della sutura dorsale, si è concentrata nel grosso nervo dorsale di sutura (grossissimo, nel caso delle M. ciliaris, De Candollei ed intertexta).

Ora tale tessuto endocarpico che tappezza tutta la cavità loculare se ben si osserva nella parte sua mediana, o meglio ai ?4 o ad ‘4 dell’ estensione.

radiale della loggia (considerata nel caso delle Medicago quale una circonfe-.

renza) lo si vede diversamente costituito, poichè se nella porzione più ester- na che spetta alla circonferenza, esso è composto di un tessuto resistente, duro coriaceo, verso il centro e così molto più sensibilmente, quanto più si avvi- cina all’asse o perno del legume, la sua consistenza va diminuendo; esso è me- no tenace, meno resistente, quasi diafano ed acquista un' aspetto pelliculare..

(1) Nella M. oxbicularis cd affini, l’endocarpio è sempre aderente agli strati esterni.

R

DEL GENERE MEDICAGO 49]

Infatti a questo punto mediano, questo tessuto, più o meno artificialmente svolgendo la spira, sfaldasi e staccasi nettamente dall’ altra metà che resta fortemente attaccata al perno del legume sul quale è ravvolto.

Dopo quest'analisi, vorrei io sapere spiegare, quale è lo sviluppo delle forze meccaniche, quali le tensioni che per tali differenti stati di concrezione nelle valve, vengono a determinarsi, è se in forza di esse sia presumibile che possa venire a risultarne il fenomeno cella convoluzione del legume in ispira.

Direi, che c'è forse ragione di supporre che attorno a questo perno che è l’asse matematico del legume, reso saldo e quasi un punto fisso, sia per la con- crezione della sutura ventrale e tanto più per il concorso di tutti gli elementi i più solidi, come le fibre ammassate, la maggior tenacità delle valve nella loro porzione endocarpica, tutte queste cose assieme riescirebbero forse a spie- gare come il legume possa inflettersi dapprincipio e la sua estensione venga mano mano compiegandosi in una spira, trattenuta, come ben si osserva, per la mirabile disposizione radiale del plesso fibro-vascolare, che col diffondersi dal centro alla circonferenza simula un apparecchio di sostegno, e di richia- mo e di trazione nel tempo stesso, alla regione terminale del legumo giovane ed in via di accrescimento.

Procedendo oltre nella disamina dei fatti accertati dal chiarissimo mono- grafo, fermiamoci ora ad assodare quelli che maggiormente servono a spiegare la struttura del lesume coi suoi vari accessori.

Escludo da quest'esame i gruppi del genere, definitivamente stabiliti nelle Sezioni: Lupularia, Palcata, Orbiculares, dove la conformazione del legume è semplice, chiara, poichè come nelle specie M. saliva, falcata, ed in quasi tutte le specie pevennanti e suffruticolose, il legume retto, o falcato-reniforme, in minimo grado, spiega il carattere comune a tutti gli altri gruppi, della replicata convoluzione a spirale, l'accrescimento delle regioni ventrali e dor- sale vi è uniforme e mancanvi quelli caratteri accessori che distinguono le sezioni Leptospirae ed Euspirocarpos stabilite dall’Urban. Resta dunque ac- certato :

1.° Che si manifesta nell’ accrescimento delle due regioni di sutura, una sproporzionata differenza che se forse potrebbe mettersi in dubbio che sia la causa iniziale del fatto della conformazione spirale, certamente è la ragione dell'estrema differenziazione di questi organi, nelle numerose forme e della conseguente com- parsa di tutti i caratteri i più solidi, pei quali tali frutti debbansi razional- mente distinguere.

2.° Che alla liberazione del legume, dagli induvii del tubo stamineo, succede il ravvolgimento spirale, causato come vuole l’Urban, dalla sproporzione dello accrescimento delle due regioni di sutura, o forse come io ho suggerito, dalla

92 )

10 SULLA MORFOLOGIA DEIL EGUMI

differenza di struttura delle valve nella loro porzione endocarpica, certamente coadiuvata dal fatto della formazione di fascetti radianti, costituendo una va- lida reticola, simulante un apparecchio di freno e di sostegno, ai quali si ag- giunge, quel che più importa far rilevare, la formazione di un nervo laterale, secondo Urban attiguo, concentrico, alla sutura dorsale, nervo che meglio che laterale, o ectramarginale secondo Grenier e Godron, io chiamerei per mag- giormente precisarne il posto, nervo intramarginale.

Idee dell'Urban sulla struttura e formazione delle spire

È in questi termini, che io più o meno letteralmente qui traduco, che l’Urban scrive su questo proposito. ID questo il tratto più interessante del suo libro che ha suscitato a me l’idea di questo scritto.

Egli prende come esempio il più semplice e chiaro, il frutto della M. obscura vetz. Sia detto entro parentesi, tale esempio, come vedremo, è una vera ecce- zione alla regola generale. Egli isolandone una delle spire mediane, osserva che in tal caso, dal centro del legume e perciò dalla nervatura ventrale, una serie di f. fibro-vascolari sotto la forma di nervi scorrono sulla superficie della faccia della spira, spingendosi sino alla distanza di 1 a 1! mm. della sutura dorsale, anastomosandosi in un cosiddetto nervo laterale parallelo alla sutura. Questo nervo laterale si collega alla sutura dorsale a mezzo di un minor numero di vene, le quali scorrendo dal punto della loro anastomosi, verso il margine dorsale, vengono a formare le spine. Le spine, secondo Urban nascono adunque dal nervo laterale. Però dopo aver positivamente affermato questo fatto, egli aggiunge che tali spine sono molli nello stato giovanile, e lasciano ben riconoscere il pajo di f. fibro-vascolari d’onde essi sono formati, senza però saperci dire d’ onde proviene l’ uno di questi due fascetti, di cui l’origine dell'altro è nota, venendo senza dubbio dal nervo laterale. Questo modo di formazione delle spine, secondo l’autore, pare che sia quello della M. obscwra della M. Relir (che egli non distingue dalla detta specie) e forse di tutto il resto delle Medicago che non offrono che due o tre modificazioni, come nel caso della M. littoralis Rhode (e così anche pure di tutte le specie del gruppo Pachy- spiare) ove egli nota che a causa che il nervo laterale si avvicina di più alla sutura dorsale e che a maturazione le spire densamente le une all’ altre si condensano, allora egli dice, sembra che le spine alla fine abbiano origine dal margine (dorsale) sempre più divenuto spesso e tanto concreto da non lasciare che appena riconoscere l’ origine vera delle spine. Quando il nervo laterale scorre direttamente nelle spine, allora sembra che un numero più grande di fascetti concorrano alla formazione delle stesse.

Secondo Urban in niuno modo diversa è la formazione delle spine nella M. m22-

. DEL GENERE MEDICAGO ll

nima Linn. M. Tenoreana Ser., nelle quali però invece del nervo laterale, mo- strasi tra la superficie ed il nervo dorsale di sutura, un profondo solco. Qui il nervo laterale costituisce (dello stesso modo che il nervo dorsale) il limite della su- perficie del legume, il quale è connesso col nervo dorsale solo mediante un lasso tessuto cellulare che collega il margine suddetto e le spine. Tale tessuto Si prolunga tra i due f. fibro-vascolari e forma la base del so/co che si ritrova alla base delle spine del più gran numero delle specie.

Una terza modificazione, cita l'Urban pel caso delle M. dn/erterta, cilia ris, muricoleptis, ete., dove i f. fibro-vascolari che si anastomizzano, semplice- mente come vene, scorrono ad angolo acuto verso la sutura dorsale necessa- riamente terminando in spine.

Infine solo nella M. radiata Lin., sono le spine un prodotto della stessa ner- vatura dorsale. Ciò è quanto dice Urban, che può compendiarsi in questi sommi capi :

Che il legume è privo di nervo intramarginale nella sezione Lupwlaria, Falcago, Orbiculatae ed Intertextae (a torto in quest’ultima come ora pro- cureremo di dimostrare).

Che esso ne è provvisto nella sezione Packhyspirae, Euspirocarpae e Lep- tospirae.

Che le spine provengono, meno che nella M. radiata Lin., dall’estensione radiale dei nervi, dapprima anastomizzantisi in un nervo laterale concentrico, e perciò esse sono di origine ventrale.

4. Che ove come nella M. Qlloralis (e perciò in tutte le Pachyspirae, esclu- dendo la sezione mia ZHelices come ora procureremo di dimostrare) le spire si condensano, le spine sembrano provenire, mentendo la loro vera origine, dal margine dorsale.

5.° Che nelle specie M. minima Lin. e M. Tenoreana Ser. (con tutte le Leptospirae ed Euspirocarpae) non c'è altro, che invece di nervo laterale

(Randnere) vi si forma sulla faccia del legume un solco (Furche) e che il

tratto di unione tra le spine che vi sboccano e la sutura dorsale, si è un tes-

. suto cellulare speciale che riempie sin anco le due basi delle spine.

6.° Che nell’ In/erlexiae le vene scorrono direttamente e ad angolo acuto nel preciso margine dorsale.

Ci tocca ora fare una breve rassegna di questi fatti capitali. Come si vede è in queste poche righe che si compendia tutta la teoria di struttura dei frutti delle Medicago. E la conformazione ed origine delle spine, provengano esse o no, dal nervo marginale di sutura o dal nervo intramarginale, carat- terizzando i gruppi principali, annette a tali fatti la massima importanza per la formazione delle sezioni. Spiacemi invero non potere consentire su

“varii di questi argomenti col parere dell'Autore e dovere sul proposito sugge-

12 SULLA MORFOLOGIA DEI LEGUMI Ù

rire un’altra interpretazione che godo si avvicina di molto alla sentenza che i signori Grenier e Godron profferirono fin dal 1848, nelle pagine della loro Flore de France.

Idee generali sull'origine delle spine e sulla struttura delle spire

l’esistenza di una nervatura dorsale di sutura è un fatto incontrastabile e direi quasi inevitabile, nel caso delle sezioni del genere di cui facciamo ar- gomento. Essa assume forme e proporzioni ben diverse nelle varie specie. Nelle Orbiculares, abbenchè esilmente nerviforme, il margine si attenua a guisa d'ala.

Senza pretendere ad uguale importanza, essere legittimata dalla necessità di un fatto di origine essenzialmente organica, l’esistenza di un nervo intra- marginale concentrico, nella periferie segnata dalla spira dal suo margine dorsale e che per modo di struttura e di orientazione del legume dei Medicago direbbesi faciale, è un fatto che se non verifica in tutte le sezioni, però non vien mai meno in tutte le specie dei gruppi Helices, (Pachyspirae ex parte Urb.) Pachyspirae verae e Leptospirae Urb. (Larispirae Mihi.)

Dell’ istesso modo di regola è l’esistenza di spine sulla sutura dorsale. È strano come l’Urban, girando e raggirando sulla questione, osservando appuntino le singole modalità di struttura delle spine, che replicatamente (ciò che è ancor più strano) chiama a doppia base, sembra, abbenchè tanto ben messo sulla diritta via per afferrare la chiave del mistero, che poi per singolare inter- petrazione, con poco felice circonlocuzione, sviarsi dall’argomento e quasi a ragion voluta persistere a voler negare alle spire un'origine dorsale, o meglio anon convenire che se una delle basi è di pertinenza del nervo intramarginale, l’altra può e deve anzi avere un origine che non può essere che dorsale.

È vero che I’ Urban prese ad esempio la M. Helix e M. obscura ove in quelle forme spinulose, come M. obscura spinulosa Guss. M. helix Lin. var. aculeata Guss. M. commutata Tod. (M. Langeana Tod.! M. muricata Willd. sec. Urban) la doppia origine delle spine, una base delle quali è di provenienza dorsale, è al minimo grado evidente, mentre di contro la posizione e struttura del nervo intramarginale e perciò la formazione e la scorrenza delle spine. che promanano dalla sua anastomosi, è delle più chiare. Ma se qui è oscura la fusione delle due basi delle spine, in altri casi, massime nelle Laxzspirae, tal fatto è di un'estrema evidenza.

L'Urban assegna perciò spine dorsali solo alla M. radiata Lin. (specie che. io non conosco, ma che deve estremamente somigliare nei frutti all’ Zyme- nocarpos circinnuta Savi). Tutte le altre specie, hanno secondo lui, spine esclu- sivamente intramarginali. A_mio modo di vedere (e confortato in ciò dall’au- torevole parere degli autori della Flora francese,) meno che nella M. radiata

DEL GENERE MEDICAGO 13

in tutte le specie le spine hanno una doppia origine e perciò una doppia base (furon chiamate ben a ragione dicrures dal Boissier).

Quel che sembra adunque inaccettabile è il preteso esclusivismo di tale loro origine. Che ci sia la M. radiata come singolo esempio di spine esclusiva- mente dorsali e sia. Ma che ci siano Medicago che abbiano spine esclusiva- mente d’'unica origine e solo d'origine intramarginale, questo è quello che non saprei accettare. ‘l'ale mio parere è più o meno luminosamente avvalorato da una quantità di fatti tanto numerosi quante sono le specie. È sirano che Urban a cui tutti questi fatti non sfuggirono, poichè pazientemente nei suoi lavori egli dimostra averli avuti tutti sott'occhio, ad essi ha creduto dare una Spiegazione così astrusa.

Singolare è il fenomeno della inevitabile precisa matematica corrispondenza di posizione, di nascita e di connessione delle spine di un margine, con quelle di un altro, poichè non c'è caso, salvo in un esempio solo, nella M. tuber- culata var. syriaca Tod., che le spine fossero sovrabbondanti in una sutura più che in un’altra, e perciò che non tutte avessero una duplice base. (1)

Ma questo fatto perde tutta la sua parte di strano, quando si pensa che molto probabilmente, unica in origine è la formazione delle spine e che il successivo sviluppo in senso radiale delle due suture, l’insguale accrescimento dei due nervi, dorsale e intramarginale, ed anco l’ineguale accrescimento in ispessore delle valve, ha successivamente fatto una trazione su queste due basi e le ha sposate più o meno, a seconda del grado di distanza a cui si man- tiene a perfetta maturazione, il nervo intramarginale, in rispetto al dorsale, od al rispettivo loro grado di accrescimento radiale o tangenziale. Qui appresso tale ipotesi non improbabile, verrà meglio corroborata.

Concetti generali sul modo di sviluppo delle due nervature

Esclusion fatta delle Sez. Na/cago, Lupularia, unico è il tipo di struttura dei frutti. Bisogna distinguere in essi in primo le valve, il cui accrescimento è vario tanto più che ad esse diciamo così a renderle più spesse vi soprag- giunge, in primo, la crescenza straordinaria nelle Packyspzrae, del nervo e della regione intramarginale; secondo, il nervo suturale del dorso. Quello ventrale ha ben poca importanza.

(1) Questi frutti sono siugolarissimi, massime se paragonati al tipo di cui sembrano a prima vista le mille miglia lontani. Quelli avuti in esame ancora erano troppo giovani. Di strano non c'era che una qualche spira di uno dei margini (quello dorsale) fra le spine normali appajate, ne aveva intercalate di quà e di qualche altra minore.

Ss

l4 SULLA MORFOLOGIA DEI LEGUMI

Ora nella serie delle forme, le quali per la struttura delle valve, o sia per lo spessore che sono destinate ad attingere, si ha per risultato la conerezione e l'esatto ed ermetico combaciamento delle spire l’ una sull’ altra, questo gruppo ha un tipo speciale, il cui significato sin ilai tempi di Moris e Gus- sone fu ben carpito e giova ora non disperdere. Escludendovi il gruppo dell’ Zelices, ban giova mantenerlo sotto il titolo di Packyspirae per come dall’Urban proposto.

Questo carattere della concrezione ne trascina parecchi altri, o se vogliamo la concrezione delle spire è l’effetto di una quantità di cause concomitanti che rendono per ciò la Sezione estremamente naturale.

In un altro gruppo, quello delle Laxzspirae che io erederei formare colle due sezioni Euspirocarpos, Leptospirae dell'Urban, e con quella delle Znter- textae dello stesso Autore (che a me pare con poca naturalezza associato ai gruppi Falcago, Lupularia etc.) le spire sono libere, remote, e ciò in grazia del tenue spessore attinto dalle valve e dalla nervatura intramarginale. In esso gruppo il pericarpio è tenue, la porzione nervulare acquista invece un grande sviluppo.

Tanto nell’un gruppo quanto nell'altro, quel che più monta si è di vedere in quali proporzioni sta lo sviluppo della sutura dorsale, rispetto alle valve o al nervo intramarginale, se vogliamo. Se ben mi avviso tutta la differenza tra Pachyspirae e Leptospirae è la conseguenza di questo fatto. Nelle Pa- chyspirae è la regione faciale del legume od ii nervo intramarginale massi- mamente con essa, che assume un grandissimo sviluppo e tale da sovraccom- bere, come primo fatto sulla regione dorsale che tende ad estenuare e ad assor- bire per tale prevalente sviluppo, il nervo dorsale di sutura, il quale se persiste, è ridotto a forma e proporzioni strane e tali alle volte che riesce difficile, per come temo che riuscì all’Urban, il saperne conoscere l’omologia con la stessa parte nelle altre specie.

Nelle Lax:ispirae il caso si mantiene nei limiti del normale, nel sensb, che | Stante il non aver luogo la accennata sproporzione di accrescimento tra le due parti, noi possiamo osservare inalterate le valve, chiara la reticola della faccia della spira, evidente (poichè molto spesso lontano si è dal nervo dorsale e in- tramarginale) la posizione e la struttura del nervo suddetto e I’ immissione delle nervature della reticola, mutate in spine, farsi chiarissima sulla sutura del dorso e fornire una base, mentre l’ altra è costituita dalla porzione ner- vulare della sutura dorsale, preponderante per lo spesso nelle forme armate, sullo sviluppo di ogni altra parte del legume. Massime proporzioni tale nervo assume nelle Zafertexrtae, come : M. intertexta , ciliaris, De Candollei. Se- guendo la serie dell’evoluzione del nervo intramarginale, il quale non è altro in sostanza che il punto ove avviene l’anastomosi del plesso f.-vascolare , a

DEL GENERE MEDICAGO 15 me pare che quando si è di presenza a queste ultime tre specie, non si può fare a meno di convenire che la tale anastomosi esiste, però invece di ope- rarsi a metà o ai 3/, della superficie della spira, distante dalla periferia, essa si fa nel preciso margine, o se vogliamo, non avviene del tutto e le spine ap- pena previamente intrecciandosi in una semplicissima reticola, scorrono diret- tamente a riunirsi con quelle della sutura dorsale. Che perciò potrebbe so- stenersi coll’Urban che M. in/erlerta, ciliaris, De Candollei ed anco muri- coleptis (1) sono specie tipicamente prive di nervo intramarginale, dello stesso modo come M. /alcata, sativa ecc. ecc., M. Lupulina, M. orbicularis è pos- sano militare perciò nella stessa divisione ?

In vero non saprei come spiegare tale distribuzione dall’ Urban adottata ed il modo di interpretazione dato alla faccia della spira, nelle specie Zn/er- lewtae. Adunque anco in queste specie, la presenza del nervo intramarginale e la stretta affinità colle specie Lar:ispiae, per altre considerazioni, non saprebbe aversi in dubbio. L'importante si è di saper riconoscere questo tale nervo nella estrema semplicità in cui esso quì si mantiene. Ciò che dice Urban a proposito di M. muricoleptis e spec. all. M. intertertae, ed aff., in vero sfugge alla mia percezione e dalle sue frasi io non saprei capire se Egli vi ammetta l’esistenza del nervo intramarginale o se non ve lo riconosca. (2)

Siccome ho già detto, il nervo dorsale attinge nei vari gruppi, estremi di sviluppo, non è facile il saperlo riconoscere nelle Packyspirae, come in M. Iribuloides, M. rigidula Lam. M. littoralis. Qui è ben difticile rintracciare, quanto contributo la sutura dorsale apporta alla formazione delle spine. Ap- punto perchè le valide spine o tubercoli originati dal nervo intramarginale, hanno assunto estreme proporzioni rispetto a quelle provenienti dalla sutura dorsale.

Non è strano adunque che nelle Packyspirze, l’azione della sutura dorsale, si metta in forse.

È strano però che nel gruppo Lax:spirae, ove le spine sono provenienti dai

(1; Spiacemi non aver cognizione alcuna delle specie M. granatensis e M. galilaca.

(2) L'autore dice a pag. 47 in testa alla divisione Prima A.

« Ein der Ruekennaht paralleler lateralnerv fehlt, die von der Bauchnaht ausgehenden «adern laufen in ein Ruckennaht oder direct in die Stacheln » e con ciò a me pare che egli eseluda la presenza del nervo intramarginale nell’« Intertextae ».

Poi a pag. 48 «Die von der Bauchnaht ausgehenden adern anastomosiven meist erst auf «der ausseren Halfte der Hiilsenbreite und sind in adernetze noch deutlich zu erkennen » in IL. muricoleptis, galiluca, gramatensis, e poi «die adern anastomosiren vor der mitte

«der Hilsenbreite und verlieren sich in adernetze. »

16 SULLA MORFOLOGIA DEI LEGUMI

margini laterali e sono sopraffatte dallo sviluppo di quelle oriunde dal nervo dorsale, esse non sono state riconosciute. Le specie M. Tenoreana, M. mi- nima, M. hispida (M. denticulata , apiculata , gracillima) sono i più bei esempii di una sutura dorsale per conto suo esclusivo, guarnita di valide spine, la cui base d’inserzione o meglio di origine, sin alla più perfetta ma- turità mantiensi al massimo modo chiara ed evidente.

Salvo ora a meglio sviluppare i fatti nei singoli casi, come regola c'è da tenere in istretto conto, da chi vuole assodare il posto sistematico delle specie e la loro naturale distribuzione in sezioni, che nelle Pachyspirae i caratteri non debbonsi, possonsi rintracciare che nella parte esterna delle spire o meglio nelle faccie laterali. In questo gruppo checchè voglia sostenere Urban lo studio delle faccie superficiali ci è precluso, perchè appunto precluso ma- terialmente, ce n'è l'osservazione, in forza della intima saldatura delle spire l'una all'altra condensate. Mentre che nelle Larispirae tutti i caratteri del legume si riassumono nella faccia superficiale. Pensare altrimenti a me pare che è lo stesso che andar contro alle leggi di natura che la struttura stessa del legume ci addita.

Dei caratteri del gruppo Helices

Nella lineare distribuzione delle varie sezioni, per come già dall’Urban rico-

nosciute, con l’ aggiunta delle modificazioni da me fattevi, a me pare che il gruppo della M. obscura, M. helix, M. tornata, M. commutata Vod. (M. mu- ricata Willd. sec. Urban) debba seguire le specie della sezione Orbiculares.

Conservasi quasi inalterato in quelie come in queste, il carattere della libertà delle spire, ugualmente lasse e remote. Però nell’ obscura, nell’ Helix, nella tornata, il margine esterno dorsale non è aliforme acutissimo, esso è più o meno acuto (M. obscura) ma come regola esso tiene il mezzo tra l’acuto mar- gine della M. orbicularis e il margine piano della M. Qttoralis. Esso è con- vesso, limitato da un nervo filiforme che è la sutura dorsale.

Comincia in questo gruppo a manifestarsi più o meno chiara la conforma-

zione del nervo intramarginale. Ma siccome, in questo gruppo Zelzces , secondo.

i limiti da me attribuiti allo stesso, (limiti che ritengo abbastanza naturali o se per poco artificiali nella limitazione col gruppo seguente delle Packyspirae stante alcuni passaggi della M. cylindracea colla M. littoralis, utilmente ar - tificiale, onde non vedere confuse, non solo le varie specie, ma anco due tipi di sezione, che a torto mi pare secondo la classificazione dell'Urban si veggono riunite sotto il titolo di Pachyspirae), replico, siccome in questo gruppo He- lices, le specie a spine sviluppate sono rare o si veggono solo nella M. ob- scura spinulosa, M. commutata, questo nervo marginale e di conseguenza.

RISE a

DEL GENERE MEDICAGO 17 la doppia origine dorsale e ventrale delle spine è dubbia e sinanco in certe specie, come M. Solezroli (che appunto perchè «divebbesi priva di nervo e di spine,